ROMA – “Prima di toccare la nostra, togliete la pensione a chi non se l’è pagata” è il titolo dell’articolo a firma di Maurizio Belpietro su Libero. Belpietro scrive: “Vorrei richiamare l’attenzione su due notizie dei giorni scorsi che, tra brindisi e scorpacciate di panettone, mi paiono essere passate sotto silenzio mentre invece meriterebbero di essere adeguatamente commentate, perché, in modi diversi, rappresentano uno dei principali problemi di questo paese”.
Prima notizia: alla fine di quest’anno l’età per andare in pensione si allungherà di quattro mesi. Per effetto della legge Fornero chi intende ritirarsi dal lavoro dovrà infatti avere 42 anni e dieci mesi di contributi (41 e dieci mesi per le donne) oppure 66 anni e sette mesi di età (65 anni e sette mesi per le donne che lavorano nel settore privato). L’allungamento è dovuto all’aumento delle speranze di vita: visto che gli italiani campano di più, il governo li condanna a lavorare di più e a percepire più tardi il vitalizio Inps, così che l’ente previdenziale possa tenersi più a lungo i contributi versati dai lavoratori. Fin qui la fregatura, che già brucia parecchio soprattutto per coloro i quali, dopo una vita trascorsa a faticare, una volta giunti alla soglia della pensione non vedono l’ora di ritirarsi e godere i frutti degli accantonamenti previdenziali. Ma dopo il pacco rifilato dal governo ecco arrivare anche la beffa. Alberto Brambilla, uno dei più documentati esperti del settore, a fine anno ha messo nero su bianco gli ultimi dati sull’andamento della spesa previdenziale nazionale. Sintetizziamo le cifre più significative: su un bilancio pubblico di 801 miliardi di euro lo stato spende 392 miliardi in spesa sociale, ovvero in ammortizzatori, assistenza e spese previdenziali. Queste ultime in particolare si mangiano 242 miliardi, cioè circa un terzo di tutti i quattrini pubblici. Già questo dovrebbe essere sufficiente a far rizzare i capelli sulla testa a ogni italiano, perché significa che il sistema previdenziale è tutt’altro che in equilibrio, ma si mangia ogni anno un terzo delle risorse statali.
Eppure non è finita, perché adesso viene il peggio. Su circa 16 milioni e mezzo di pensionati, più della metà percepisce una pensione totalmente o parzialmente a carico dello Stato. Di questi 8,6 milioni di pensionati circa 5 milioni non sono riusciti a raggiungere nemmeno il requisito minimo di 15 anni di contributi per poter ottenere il vitalizio. In altre parole, significa che circa un terzo dei pensionati prende la pensione senza averla mai pagata. Chi sono questi signori? Baby pensionati, pre pensionati o semplicemente furbi: gente che ha evaso i contributi e insieme ad essi anche le tasse. Eppure, paradossalmente, lo Stato premia gli evasori e punisce le persone per bene che hanno lavorato – e pagato – tutta la vita. I primi infatti ricevono una pensione che non hanno maturata, mentre i secondi assistono impotenti allo spostamento anno dopo anno dell’agognato traguardo. Una contraddizione che se da un lato regala ai furbi soldi non dovuti, nega alle persone per bene di godere dei propri risparmi accantonati in vista della vecchiaia. Qualcuno va in pensione anche se non ce l’ha, qualcun altro ci andrà sempre più tardi. Forse.
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