X

Renzi snobba la festa Pd di Reggio Emilia. Tra lui e Graziano Delrio è calato il gelo

di Lorenzo Briotti |21 Agosto 2014 21:55

Graziano Delrio (LaPresse)

ROMA – Tra Matteo Renzi e Graziano Delrio è calato il gelo. Così scrive Andrea Zambrano in un articolo pubblicato sul Giornale. Che tra i due si sia rotto l’idillio, sarebbe provato dal fatto che il premier quest’anno non va alla festa del Pd di Reggio Emilia. Negli anni scorsi, spiega Zambrano, il premier era accolto come una star nella città del sottosegretario:

“Il premier Nei primi giorni di governo Matteo Renzi e Graziano Delrio non facevano che lodarsi a vicenda, ma ora l’aria è cambiata In principio erano Ietro e Mosè, indissolubile alleanza nata sull’asse Firenze-Reggio Emilia. Unita in un batter d’ali dall’Alta velocità e cementata da un’alleanza biblica secondo quel mix di potere e low profile che piaceva tanto ai rispettivi padri spirituali La Pira e Dossetti. Renzi-Delrio: la sacra alleanza dei sindaci. Uno esuberante e giovane. L’altro più saggio, dall’abile intuito post Dc nell’intuire gli choc epocali. Oggi non basta più l’Esodo, semmai la Genesi e il malconcio rapporto tra Caino e Abele. Che tra il premier e il suo fidato sottosegretario non corra più l’ardore dei primi giorni è cosa nota. E non solo perché i giornali continuano a scriverne malignamente”.

“Delrio ci mette del suo. Tipo quando ha demolito il bonus di 80 euro che per Renzi è un Piano Marshall, mentre lui si aspettava di più, salvo poi dare la colpa all’estate novembrina. Un po’ debole come analisi, ma tanto è bastato per far andare su tutte le furie l’amico. Che per tutta risposta ha declinato, senza nemmeno rispondere, all’invito della festa dell’Unità reggiana. «Non può esserci» mettono le mani avanti da Reggio. «Li ha snobbati perché Delrio ci sarà almeno tre volte», rintuzzano gli echi romani. Sgarbi tra amanti, si dirà. Ma quando marito e moglie sono costretti a ricorrere alla pezza del «non siamo mai stati così uniti», ecco che la frittata è già fatta. L’ultima è la vicenda strapaesana di Reggio, dove la locale Festa dell’Unità ha adottato da tempo il rottamatore. Folla da star con pullman organizzati perché, se non la più importante per fatturato, la kermesse di Reggio è da sempre il termometro del Pd: arringare lo zoccolo duro del partitone rosso è un must che si capisce solo se o abiti in Emilia o se sei di sinistra. Qui ci sono 3.000 volontari, molti dei quali si prendono ancora le ferie per friggere lo gnocco fritto”.

“Infatti sospirati desii scorrevano a fiumi anche solo l’anno scorso quando Renzi, nella sua ascesa al potere era di casa. Qui il rottamatore ha consacrato Delrio il «mio fratello maggiore» sotto una canicola di livorosi dirigenti rossi. Mentre lui, l’astuto consigliere, non ascoltava in platea con il politburo, ma era appollaiato ad una stanga di un capannone, come un grigliatore di salsicce che si prende una pausa per ascoltare il big di turno: sguardo perso nell’eterno, la giacca aggrucciata sulla spalla e soprattutto la camicia: sbottonata e terribilmente slim non per taglia, ma per costituzione fisica. Delrio ricambiava con la semplicità degli ospiti che già vedono lungo: «Dov’è Renzi?», urlavano i cronisti quando il rottamatore arrivò a chiudere due anni fa le primarie che lo avrebbero consacrato leader del partitone. «È arrivato da poco ed è andato da Graziano a riposarsi un po’». E giù a scrivere fiumi di inchiostro su quell’amicizia elegiaca forgiata nel focolare domestico sotto una covata di bambini, torte fatte in casa e prassi cattocomunista”.

“Qui Renzi era Matteo negli anni in cui a «Graziano» il ruolo di sindaco della città del Tricolore iniziava ad andare stretto. Per la presentazione di «Stil novo», nel 2012, i due arrivarono al cinema Capitol senza scorte né lacchè, come due spose in ritardo: a piedi, dopo aver preso il caffè. Oggi partono le maldicenze delle amiche e degli amici. Come quella del sottosegretario Luca Lotti che, proprio a Reggio nei giorni scorsi, a proposito del segretario generale di Palazzo Chigi Mauro Bonaretti, approdato a Roma nella dote di Delrio, lo liquidava così: «Diciamo che non ha ancora ben capito come funziona il meccanismo». Che detto di uno che lavora nei palazzi romani equivale alla condanna. Infatti c’è chi dice che Renzi vorrebbe mandare Delrio in Regione Emilia. Lui nega. Oppure sarebbe in vista uno smistamento ministeriale, agli Esteri? Alla Salute? Ovunque, purché lontano dalla stanza del bottoni”.

Però c’è chi fa notare la capacità di Delrio di fiutare i guai prim’ancora di un eventuale tweet #grazianostaisereno. Meglio un altro anno da potente sottosegretario o dieci da governatore della Regione? Ietro è a questo punto. Però, è scritto nell’Esodo, anche Ietro e Mosè alla fine dovettero separarsi e il suocero se ne tornò nel suo paese. A Madian. E senza la Tav”.

Scelti per te