Rai, il triste controesodo dei dirigenti. Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Agosto 2015 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA
(foto Ansa)

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ROMA – “Sala degli Arazzi di Viale Mazzini, simulacro di un potere melanconico e impolverato – scrive Carlo Tecce del Fatto Quotidiano – Un po’ rabberciato. Come i soffitti di questo stabile invaso dai partiti e mai liberato. Qualcuno ha i granelli di sabbia nei mocassini di pelle, qualcuno s’arrangia con un collegamento dal bagnasciuga, qualcuno copre le scottature con vistosi occhiali da sole. Nessuno vuole mancare all’incontro ufficiale con il presidente Monica Maggioni, di bianco vestita, e con il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, che un po’ rottama se stesso e indossa la cravatta che tradisce la scanzonata (è la narrazione, signori) origine renziana. Quasi cinquanta invitati, direttori di aziende controllate, direttori di testate e canali, scafati vice o ambiziosi vice dei vice”.

Ha ragione il profeta Nanni Moretti. In Viale Mazzini va in onda Ecce bombo: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce”. Soltanto Camillo Rossotto (Rai Way) e Paolo Del Brocco (Rai Cinema), forse per mere questioni logistiche legate al periodo vacanziero, non solcano l’ingresso al civico 14. Rilassati, e finanche affiatati perché l’ignoto destino li accomuna, ecco Andrea Vianello (Rai3), Angelo Teodoli (Rai2), Giancarlo Leone (Rai1), Bianca Berlinguer (Tg3), Marcello Masi (Tg2), Mario Orfeo (Tg1), Luigi De Siervo (Rai Com), Antonio Marano (vice di Gubitosi), Tinni Andreatta (Rai Fiction). Il parcheggio è stracolmo di berline con autisti in livrea.

Il più contento del gruppo è Luigi Gubitosi, che per l’occasione sfoggia un abito di sartoria napoletana e tenta la battuta che molti agognavano da mesi e molti altri s’auguravano di non sentire: “Ho consegnato il tesserino. Adesso, state sereni, non potrò più entrare qui”. Retorica a pacchi, più copiosa del gioco a premi di Rai1. La seriosa Maggioni, sguardo commosso, ancora non ha realizzato gli effetti del patto di Viale Mazzini fra l’ex Cavaliere e Matteo Renzi che l’ha coinvolta: “Ora sto dall’altra parte, ma io sono e resto un prodotto Rai”. E va precisato, senza malizia, che si tratta del prodotto di un patto tra rodati contraenti, in ossequio all’aberrante testo di legge Gasparri che impone spartizioni trasversali per il servizio pubblico. Ma per quelli che frequentano la Sala degli Arazzi la politica è neutrale, non s’accorgono di essere pedine di uno scacchiere, e i manovratori si chiamano Silvio e Matteo. Fingono. Però temono settembre.

Quando Campo Dall’Orto dovrà proporre il pacchetto di nomine per i telegiornali (punto numero uno: l’informazione) e non potrà svalutare le opinioni di Forza Italia e, soprattutto, le preferenze di Renzi. Questo scampato pericolo rincuora Gubitosi. Non sarà l’ex dg a copiare l’accordo tra Pd e Fi; è ancora in voga l’arcano del presunto documento firmato da Maria Elena Boschi e Gianni Letta che riguarda le poltrone di Viale Mazzini.

Maggioni è allusiva: “Ora riposatevi, prendetevi le meritate ferie”. E l’ex capo di Mtv e La7 chiosa: “Io comprendo l’importanza della famiglia. È stato un anno duro per tutti, il prossimo sarà ugualmente duro. Io vi aspetto e studio l’azienda, vi chiamo in caso di bisogno”. Questa mezz’oretta, il tempo di un telegiornale completo, trascorre noiosa. Poi Campo Dall’Orto ritrova lo spirito della Leopolda e sfoggia l’eloquio renziano: “Io sono figlio di quella generazione che è cresciuta con mamma Rai e sono riconoscente al ruolo di quest’azienda. Oggi il mercato è cambiato e anche noi dovremo competere al meglio. Vorrei una tv più giovane. Il pubblico Rai somiglia a una pera, la base è fatta da anziani. Mi sarà utile la mia esperienza internazionale” (Omette il tumultuoso divorzio con La7). Un euforico Gubitosi, poi, presenta a Campo Dall’Orto i dirigenti più alti in grado. Sfilano composti, mani conserte (…).