Polizia contro Matteo Salvini: “Sfuggito a scorta di 80 uomini”. Voleva martirio?

Polizia contro Matteo Salvini: "Sfuggito a scorta di 80 uomini". Voleva martirio?
L’assalto all’auto di Salvini

ROMA – Matteo Salvini, leader della Lega, ha dichiarato guerra ai rom e ai sinti e i centri sociali hanno dichiarato guerra a Salvini, Dopo l’irruzione di sabato di Matteo Salvini in un campo rom a Bologna e l’assalto a Salvini da un gruppo di giovani dei centri sociali, si annuncia una nuova puntata.

Matteo Salvini, scrive Luigi Spezia su Repubblica,

tornerà di nuovo lunedì in Emilia per la campagna elettorale. Un viaggio tra Imola e Castel San Pietro terme (sono improvvisamente saltati gli impegni nel pomeriggio a Casalecchio).

“Si rischia la replica visto che ci sarà una nuova visita” profetizza Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera.

Come sia andata è materia di cronaca ma anche di punti di vista. Il Corriere della Sera cerca di mettere un punto con Fiorenza Sarzanini, che porta una versione inedita di fonte Polizia.

La Polizia a tutti i livelli non ha gradito il comportamento di Salvini. Daniele Tissone della Silp Cgil, citato da Fiorenza Sarzanini:

“Va bene chiedere le dimissioni del ministro Angelino Alfano ma prendersela con i poliziotti è inaccettabile. Non si comprende perché si sia voluto creare a tutti i costi un caso da scaricare poi su funzionari e agenti». In linea Lorena La Spina dell’Associazione Funzionari.

“Il Siulp, con il segretario generale Felice Romano, intercetta il malumore della Questura e afferma: “Essere sottoposti a tutela presuppone l’accettazione di regole, come l’obbligo di comunicare dove e quando si intende spostarsi”. Cosa che Salvini non ha fatto ed è stato sorpreso da quelli di Hobo. La tutela di cui gode Salvini non può cioè essere usata o non usata a piacimento, stando alle regole”.

è il lapidario racconto di Luigi Spezia. Lo stesso Felice Romano va giù ancor più pesante con Fiorenza Sarzanini:

“Il servizio di ordine pubblico c’era ma se lo staff del leader della Lega non comunica che ha organizzato la conferenza stampa in un posto diverso da quello previsto, non si può pensare che i poliziotti abbiano la sfera di cristallo. Per questo chiediamo a Salvini di accertare perché il suo staff è stato disattento esponendolo a quel rischio, oppure c’è dell’altro.

Il dubbio sottinteso è che Salvini sia in cerca di gloria. I sondaggi lo danno in ascesa, secondo fra i favoriti dai sondaggi dopo Matteo Renzi e anche i bambini, anche se non hanno studiato le tecniche raffinate di Joseph Goebbels, sanno che il martirio giova.

Elabora Fiorenza Sarzanini:

“Esisteva un dispositivo di sicurezza per proteggere Matteo Salvini, ma il segretario della Lega avrebbe preferito evitarlo. Sabato mattina non avrebbe avvisato la questura di Milano della partenza e quella di Bologna del suo arrivo, come invece si era impegnato a fare.

Il giorno dopo l’aggressione avvenuta a oltre un chilometro dal campo rom del capoluogo emiliano, gli ordini di servizio della polizia ricostruiscono quanto accaduto e smentiscono la versione del leader del Carroccio quando ha dichiarato che gli era stato «impedito di entrare». Dimostrano infatti come l’attacco violento degli appartenenti ai centri sociali poteva essere evitato se Salvini avesse rispettato il programma messo a punto dal questore Vincenzo Stingone proprio per evitare qualsiasi tipo di contatto con gli estremisti.

Il 6 novembre, i funzionari dell’ufficio scorte di Milano confermano ai colleghi di Bologna la scelta di Salvini di visitare il campo nomadi la mattina dell’8 novembre. La Digos prende accordi con la consigliera leghista Lucia Bergonzoni – incaricata di organizzare la trasferta – per avere comunicazione di tutti gli spostamenti. In particolare si stabilisce che prima di arrivare al casello autostradale avviseranno il capo della polizia di prevenzione per attivare la «staffetta» di auto, in modo che la vettura del segretario abbia la scorta fino a destinazione. Si decide anche di predisporre un presidio fisso in servizio di ordine pubblico in via Erbosa, di fronte all’ingresso dell’accampamento rom.

Vengono impiegati 80 uomini, la maggior parte a protezione dell’entrata secondaria che, questo aveva detto Bergonzoni, sarebbe stata utilizzata per l’accesso. Nelle prime ore di sabato la questura di Bologna contatta la «tutela» di Salvini e apprende che lui ha rifiutato di essere accompagnato nel viaggio. Si decide così di contattare Bergonzoni per avere aggiornamenti.

Sono le 11 quando la consigliera viene chiamata e conferma di essere in autostrada con il segretario, ma in ritardo a causa del traffico. Ribadisce che chiamerà una volta arrivata nei pressi di Bologna.

Alle 11,50, non ricevendo alcuna notizia, il capo della Digos di Bologna invia un sms a Bergonzoni per sapere a che punto del viaggio siano. Scopre così che non solo non c’è stato alcun avviso al momento di entrare in città, ma che Salvini è già nel piazzale dell’Hippobingo, dunque a poco più di un chilometro dall’ingresso del campo.

Lo dice lei stessa al telefono al capo della Digos e spiega che il segretario del Carroccio sta parlando con i giornalisti.

È un inaspettato cambio di programma anche perché la stampa era stata inizialmente convocata di fronte al campo rom e invece a cronisti e telecamere è stato chiesto di spostarsi. Una modifica che evidentemente viene appresa anche dagli estremisti che aspettavano il leader leghista all’ingresso.

Il funzionario comunica a Bergonzoni di attendere perché invierà immediatamente la «staffetta» sul piazzale e le raccomanda di non far muovere la vettura di Salvini. Neanche due minuti dopo è lei a richiamare per chiedere aiuto «perché siamo stati aggrediti».

La Questura non ha perso tempo nelle indagini. Riferisce Luigi Spezia:

“Sei militanti del collettivo Hobo – tra i più accesi anche durante gli scontri per il comizio di Forza Nuova del 18 ottobre – identificati dalla Digos e denunciati, saranno indagati per danneggiamento e violenza privata. Secondo gli inquirenti sono loro ad aver assaltato sabato mattina l’auto del segretario della Lega, nel parcheggio dell’Hippobingo alla Bolognina.

L’identificazione rapida conferma quanto già dichiarato dal procuratore aggiunto Valter Giovannini: “Agiremo velocemente nei confronti degli autori dell’aggressione e cercheremo di individuare anche gli autori del vigliacco agguato al giornalista del Resto del Carlino”, Enrico Barbetti, aggredito dopo la partenza di Salvini da un gruppo di anarchici che gli hanno rotto un gomito e sui quali è in corso l’opera di identificazione”.

 

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