Raffaele Santoro, poliziotto che salvò neonata nel sacchetto: “Voglio adottarla”

Raffaele Santoro, poliziotto che salvò neonata nel sacchetto: "Voglio adottarla"
Matteo Renzi si congratula con Raffaele Santoro e Valerio Conte

CASERTA – “Non faccio che pensare a lei, voglio adottarla”. A parlare è Raffaele Santoro, il poliziotto che lo scorso 11 aprile ha salvato la vita a una neonata, abbandonata in un sacchetto di plastica sul ciglio di una strada a Villa Literno (Caserta). A trovarla è stato un operatore ecologico che ha intravisto il visino cianotico della piccola dalla busta e subito ha dato l’allarme. Sul posto sono accorsi due agenti, Raffaele Santoro e Valerio Conte. Provvidenziale è stato l’intervento del primo che le ha praticato un massaggio cardiaco ed è riuscito a rianimarla. Un gesto eroico che gli ha portato alla mente gli anni dolorosi con il suo bambino, morto a 16 anni dopo una lunga agonia.

Intervistato da Irene De Arcangelis per il quotidiano la Repubblica, Raffaele racconta la sua storia:

La vita gli ha riservato «montagne russe», un grande dolore, rabbia, e ora una gioia inaspettata. Per questo, mentre ricorda l’ultima emozione, lo sguardo da duro di Raffaele s’incrina. «Quando Renzi mi ha abbracciato, non lo so che cosa mi è successo… Ho rivisto davanti a me tante cose. Mi ha detto “grazie per aver salvato quella bimba, per l’onore che porta alla divisa”, mi è sembrato un minuto lunghissimo, era come uno di famiglia, uno normale, ha tenuto le sue mani strette con le mie e quelle del collega che lavorava con me, e forse sì alla fine mi sono commosso, anche se c’era tanta gente, anche se stavo in divisa, anche se non volevo. Anche perché adesso penso sempre a Emanuela e aspettiamo fiduciosi ».
Raffaele Santoro è l’assistente capo della polizia di Stato che una settimana fa, nell’entroterra casertano, mentre era “di turno” con il collega Valerio Conte, ha soccorso una neonata, oggi si chiama Emanuela, che era stata appena abbandonata sul ciglio della strada. Il capo del governo in missione a Pompei per l’Expo delle Idee, sabato scorso, ha voluto fermarsi con lui per un riservato e caloroso abbraccio. Attimi condensati poi sulla pagina facebook del Presidente del Consiglio: «L’intervento di Raffaele è stato provvidenziale — scrive Renzi — perché ha salvato la vita alla bimba praticandole un massaggio cardiaco… Mentre mi raccontava questa storia, i suoi occhi erano commossi. Ho ringraziato molto Raffaele e Valerio, perché sono questi gesti di eroismo quotidiano che fanno onore alla divisa che portano e alle istituzioni che rappresentano».
Un poliziotto schivo, Raffaele. Vive a Casapesenna, cuore del regno del clan dei casalesi, patria del super boss (ora all’ergastolo) Michele Zagaria. Ma lo sbirro silenzioso del rione ora è l’eroe di tutti, anche se Raffaele si imbarazza, si ferma, tiene le mani in tasca. Eppure è con quelle dita, in un gesto istintivo e insieme calmo, che ha salvato Emanuela.
«Quando ho visto quella bimba, era stata messa già al caldo da pochi minuti, adagiata sul tavolino di un bar ma ancora nella busta. Una neonata in un sacchetto della spazzatura… Non respirava più». Raffaele è anche un padre provato dalla sofferenza. «Abbiamo perso un figlio di soli dieci anni, Nicola. Ma siamo stati forti anche per l’altro mio figlio, Aldo. Io e mia moglie Francesca abbiamo scoperto che Nicola aveva un tumore a tre anni. Abitiamo nella Terra dei fuochi… ». Un pezzo di Campania dove il crimine è anche minaccia sinistra delle ecomafie. Poi un giorno esci con la volante e ti imbatti nella chiamata d’urgenza per una neonata. Qualcosa che ormai ha quasi smesso di muoversi in una busta nera: e che chiede solo di vivere. Raffaele e Francesca hanno chiesto Emanuela in affido. La vita che ti ha tradito, ti accarezza all’improvviso.
Comincia tutto sabato mattina. A Casapesenna c’è un posto fisso di polizia, sei uomini che dipendono dal commissariato di Aversa. «Era un giorno come gli altri — riprende Santoro — con il mio collega Valerio siamo usciti alle 6.55. A pensarci ora, è tutto merito di Valerio se le cose sono andate così. È stato un ottimo autista». Sta per cominciare il solito giro, ecco la segnalazione via radio. Una neonata abbandonata in corso Umberto a Villa Literno. «Vale’, ora devi volare, gli ho detto. Sette chilometri fino al bar dove c’era la bambina».
La neonata viene raccolta dai gestori del bar, ma non riesce a respirare. «Abbiamo fatto i corsi del ministero dell’Interno per il soccorso », dice Santoro, la voce torna a incrinarsi. Perché più che da quelle lezioni teoriche, lui ha imparato dalla via crucis accanto al figlioletto malato. «Ho capito subito cosa aveva la bambina e ho esercitato la pressione leggera con due dita sul torace fino a quando non ha ripreso a respirare. Ed è scoppiata a piangere. La crisi era sotto controllo, ho detto a Valerio: uè, ora voliamo più di prima. Diciotto chilometri in pochi minuti, alle 7.10 eravamo alla clinica Pineta Grande a Castel Volturno».
La piccola è quasi salva: va in incubatrice, i medici sono entusiasti. Ma perché chiamarla Emanuela? Un’altra piccola storia. «Il figlio che ho perso — racconta Santoro — voleva tanto un altro fratellino e voleva che si chiamasse Emanuele. Poi sabato, mentre cercavamo di salvare la piccola, abbiamo incrociato un netturbino che si chiama Emanuele. Arrivati in ospedale la bimba finisce tra le braccia di un infermiere che, scopro, si chiama Emanuele. Allora ho capito. Era un messaggio di mio figlio, un segno dal cielo. Per questo, con Francesca, vorremmo tanto adottarla. Anche se so che ci sono liste d’attesa, tempi lunghi». Una battaglia che Santoro farà come cittadino, «non come poliziotto. Sono fiducioso, aspetterò senza dare fastidio». Intanto la piccola Emanuela sta meglio, e sono in corso indagini per rintracciare la madre: immortalata in un filmato mentre lascia il sacchetto. «Se dovessi mai incontrarla, le direi: non si abbandona un’anima innocente». Non importa quanto aspetterà, vorrebbe riabbracciare Emanuela. «È stato il più bell’intervento della mia vita, di 25 anni da poliziotto. E per questo mi sono commosso, pensavo a tutto questo mentre ricevevo l’abbraccio del presidente».
VIDEO – Matteo Renzi si congratula con Raffaele Santoro e Valerio Conte
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