Renato Brunetta: “Meno tasse, più flessibilità. Così si rilancia mercato del lavoro”

Renato Brunetta
Renato Brunetta

ROMA – Come superare la crisi? Per Brunetta con la reflazione. Cosa significa? L’aumento della do­manda interna in tutti i paesi, quindi aumento dei consumi, degli investimenti, dei salari, del­le importazioni e, di conseguen­za, della crescita.

Ecco l’articolo per il Giornale:

Per quanto ri­guarda l’Europa, la Germania de­ve reflazionare per cause di forza maggiore, cioè per rispondere al­la procedura di infrazione aper­ta della Commissione europea nei suoi confronti. Gli altri paesi devono farlo per cambiare la po­litica economica germano-cen­trica dell’austerità e del rigore cieco.
Lo strumento è quello dei con­tractual agreements: accordi bila­terali tra i singoli Stati e la Com­missione europea, per cui le ri­sorse necessarie per l’avvio di ri­forme volte a favorire la competi­tività del «sistema paese» non rientrano nel calcolo del rappor­to deficit/Pil ai fini del rispetto del vincolo del 3%, mentre sono considerate «fattori rilevanti» per quel che riguarda i piani di rientro definiti dalla Commissio­ne europ­ea per gli Stati che supe­rano la soglia del 60% nel rappor­to debito/Pil.

Al di là delle formule esoteri­che­vediamo che cosa tutto que­sto significa per l’Italia, e usiamo per la nostra «simulazione» l’agenda Renzi, vale a dire il cro­nop­rogramma esposto in più oc­casioni dal presidente del Consi­glio, che prevede a marzo la rifor­ma del lavoro; ad aprile la rifor­ma della pubblica amministra­zione; a maggio la riforma del fi­sco e a giugno la riforma della giu­stizia. A tutto questo si aggiunge un’altra grande riforma da fare in chiave europea: il pagamento, entro quest’anno (prima che scatti la mannaia del Fiscal com­pact ) e fino ad esaurimento dello stock in essere, dei debiti della Pubblica amministrazione.
Debiti della Pa
 Ai 50 miliardi di euro di pagamenti complessivi previsti dal decreto originario per gli anni 2013 e 2014, si posso­no aggiungere pagamenti per altri 50 miliardi di euro, da atti­vare mediante semplice con­cessione di garanzia da parte dello Stato su debiti certi, esigi­bili e ormai definitivamente ac­certati dalle procedure già po­ste in essere. Un primo grande segnale per la ripresa: un mec­canismo che immette liquidità nella nostra economia, non co­sta niente, ed è già stato defini­to con l’Europa. Deve solo esse­re implementato.
Riforma del lavoro
 Detassazio­ne d­elle nuove assunzioni e de­regolamentazione in entrata e in uscita. Il tutto accompagna­to­da una riforma degli ammor­tizzatori sociali e dalla conse­guente riduzione della cassa in­tegrazione. Questo è quello di cuic’è bisogno per riformare in chiave europea il mercato del lavoro in Italia. Questo è quello che l’Europa ha chiesto all’Ita­lia. Alle richieste del 5 agosto 2011, il governo italiano allora in carica aveva risposto con gli impegni contenuti nella lettera inviata ai presidenti della Com­missione e del Consiglio euro­peo il 26 ottobre 2011, parzial­mente attuati nel maxi-emen­damento alla legge di Stabilità per il 2012. Rispetto a tali risulta­ti, tuttavia, nell’anno di gover­no Monti è stata fatta una grave marcia indietro, e nessuna cor­rezione alle disastrose riforme Fornero è stata predisposta dal ministro Giovannini nei 10 me­si di governo Letta. Avrà Renzi il coraggio di fare una vera rifor­ma del lavoro in chiave euro­pea, anche ispirandosi alle ri­forme Hartz implementate dal­la Germania di Schroeder nei primi anni 2000? Costo: 4-5 miliardi.
Riforma della Pa
 La strada è se­gnata e, come ama ripetere il commissario Olli Rehn, c’è solo una cosa da fare: «Implementa­re piena­mente la riforma Brunet­ta di modernizzazione della Pa ». In particolare, basta implemen­tare le nor­me relative alla mobili­tà obbligatoria del personale ( ul­timo atto del governo Berlusco­ni nel 2011), che diventa essen­zi­ale al fine di allocare meglio i di­pendenti tra le amministrazioni pubbliche; le norme relative alla valutazione delle performance dei dipendenti e i conseguenti in­ce­ntivi alle progressioni di carrie­ra per merito piuttosto che per anzianità; le norme relative alla determinazione degli standard dei servizi pubblici, al fine di in­centivare la produttività nella PA; le norme sulla trasparenza delle pubbliche amministrazio­ni; le norme che per i dirigenti pubblici prevedono, come pia­ce a Renzi, solo mandati a tempo determinato rinnovabili.
Una riforma che non costa nul­la, anzi produce risparmi per al­meno 4 miliardi. Una riforma, quindi, che ha bisogno solo di es­sere attuata, mobilitando tutte le risorse disponibili e subordi­nando ad essa l’apertura di una nuova stagione contrattuale. Lo sblocco dei contratti costa 3-4 miliardi, importo pari proprio ai risparmi che la piena implemen­tazione della riforma Brunetta produce. Mobilità obbligatoria, premialità e sblocco dei contrat­ti: è questo il grande investimen­to in capitale umano che il nuo­vo governo dovrà fare. Ne avrà il coraggio Renzi?
Riforma del fisco
 Anche per quanto riguarda il fisco la strada è già segnata, e la direzione è quella indicata dall’Europa: ba­sta dare piena ed immediata at­tuazione della «delega al gover­no per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato al­la crescita », attualmente in terza lettura in commissione Finanze alla Camera. Tra i punti focali, ri­vestono particolare importanza le norme volte alla revisione del catasto dei fabbricati, alla razio­nal­izzazione delle tax expenditu­res e all’introduzione di forme di consulenza preventiva e di certi­ficazione ex ante, da parte del­l’amministrazione finanziaria, degli obblighi fiscali dei contri­buenti.
Costo: 5-7 miliardi.
Riforma della giustizia
 Occorre dare risposta alla procedura d’in­frazione aperta dalla Commis­sione europea nei confronti del nostro paese con riferimento al­la responsabilità civile dei magi­strati; occorre rispondere al mes­saggio alle Camere del presiden­tedella Repubblica dello scorso 8 ottobre sulla condizione delle carceri in Italia; occorre ricorda­re la rilevanza della relazione sul­la giustizia prodotta lo scorso aprile dal gruppo di saggi voluto dal presidente della Repubblica e dei quesiti dei referendum radi­cali per una giustizia giusta.
Costo: 3-5 miliardi.
Conclusioni Tutte queste sono ri­forme che costano,

ma tutti i co­sti possono essere discussi in Eu­ropa, in termini di risorse e di in­vestimenti necessari. Tutte que­ste riforme, se da un lato compor­tano uno sforamento di 16- 20 mi­liardi (1 punto di Pil sul deficit e sul debito)su base triennale,dal­l’altro portano ad accompagna­re l’attuale debole ripresa previ­sta (0,4%) e portarla a livello eu­ropeo ( 1,1%), che è pari a 3 volte quello italiano. Lo spazio, come abbiamo visto, c’è.
Il governo Renzi avrà il corag­gio, la capacità e la forza di farlo? Avrà la capacità di far accettare le sue riforme in Europa? Avrà il coraggio dell’attuazione senza cedere alle clientele, ai poteri for­ti e ai sindacati? Su questa base noi ci siamo. Presidente del Con­siglio Renzi, lei c’è?

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