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Pensioni professionisti: taglio dei 10%, ma quelle in essere non si toccano

di admin |17 Ottobre 2014 0:17

Pensioni professionisti: taglio dei 10%, ma quelle in essere non si toccano

ROMA – Pensioni d’oro, sono passati i tempi: per le pensioni del futuro dei professionisti la libertà di taglio è garantita al Governo. I pensionati prossimi venturi nemmeno sogneranno le pensioni di cui godono oggi i pensionati che occupavano la loro scrivania.

Si comincia col 10 per cento in meno. L’amara prospettiva è tratteggiata da Federica Micardi sul Sole 24 Ore.

Se le pensioni in essere, ribadisce Federica Micardi,

“non possono essere toccate – come insegnano le numerose sentenze in merito che tutelano i diritti acquisiti – su quelle future non esistono limiti di intervento. E quelli a cui stiamo assistendo negli ultimi anni sono tutti al ribasso.

L’ultimo duro colpo arriva con la legge di stabilità 2015, che non contiene – come ci si aspettava – una tassazione di vantaggio per gli enti dei previdenza di primo pilastro dei professionisti e, quindi, le rendite finanziarie sui patrimoni previdenziali saranno tassate come qualsiasi altra rendita finanziaria al 26% (fino a oggi erano rimaste al 20% in attesa di un’armonizzazione con i fondi della previdenza complementare); una decisione che comporterà una riduzione delle future pensioni dei professionisti di almeno il 10%. E non parliamo di pensioni alte, tutt’altro.

Il passaggio al sistema contributivo – che molte Casse hanno adottato con le ultime riforme – era necessario per consentire la stabilità dei sistemi nel lungo periodo ha creato un’evidente frattura tra un passato “troppo generoso” e un futuro “eccessivamente prudente”. La stabilità, con gli ultimi interventi proposti nella riforma Monti-Fornero è garantita ma a scapito soprattutto dell’equità sociale. Una massa di pensionati che non avranno di che mantenersi.

Il calcolo della pensione con il metodo contributivo prevede, infatti, che il lavoratore in pensione riceverà il capitale che ha versato nell’arco della vita lavorativa; capitale che sarà diviso per il numero di anni in cui, sulla base delle statistiche, vivrà. Insomma tanto versi, tanto ricevi.

Il sistema retributivo, invece, prevede che un lavoratore prenda come pensione circa l’80% della media degli ultimi stipendi. Un meccanismo che ha funzionato in una fase di forte espansione e crescita ma oggi non è più sostenibile. Un trattamento che ha generato situazioni in cui un soggetto nei primi otto anni di pensione recuperava quanto versato nell’intera vita lavorativa per poi essere “mantenuto” dai lavoratori attivi, che stanno diventando sempre di meno”.

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