Renzi, ora usa la ramazza. Vittorio Feltri, Il Giornale

"Matteo, ora usa la ramazza..."
“Matteo, ora usa la ramazza…”

ROMA – Come e quanto – scrive Vittorio Feltri sul Giornale – abbiano grattato i mariuoli del Mose ce lo diranno alla fine dell’inchiesta i ma­gistrati che, essendo guidati dal procuratore aggiunto Carlo Nordio, persona seria e capace, sono affidabili. Noi non siamo in grado di ficca­re il naso nelle tasche dei ladri e non ci proviamo neppure”.

L’articolo completo:

 

Pe­rò, davanti allo scandalo, az­zardiamo qualche considera­zione politica, ovviamente di carattere generale. La prima è questa: con quale faccia tosta la sinistra ha avuto l’ardire di predicare per 30 anni contro i corrotti quando essa stessa vi­veva di corruzione? E con qua­le faccia gli eredi di Enrico Ber­linguer – citato ogni due minu­ti come un santo, addirittura celebrato nel trentesimo anni­versario della morte – conti­nuano a minimizzare il loro ruolo nella spartizione di tan­genti?
Fingono di non sapere che il mitico segretario comunista, colpito da ictus durante un co­mizio, s’inventò la famosa que­sti­one morale pur essendo con­sapevole che il Pci campava di rubli illecitamente incassati dall’Urss. Forse è giunto il mo­mento di squarciare il velo d’ipocrisia con cui i progressi­sti hanno coperto i fatti e i mi­sfatti che, direttamente o indi­rettamente, li ha visti responsa­bili. Le vicende veneziane emerse nelle scorse settimane sono talmente chiare nel loro squallore da meritare uno sfor­zo di sincerità da parte di colo­ro­che si sono impancati a mae­stri di rettitudine, pur razzolan­do male per lustri.
Bettino Craxi e Arnaldo For­lan­i furono condannati alla ga­lera perché il Psi e la Dc lucrava­no sugli appalti di opere pub­bliche. I due leader, secondo le sentenze dei tribunali, «non potevano non sapere» che nei loro paraggi giravano soldi ru­bati. Il Pci, che pure partecipa­va alla stessa abbuffata, la fece franca così come si salvarono le gerarchie rosse. La qual cosa autorizzò i postcomunisti a di­chiararsi eticamente superiori ai propri avversari, antropolo­gicamente diversi da chiun­que bazzicasse in aree politi­che di centro e di destra. Che la realtà non fosse questa era no­to a tutti gli addetti ai lavori, ma il concetto che gli inquilini (sfrattati) di Botteghe Oscure fossero campioni di onestà si era talmente radicato nella mentalità popolare da resiste­re ancora (almeno fino a ieri). Tant’è che alle recentielezioni europee il Pd è stato premiato col 40 per cento (e rotti) di con­sensi.

Se si tornasse presto alle ur­ne, il Pd confermerebbe il risul­tato? Forse. Ma oggi se non al­tro è ufficiale: la categoria dei ladri è trasversale, avendo rap­presentanti in ogni partito. E non ci vengano a dire, come ac­cadde in altra epoca, che i verti­ci democratici ignoravano che le stecche di Venezia fossero destinate a rimpinguare le cas­se del Pd.
Chi avesse dei dubbi, si rivol­ga per informazioni a Giorgio Orsoni, ex sindaco della città di San Marco. Sul quale (ormai libero perché ha patteggiato) occorre fare una riflessione. Egli,pur godendo di un’alta re­putazione, si era ridotto a men­dicare bustarelle che poi- paro­le sue- recapitava al partito cui non era e non è iscritto, ma dal quale veniva appoggiato in giunta. Le ammissioni di Orso­ni rivelano che la corruzione era stata elevata a sistema, una pratica abituale, al punto che lui stesso si prestava in veste di esattore, senza rendersi conto di commettere un reato. Egli agiva probabilmente come co­loro che posteggiano l’auto in seconda fila, i quali, a forza di sgarrare, si persuadono sia un loro diritto violare il codice del­la strada.
Inoltre, se rispondesse a veri­tà che il grano finiva alla tesore­ria del Pd, i dirigenti del mede­simo Pd non potrebbero più giustificarsi facendo gli gnorri ovvero dicendo che non sape­vano. Non sarebbero credibili. Matteo Renzi è l’ultimo arriva­to alla segreteria e non è esclu­so che sia stato colto di sorpre­sa dagli scandali, essendone estraneo. Non ce l’abbiamo con lui. Ma gli chiediamo trop­po se lo preghiamo di fare luce anche sui rapporti tra il Pd e le Coop, in modo da sgomberare il campo dal sospetto che ci sia sotto qualcosa di non esatta­mente corretto? Non è, la no­stra, una semplice curiosità. Dato che il premier sostiene di volere fare pulizia, la faccia fi­no in fondo. Magari in fretta.

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