Primarie Pd, statali, raid Campo de’ Fiori: la rassegna stampa

ROMA – «Monti non è candidabile». Il Corriere della Sera: “«Monti non è candidabile», dice Napolitano. Ma «qualche volta lo si dimentica». È un «senatore a vita» che «potrà dare un contributo».”

«Una lista per Monti? Non so che senso avrebbe». L’articolo a pagina 2:

“«Innanzitutto il senatore a vita Monti, come si sa, non si può candidare al Parlamento perché è già parlamentare. Questo non è un particolare da poco, qualche volta lo si dimentica. Quindi, non può essere candidato di nessun partito e non può essere comunque, in quanto persona, candidato al Parlamento. È un senatore a vita che ha un suo studio a Palazzo Giustiniani, dove potrà ricevere chiunque, dopo le elezioni, volesse chiedergli un parere, un contributo, un impegno. Le questioni si pongono in questi termini…». Beh, non solo in questi termini. «È verissimo che ci sono alcune forze politiche, alcuni gruppi, movimenti (non so nemmeno bene come chiamarli, perché la situazione è fluida) i quali pensano che Monti potrebbe continuar a fare o meglio potrebbe fare, in un nuovo contesto politico e non di governo tecnico, il presidente del Consiglio. Ma questo è naturalmente un diritto, una facoltà che ha qualsiasi partito… Dopo le elezioni il presidente della Repubblica, il mio successore, farà delle consultazioni per poi dare l’incarico per la formazione del governo: quella è la sede in cui ogni partito può esprimere una sua preferenza, una sua proposta per quello che riguarda il conferimento dell’incarico». Va insomma preservata la terzietà di Monti? «In campagna elettorale sicuramente. Dopo bisognerà vedere che specie di governo si farà, quali saranno le condizioni risultanti dal voto, altrimenti per il momento noi facciamo tutte ipotesi campate in aria».”

Il premier non chiude a un suo impegno. L’articolo a firma di Marco Galluzzo:

“Forse non esiste una via di mezzo, perché in effetti per Monti è difficile conservare un profilo super partes senza tenersi lontano dalla campagna elettorale, aspettando nello studio di Palazzo Giustiniani il responso delle urne ed un eventuale richiamo in servizio dopo il voto. Ma a giudicare dalle sue poche parole, pronunciate in privato alla Camera, mentre da Parigi le agenzie di stampa battevano le dichiarazioni di Giorgio Napolitano, sembra che gli argomenti delle due cariche dello Stato abbiano anche dei punti di divergenza. Il capo del governo non si può candidare perché è già senatore a vita, dice il presidente della Repubblica. Monti non è del tutto d’accordo. A Palazzo Chigi il messaggio del capo dello Stato, poi in qualche modo corretto da una precisazione ufficiosa, non è stato accolto con un sorriso. Ovviamente non è della candidatura in Parlamento di Monti che si discute realmente, ma anche su questo punto le tesi possono non collimare: «Non ci sembra che un senatore a vita non si possa candidare alla Camera ed optare per questa, se eletto», sono le parole che non lontano dagli uffici del premier si ascoltavano ieri pomeriggio.”

Primarie a dicembre. La sfida di Alfano allontana Berlusconi. L’articolo a firma di Paola Di Caro:

“Sul no al rinvio si è convinto dunque anche un dubbioso Alfano, che cercava la strada migliore per evitare quello che agli occhi di quasi tutti nel partito appare come l’ultimo gesto di sfida a Berlusconi: insistere su una data vicina, troppo vicina perché la si possa far saltare senza fare la parte del sabotatore. Raccontano che quando, ieri pomeriggio, il segretario è andato a spiegare la scelta al Cavaliere, a palazzo Grazioli, la risposta è stata quella di sempre: «Fate come volete, come la penso lo sapete, a questo punto la cosa riguarda voi». Ma dicono anche, da più fonti, che tra mercoledì e ieri Berlusconi ad Alfano abbia aggiunto altro. E cioè gli abbia detto in sostanza che è sua intenzione lanciare un nuovo soggetto, una nuova lista, forse non solo di imprenditori ma anche di politici a lui fedeli, forse quella Forza Italia rinata che lo fa sognare. E che insomma il suo messaggio è stato: se andate avanti, le strade non potranno che separarsi. All’uscita dall’incontro Alfano ha assicurato che c’è la benedizione del Cavaliere sul 16 dicembre, ha parlato di «scelta coraggiosa, da me fortemente voluta, che può rilanciare il centrodestra». Ma se Crosetto conferma che correrà, se lunedì si farà la scrematura delle candidature in campo, già la super-berlusconiana Daniela Santanchè fa capire che potrebbero arrivare sviluppi clamorosi in tempi brevissimi: «Se la situazione del Pdl rimane quella di oggi, confermo che correrò. Ma se, sapendo anche che il presidente ritiene sostanzialmente inutile una competizione come questa nel momento in cui gli italiani si aspettano proposte e risposte ai loro problemi, dovessi vedere distanze e divaricazioni che si approfondiscono, mi ritirerei perché non partecipo a un evento a cui è contrario il fondatore del Pdl. Non posso immaginare un Pdl senza Berlusconi».”

