ROMA – Il patto del Nazareno è un testo scritto segreto e custodito gelosamente dai due contraenti e firmatari: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. A rivelarlo al Fatto è un berlusconiano di altissimo rango che rivela: “Esiste un testo scritto, ne sono certissimo, non certo, ed è stato firmato e controfirmato”.
Da sei mesi, da quel fatale incontro di sabato pomeriggio al Nazareno, era il 18 gennaio, circola la voce, ai limiti della leggenda, su un documento sottoscritto dal segreterio del Pd, allora non ancora premier, e il Condannato. Adesso però che le riforme concordate da Pd e Forza Italia prendono corpo con l’abolizione del Senato e l’avvento di una “democrazia autoritaria”, da più ambienti (non solo azzurri) arrivano conferme su conferme sull’esistenza di un testo scritto. Un vero file riservato, con le firme di Renzi e Berlusconi, e che costituisce, questo il paradosso osceno, la pietra angolare su cui poggia l’edificio della nuova Repubblica.
Scrive Fabrizio D’Esposito sul Fatto Quotidiano:
Possibile mai che la più importante riforma costituzionale dal 1948 in poi abbia le sue radici in un patto segreto e non trasparente? Dice Giulia Sarti, deputata del Movimento 5 Stelle: “A noi con Di Maio hanno fatto le pulci manco fosse Berlusconi ed era uno streaming. Se poi Renzi incontra un pregiudicato senza testimoni nessuno si scandalizza. Sarebbe ora che rendessero pubblico questo testo che ha prefigura un unico disegno criminoso: l’abolizione del Senato, la legge elettorale, la giustizia”.
Renzi e Berlusconi si videro al Nazareno in un sabato romano di gennaio. Era il 18 e il premier Enrico Letta fu costretto a telefonare allo zio Gianni per avere informazioni sul colloquio nella sede nazionale del Pd. Gianni Letta, infatti, fu il testimone di parte berlusconiana del patto. Con Renzi, c’era Lorenzo Guerini . I due, “Matteo” e il Condannato, rimasero poi da soli per sette minuti. Cosa si dissero, cosa firmarono? In un primo momento le veline ufficiali fecero riferimento esclusivamente a un patto su riforme costituzionali e legge elettorale (l’Italicum) e i renziani negarono di averaffrontatolaquestionegiustizia. A distanza di sei mesi, ieri il Mattinale di Renato Brunetta e Renato Farina, a proposito dell’arresto di Galan, ha ricordato a Renzi che invece la riforma della giustizia è il terzo punto del patto del Nazareno. C’è o non c’è la giustizia, quindi? In realtà, il primo a svelare l’aspetto “giudiziario” dell’accordo è stato lo stesso B. in un’assemblea dei gruppi parlamentari: “Dobbiamo votare l’abolizione del Senato perché nel patto c’è anche l’impegno a riformare insieme la giustizia”.
Matteo Renzi ha sempre schivato, infastidito, domande precise sul patto del Nazareno. E anche quando i due, lo Spregiudicato e il Pregiudicato, si rivisti a inizio luglio, stavolta a Palazzo Chigi, il premier ha mandato avanti il solito Guerini a parlare della “tenuta del patto”. Con loro, nel secondo incontro, anche Denis Verdini, lo sherpa toscano di B. sotto processo per il fallimento della sua banca, un crac da 100 milioni di euro. I rapporti del leader del Pd con il Condannato e con lo stesso Verdini rappresentano il lato più nascosto del fulgido renzismo. Per quale motivo? E perché non si rende pubblico quel testo firmato a gennaio? In un accordo politico può accadere di sottoscrivere un documento scritto: perché allora non divulgarlo come garanzia di massima trasparenza alle riforme? Dice ancora Giulia Sarti del Movimento 5 Stelle: “Nel combinato disposto del disegno criminoso rientra anche la futura elezione del capo dello Stato nonché i giudici di Consulta e Csm di nomina parlamentare?”.
La segretezza del patto del Nazareno è il macigno più vistoso sul “percorso riformatore” che il premier ostenta a tutte le ore del giorno (…)
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