Phoenicia di Beirut, rifugio di Marcello Dell’Utri, spie e miliardari latitanti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Aprile 2014 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA
Phoenicia di Beirut, rifugio di Marcello Dell'Utri, spie e miliardari latitanti

Phoenicia di Beirut, rifugio di Marcello Dell’Utri, spie e miliardari latitanti

ROMA – L’hotel Phoenicia, l’albergo di Beirut dove alloggiava Marcello Dell’Utri è non è solo un hotel di lusso ma, come rievoca Maurizio Chierici sul Fatto,

“è un monumento delle storia più o meno segreta di Beirut. Anche James Bond ha dormito qui. Nei tavolini sotto la piscina di vetro, Roger Moore beveva il caffè con gli occhi rivolti alle ragazze-copertina che galleggiavano” nella piscina pensile dell’albergo.

Ai tempi di Roger Moore, nel 1974, ricorda Maurizio Chierici,

“gran parte degli ospiti delle 450 camere del Phoenicia nascondevano un’arma sotto la giacca. Brontolava la guerra civile eppure il Libano restava la Svizzera del Medio Oriente. Non solo banche disinvolte e traffici opachi: armi e hashish della Bekaa. I portieri accorrevano all’arrivo delle Mercedes di stato. Politici che si mescolavano agli affari. L’aereo del presidente Suleiman Frangieh viene perquisito da dieci poliziotti all’aeroporto di Ginevra: traffico di droga.

“L’albergo era il primo letto di fuga degli italiani inseguiti dalle polizie per “associazioni a delinquere” trascurate dalle leggi locali malgrado il trattato firmato con Roma nel 1975. Estradizioni complicate da cavilli velenosi.

E il lusso era la prima difesa dei viaggiatori oscuri che sbarcavano dall’Italia: Phoenicia maschera perfetta. Ma all’ora della cena, variopinti come alle Hawaii, univano i tavoli al ristorante Vesuvio, gestione napoletana cento metri in là. Lo slang del nostro sud era la lingua ufficiale attorno agli spaghetti.

Lo sguardo di Maurizio Chierici si allarga, dalla cronaca più recente a un passato che ormai è Storia e al Phoenicia affianca

“il liberty dell’hotel Saint Georges [proprio dirimpetto al Phoenicia] e la Storia si allunga nei gironi delle spie. Incontri occasionali di archeologi inglesi: Philby padre [di Kim Philby, vice capo dello spionaggio inglese e agente russo infiltrato ai vertici, immortalato nei romanzi di John Le Carré come la talpa] risaliva dalla Mesopotamia (Bagdad e Damasco) per incontrate Lawrence d’Arabia travestito da principe beduino. Sfogliavano i giornali appoggiati ai leggii della hall, un leggìo di fronte all’altro. Discorrevano fingendo di leggere per non suscitare sospetti. Philby raccontava dei segreti dei suoi deserti, Lawrence dei principi sauditi che voleva trasformare nei sovrani del nuovo dominio franco-inglese.

“Quarant’anni dopo Kim Philby, il figlio, scappa da Londra a Beirut rifugio di passaggio nella fuga verso Mosca coi piani della flotta inglese. Altro mondo che gli anni cambiano nel mondo moderno.

Nasce. nel 1961, il Phoenicia e chi scappa ormai non sussurra. Il Saint Georges diventa il ritiro di Felice Riva dopo la bancarotta della Vallesusa che, nel 1969 travolge la Milano dei salotti. Chiude il colosso dell’industria tessile, ottomila dipendenti in strada. Al vecchio direttore manca il coraggio di licenziarli: si spara. Con un buco di 46 miliardi di lire Felice arriva a Beirut assieme alla moglie, signora della Milano elegante che si sente alla fine del mondo nella città con un solo negozio Pierre Cardin. […] Va in giro come un pascià annoiato: auto scoperta e macchine dei gorilla davanti e alle spalle: “Città pericolosa…”.

“Nell’82 è il primo a imbarcarsi sulla corvetta della Marina italiana che raccoglie i profughi della guerra civile, che trasforma Phoenicia e Saint George in trincee nemiche: da una parte cristiano maroniti, dall’altra palestinesi. Macerie e rovine. Rinascono appena si spengono i fuochi con un’ultima tragedia tra un albergo e l’altro: Rafiq al- Hariri primo ministro e primo miliardario salta in aria a 20 passi dal Saint Georges, a 20 passi dal Phoenicia. Non portano fortuna deve aver pensato Dell’Utri quando la polizia lo ha svegliato”.