Pd, segretario avanti nei sondaggi «Ma se perdo voto per Matteo». L’articolo a firma di Alessandro Trocino:

“Bersani, alle polemiche renziane sul voto difficile, già di prima mattina rispondeva: «Cerchiamo di non mettere in giro argomenti che non sono dignitosi per noi, che siamo gente seria. Abbiamo deciso tempo fa di costituire l’albo, non so se Renzi fosse presente, credo di no visto che frequenta poco». E la dichiarazione di voto per Renzi, nel caso di (improbabile) ballottaggio tra Vendola e il sindaco di Firenze, è un po’ obtorto collo: «Lo voterei per dovere d’ufficio. Sono legato a Nichi da grande simpatia, ma avrei difficoltà a votare il leader di un altro partito». Secondo i dati pubblicati sul Sole 24 Ore da Roberto D’Alimonte, Bersani sarebbe in vantaggio di dieci punti su Renzi (48 a 38). Ma se a guidare il centrosinistra alle elezioni fosse il sindaco di Firenze, la coalizione otterrebbe il 44 per cento dei voti, contro il 35. Quanto basta per far dire a Renzi: «Se noi vinciamo, i democratici hanno più chance di vittoria». C’è anche un fuorionda a Radio 105 (ma i renziani smentiscono che sia fuori onda, visto che è stato trasmesso in streaming) che fa discutere. Nel quale Renzi ammette: «La cazzata della vita l’ho fatta quando ho lottato, come era sacrosanto, contro le regole: la gente si è preoccupata». E poi: «Se non vado in Parlamento, porterò lì un po’ di amici miei e cercherò di avere un po’ di spazio. Ma non mi faccio comprare». Parole accolte con ironia dai bersaniani.”

Il Pdl rilancia l’ammazza-sentenze ma al Senato trova la strada sbarrata. La Repubblica: ““Inammissibile” la legge contro il verdetto Mondadori.” L’articolo a firma di Liana Milella:

L’altolà di Rodolfo Maria Sabelli è netto. Il presidente dell’Anm di questa legge dice: «Sarebbe un intervento di dubbia legittimità costituzionale». Un giudizio flash. Che impressione ha avuto leggendo l’ultima versione dell’emendamento Valentino? «Vedo problemi di metodo e di merito. Una simile riforma non credo proprio che possa essere introdotta con un emendamento al decreto sviluppo, ma richiede ben altra riflessione e attenta valutazione dei suoi effetti». A creare allarme sono le conseguenze sui processi in corso. Giudica normale che quelli chiusi negli ultimi due anni possano essere riaperti grazie a questa nuova invenzione giuridica? «La norma transitoria è tra quelle che mi suscita le più gravi perplessità sia in relazione alla sua compatibilità con i principi generali, sia per gli effetti pratici che essa produrrebbe su quella macchina delicata che sono le Sezioni unite della corte di Cassazione le quali rischierebbero di vedersi ingolfate da un numero imprevedibile di ricorsi». Sente odore di legge ad personam? «Mi auguro proprio di no, anche perché non si può incidere su normative generali così delicate in vista di uno specifico obiettivo concreto».”

Statali, 230 mila precari in scadenza. L’articolo a firma di Roberto Mania:

“È una «bomba sociale», secondo la Cgil. Perché ci sono circa 230 mila contratti di lavoro nel pubblico impiego che scadranno alla fine dell’anno e non potranno essere prorogati per mancanza di risorse e per via della spending review che taglia i posti nelle piante organiche. Sono circa 160 mila lavoratori nella pubblica amministrazione e altri 70 mila nella scuola. Se non saranno confermati si assisterà — secondo la Cgil — a veri e propri «licenziamenti di massa». E intanto sul tema della produttività il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha detto di sperare che «non manchi il contributo della Cgil». Il sindacato guidato da Susanna Camusso chiede un decreto legge urgente per prorogare i contratti precari, come fece il governo Prodi con la legge Finanziaria del 2007. Ma mentre ci sarebbe una disponibilità a trattare con i sindacati da parte del ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, non si intravedono aperture dal ministero dell’Economia di Vittorio Grilli. D’altra parte è stato il predecessore di Grilli, Giulio Tremonti, a stabilire con la Finanziaria del 2010 che sia possibile rinnovare solo la metà dei contratti precari in scadenza. Si schiera con la Cgil l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd) che invita il governo a non sottovalutare anche ciò che potrebbe accadere nel settore privato con l’esaurimento in molte realtà di cassa integrazione e mobilità.”

Quei picchiatori giallorossi in azione con i nemici laziali. L’articolo del Corriere della Sera a firma di Fiorenza Sarzanini:

“Entrano nel «Drunken ship» con mazze e bastoni, devastano il locale. Spaccano bottiglie, picchiano forte. Poi tirano fuori i coltelli e la rissa prosegue in strada. La mattina dopo i testimoni raccontano di averli sentiti gridare «ebrei di m…», giurano che si trattasse di un raid antisemita. Ma quando vengono interrogati dai poliziotti della Digos, nessuno accetta di metterlo a verbale. E questo, almeno per il momento, impedisce che si possa contestare l’aggravante prevista dalla legge Mancino sulla discriminazione razziale. L’indagine però è soltanto all’inizio. Perché dopo gli arresti dei due romanisti, i poliziotti della Digos guidati da Lamberto Giannini hanno effettuato numerose perquisizioni concentrandosi su due tifosi della Lazio che potrebbero aver partecipato all’aggressione. I video girati dalle numerose telecamere che si trovano nella zona di Campo de’ Fiori possono fornire un aiuto per eventuali riscontri, ma difficilmente basteranno per identificare gli assalitori degli inglesi. Molto più concrete appaiono le verifiche sulle frequentazioni dei due arrestati, sulle precedenti segnalazioni a manifestazioni o in occasione degli incidenti prima e dopo le partite di calcio, sui racconti dei testimoni. ”

 

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