“Rcs fa rima con Mps, Recoletos con Antonveneta”: Meletti sul Fatto Quotidiano

"Rcs fa rima con Mps, Recoletos con Antonveneta": Meletti sul Fatto Quotidiano
Mps (foto Lapresse)

ROMA – Il mal di Spagna sembra avere colpito simultaneamente la società editrice Rizzoli Corriere della Sera e la banca Monte Paschi di Siena, secondo una tesi elaborata da Giorgio Meletti su Il Fatto Quotidiano, che sostiene:

Rcs fa rima con Mps. La banca senese si è fatta del male con un’acquisizione un po ’ sventata? Anche la società editrice del Corriere della Sera. Ha fatto l’acquisto suicida nel 2007, un attimo prima della crisi finanziaria epocale? Anche la Rcs. Ha regalato un sacco di soldi al banchiere spagnolo Emilio Botìn? Anche i lungimiranti strateghi di via Solferino. Ci doveva essere nell’aria, in quell’indimenticabile 2007, una voglia di Spagna, una fragranza di affari sconsiderati che inebriò il presidente di Montepaschi, Giuseppe Mussari, pronto a buttare miliardi di euro sul tavolo, come fossero noccioline e soprattutto come fossero suoi. Ma Mussari ha solo seguito il solco tracciato dal pioniere dello shopping spagnolo: Antonello Perricone da Palermo”.

Sono due storie parallele:

“Mps si svena a novembre del 2007 comprando per 10 miliardi Antonveneta dal Banco Santander di Botìn, che l’aveva appena pagata 6 miliardi. Ma solo sei mesi prima Rcs si era rovinata comprando a Madrid il gruppo editoriale Recoletos a un prezzo inverosimile: tanto che adesso, dopo sei anni, proprio di quella operazione sono chiamati a pagare il conto i lavoratori italiani e spagnoli di Rcs. Ottocento esuberi, chiusura di dieci periodici, ridimensionamento severo del Corriere della Sera (un terzo dei giornalisti a casa). Tutto questo disastro perché sei anni fa Perrcone, in pieno accordo con il primo azionista di Rcs, Mediobanca, ha indebitato la società di un miliardo di euro per lo shopping spagnolo”.

“Mediobanca, grazie alla sua pesante influenza sui più diffusi media nazionali, è sempre riuscita a tenere in stato di semi-segretezza la vicenda Recoletos, che invece è molto divertente da raccontare.

Racconta il Fatto che il capo della filiale spagnola della banca Lazard, una delle più importanti banche d’affari del mondo, Jaime Castellanos, ccognato di Botin, per avere sposato i due le sorelle Patricia e Paloma O’Shea,

“era da sempre anche presidente del gruppo Recoletos, che pubblicava tra l’altro il quotidiano sportivo Marca e il quotidiano economico-finanziario Expansion.

“Recoletos apparteneva agli inglesi di Pearson, editrice del Financial Times, e possedeva anche una quota di El Mundo, quotidiano controllato dalla Rcs. Nel 2003 Rcs decide che non gli basta il 52 per cento di El Mundo, e compra da Castellanos un altro 30 per cento, pagandoglielo 80 milioni di euro, 2, 5 volte quello che lui l’aveva appena pagato. Advisor del venditore è la Lazard Italia, guidata da Gerardo Braggiotti”.

Nel 2005 Recoletos esce da Pearson

“con un’operazione di management buyout: i manager e i giornalisti si comprano per 941 milioni di euro la loro azienda, con l’appoggio della banca Banesto, presieduta da Ana Botin, nipote acquisita di Castellanos. Appena comprata, la Recoletos viene rimessa in vendita. All’inizio del 2006 il dossier finisce sul tavolo dell’ad Rcs Vittorio Colao. che lo respinge al mittente dicendo che sono soldi buttati. Pochi mesi dopo Colao è licenziato, arriva Perricone e ai primi del 2007 chiude rapidamente l’affare”.

Braggiotti, riferisce il Fatto,

“che nel 2003 era advisor dell’amico e collega Castellanos, stavolta è advisor, con la sua nuova Banca Leonardo, di Rcs. In realtà, spiegherà Perricone durante un’assemblea degli azionisti, il vero advisor è stato Mediobanca, che ha preso 4 milioni per il disturbo (come nella vendita di La 7 di questi giorni, Mediobanca ha l’abitudine di farsi pagare parcelle di consulenza dalle società quotate di cui è azionista dominante). Braggiotti si è preso sì 4 milioni anche lui, ma solo perché “si propose in qualità di advisor… essendo a conoscenza diretta dell’intenzione degli azionisti di Recoletos di cedere la società”.

Commenta il Fatto: “Il capitalismo italiano funziona così: Rcs è da anni in rapporti di affari con Recoletos, ma per sapere che è in vendita deve dare 4 milioni a Braggiotti”.

“Risultato dell’affare Recoletos: Rcs paga 1, 1 miliardi per una società con patrimonio netto di 35 milioni, e passa di colpo dall’avere una cassa positiva a debiti per un miliardo. Per giustificare i debiti deve attribuire a Recoletos un valore di avviamento di un miliardo. L’avviamento è il valore intangibile delle prospettive di guadagno futuro: in questo caso talmente intangibile che per due volte negli ultimi mesi è stato svalutato: prima per 319 milioni nel 2011, poi per 261 nel 2012. Sono 580 milioni buttati al vento, ed è ancora una stima ottimistica”.

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