POMPEI – Una “manina” vicina ai custodi potrebbe aver contribuito all’ultimo micro crollo nel sito archeologico di Pompei. Una teoria, questa, che circola in ambienti sindacali. E che viene spiegata, sul Giornale, da Nino Materi.
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Benvenuti alla «guerra dei muretti». Dove le rivendicazioni sindacati avverrebbero anche a colpi di intonaci e calcinacci fatti cadere in maniera «mirata ». C’è infatti chi ipotizza che nel sito archeologico di Pompei le denunce dei lavoratori (sia quelle sacrosante, sia quelle strumentali) passino ormai anche attraverso allarmi «pilotati».Le intenzioni sarebbero buone, benché perseguite con modalità non ortodosse. Fatto sta che ieri nella «città incenerita » che il mondo ci invidia ma che l’Italia non riesce a tutelare, si è registrato un micro crollo, l’ennesimo. Nulla a che fare però con i maxi crolli del passato. «Si tratta di una piccola porzione di un muretto nel Vicolo Storto Reg. VII, Insula 3, Civ. 36», fa sapere Antonio Pepe, sindacalista mai domo della Rsu di Pompei.
«L’amministrazione-sottolinea Pepe in una nota- ha ritenuto opportuno informare i carabinieri. Speriamo che con la stessa sollecitudine abbia provveduto anche a comandare qualche restauratore per l’accertamento del danno per poi procedere con immediatezza alla risistemazione».
La vertenza sul «personale insufficiente » di Pompei è da sempre il pallino di Pepe, e non solo suo. Tanto che ieri negli ambienti sindacali più «oltranzisti » non si escludeva che a provocare il crollo del muretto possa aver contribuito una «manina» vicina agli stessi ambienti dei custodi. Il tutto per tenere alta la tensione su un tema – quello di una più adeguata tutela del nostro patrimonio artistico – da sempre particolarmente sentito a Pompei. E parziali conferme, in questo senso, vengono pure dagli ambienti della Sovrintendenza e dai carabinieri intervenuti tra le macerie del «Vicolo Storto».
«Questo segnale – rimarca la Rsu -conferma l’esigenza della manutenzione ordinaria, che in passato aveva assicurato la conservazione dell’area archeologica fino a quando non è stata più effettuata per mancanza di personale addetto». Una lacuna che «ha creato e sta creando danni al patrimonio archeologicoe rischi per l’incolumità di turisti e personale che vi prestaservizio».«Non si può che ribadire l’esigenza di assumere al più presto personale operaio – spiega Pepe- altrimenti non si arginerà il problema della conservazione. Anche gli interventi di restauro previsti dal “ Grande Progetto Pompei“, sperando che vengano realizzati tutti e al piùpresto, rischiano di essere uno spreco di soldi – avverte – se non seguiti successivamente da un costante monitoraggio e dalla manutenzione ordinaria ».
«Se si vuole dare risposte concrete al futuro dell’area archeologica di Pompei, anziché perdere tempo a criticare sindacalisti e lavoratori che rivendicano i propri diritti, avrebbe dovuto favorire, già da tempo, interventi di restauro e preoccuparsi per nuove assunzioni di operai», evidenzia il sindacalista.
«Nel frattempo da parte nostra- assicura Pepe- collaboreremo affinché si arrivi al più presto a sottoscrivere un organizzazione del lavoro, oltre che per il personale di vigilanza, anche per il personale amministrativo e per tecnici/operai che, in attesa di nuove assunzioni, permetta quantomeno di ottimizzare le risorse professionali disponibili». «Ovviamente – è l’impegno dei sindacativigileremo affinché nessuno approfitti di questi spiacevoliepisodi per mettere le mani su Pompei, perché il nostro obiettivo è e rimane quello di concordare con l’amministrazione anche un piano per la tutela e la messa in sicurezza del sito, oltre che per la valorizzazione e messa a reddito dell’interopatrimonio archeologicopompeiano». Il rischio crolli («pilotati» o spontanei) continua.
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