ROMA – Mille euro all’anno persi di mancata rivalutazione della pensione, tra il 2011 e oggi. Succede non ai pensionati d’oro, o meglio non solo. Succede a pensionati che hanno un assegno di tre volte poco superiore al minimo. E succede anche nel 2014 nonostante riparta, parzialmente, l’indicizzazione della pensione.
A fare i conti, sul Sole 24 Ore, è Matteo Prioschi. E il risultato è chiaro:
Oltre mille euro in meno all’anno per chi ha una pensione di poco superiore a tre volte il minimo. Anche se dal 2014 riparte l’indicizzazione dell’assegno previdenziale, nei prossimi tre anni gli importi saranno comunque più leggeri rispetto alla normativa in vigore prima del blocco temporaneo introdotto dal decreto salva Italia di fine 2011.
Tutto questo nonostante la questione aliquote di rivalutazione sia stato uno dei punti chiave della legge di stabilità. Ancora il Sole:
Nelle scorse settimane, in occasione della messa a punto della legge di stabilità, si è molto discusso sulle aliquote di rivalutazione. Nel passaggio tra la prima votazione, avvenuta al Senato, e la seconda alla Camera, c’è stato anche un ulteriore intervento che, in particolare, ha innalzato dal 90 al 95% l’aliquota di rivalutazione per gli importi mensili lordi compresi tra 1.486,29 e 1.981,72 euro. Un ritocco che riguarda poco meno di 2,5 milioni di pensionati. Alla prova dei fatti, però, complice anche il tasso di rivalutazione fissato nell’1,2% per il 2014, gli incrementi per il prossimo anno saranno contenuti (si veda anche «Il Sole 24 Ore» di ieri).
L’indicizzazione piena dell’1,2% si applica, infatti, agli 11,5 milioni di pensionati che incassano un assegno di importo fino a tre volte il minimo. Per quelli nella fascia tra tre e quattro volte il minimo (altri 2,5 milioni di persone), la rivalutazione effettiva sarà dell’1,14 per cento; tra quattro e cinque volte il minimo si scende allo 0,9 per cento; tra cinque e sei volte non si va oltre lo 0,6 per cento.
Ma di che cifre si parla? Di ritocchi minimi, poche decine di euro. Ancora il Sole:
Ciò significa, per esempio, che chi ora incassa un assegno di 1.600 euro lordi, nel 2014 riceverà 1.618,24 euro, cioè 237,12 euro in più in un anno, tredicesima compresa. Chi, con un assegno attuale di 1.486,29 euro beneficia di una rivalutazione piena, l’anno prossimo avrà un aumento complessivo di 231,92 euro.
Ben più consistente, e non recuperabile, è invece il taglio che le pensioni subiranno nei prossimi anni rispetto alla normativa in vigore prima della riforma previdenziale e del blocco dell’indicizzazione attuato nel biennio 2012-2013.
I commenti sono chiusi.