Renzi prepara vertice Ue di Milano, ma Merkel lo umilierà. D’Argenio, Repubblica

Renzi prepara vertice Ue di Milano, ma Merkel lo umilierà. D'Argenio, Repubblica
Angela Merkel e Matteo Renzi

ROMA – Il premier Matteo Renzi tenterà la carta del Jobs Act al vertice europeo sul lavoro di mercoledì a Milano, per impressionare i capi di Stato e di governo Ue e ottenere il via libera alla Legge di Stabilità che a fine mese dovrà passare il vaglio critico di Bruxelles. Ma la cancelliera tedesca Angela Merkel ha già deciso che lascerà il summit in anticipo, prima della fine dei lavori, umiliando di fatto il premier italiano.

Questo il retroscena illustrato da Alberto D’Argenio sul quotidiano la Repubblica:

Il vertice per trovare ricette contro la disoccupazione doveva inizialmente tenersi a luglio a Torino, ma poi problemi di sicurezza e un’agenda troppo scarna avevano consigliato il governo, che detiene la presidenza di turno dell’Unione, di rinviare. A ottobre, con Renzi che immaginava un grande summit per rilanciare gli investimenti e la crescita, lasciando come accessorio il tema dell’occupazione.

Ma nulla da fare, il 30 agosto durante il vertice di Bruxelles sulle nomine europee la Merkel, spalleggiata dai colleghi olandese e svedese, ha smontato l’evento immaginato dal premier italiano, facendo notare come fosse inutile organizzare un mega summit prima dell’insediamento (primo novembre) del nuovo presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, al quale spetta proporre il piano di investimenti da 300 miliardi e, sperano Italia e Francia, regole più flessibili sui conti.

Dopo il “downgrade” Renzi aveva nuovamente cancellato l’appuntamento, ma poi nelle ore in cui annunciava di voler metter mano all’articolo 18, forte anche del sostegno di Hollande, ha deciso di riconvocarlo: il premier vuole sfruttare l’occasione per monetizzare al massimo l’approvazione del Jobs Act, impressionando i partner e i capi delle istituzioni europee con un annuncio in diretta sul via libera in prima lettura di una riforma giudicata fondamentale dall’Europa.

Sarebbe un colpo, visto che a fine mese l’Italia rischia la bocciatura della manovra e non è affatto scongiurato il rischio che torni sotto procedura europea sui conti. Tanto che il messaggio che Renzi intende riproporre ai partner è quello della flessibilità: ripeterà che le riforme sul breve termine hanno effetti negativi su deficit e debito e che bisogna trovare un modo per quantificare gli effetti positivi sul medio periodo. Ovvero essere elastici nell’interpretazione del Patto di stabilità e del Fiscal Compact con chi fa riforme strutturali. Un discorso che Renzi, da presidente di turno Ue, vuole rilanciare a Milano, proseguire all’eurosummit di Bruxelles a fine mese e coronare al summit di dicembre, l’ultimo a guida italiana. Ma non sarà facile, visto che in questo momento in Europa si litiga parecchio.

La scorsa settimana il botta e risposta Hollande-Merkel sul deficit francese, con Renzi che si è schierato con l’Eliseo anche per far capire a Bruxelles che l’Italia reagirà con veemenza in caso di bocciatura sui conti. Un clima che inevitabilmente si riversa sul vertice di Milano e che ha portato Renzi a decidere di tenere la “conferenza” informale non ci saranno decisioni eclatanti o conclusioni scritte e nel vuoto degli argomenti sarebbe inevitabile parlare del deficit francese e di quello italiano.

Così la Merkel ha già fatto sapere che lascerà il vertice con un po’ di anticipo e detterà la sua linea parlando brevemente con i media tedeschi quando gli altri partner saranno ancora intorno al tavolo. L’Italia coglierà l’occasione anche per far passare un messaggio in cui i capi di Stato e di governo dell’Unione riconoscono l’importanza di riformare i mercati del lavoro nazionali, magari concentrandosi su modello di contrattazione, variabilità delle retribuzioni a seconda del ciclo economico, sussidio di disoccupazione, flessibilità in entrata e in uscita (leggi articolo 18) e razionalizzazione delle forme contrattuali.

Un vero spot sul Jobs Act che – anche se mercoledì sarà passato, o starà per passare, al Senato – tra opposizione interna al Pd e sciopero generale, avrà dinanzi a sé ancora una strada accidentata.

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