Renzi e toto-ministri, Fabrizio Barca: prime pagine e rassegna stampa

Il Corriere della Sera: “Le tre riforme chiave di Renzi”. Le tentazioni del potere. Editoriale di Beppe Severgnini:

«Ci metterò tutta l’energia, l’entusiasmo e il coraggio che ho», ha detto Matteo Renzi, accettando l’incarico di formare il governo. Affermazione rassicurante, ma prevedibile: a 39 anni, energia ed entusiasmo non mancano; e il coraggio, siamo certi, si trova. Il nuovo presidente del Consiglio dovrà fare di più. Dovrà tirar fuori le sue qualità e vincere le proprie debolezze: perché la sua prima volta è forse la nostra ultima spiaggia.
L’Italia è l’unico Paese d’Europa che ha visto calare il prodotto lordo pro capite — un comune indicatore di benessere — dall’introduzione dell’euro sui mercati (1999). Non possiamo, perciò, prendercela con la nuova moneta: ce l’avevano anche gli altri. Dobbiamo prendercela con le nostre pigrizie e le nostre ipocrisie, che la politica ha accarezzato, invece di combattere.
Come ogni nuovo capo di governo, Renzi godrà di cento giorni di luna di miele con l’opinione pubblica. Forse qualcuno di meno, considerato il modo irrituale (e sbagliato) nel quale ha sloggiato il predecessore. In questo (poco) tempo dovrà dimostrare di avere obiettivi chiari, sfruttare le nostre risorse (indiscutibili) ed evitare tentazioni (inevitabili).

Un leader costretto a prendere atto di tempi più lunghi. La nota politica di Massimo Franco:
L’impressione è che pensi di farcela e possa riuscirci. Seppure in tempi un po’ meno brevi di quelli che aveva immaginato. Ma il Matteo Renzi emerso ieri dal colloquio di oltre un’ora col capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è apparso teso, più asciutto e meno baldanzoso del solito. Segno che al Quirinale si è reso conto di quali e quante difficoltà l’incarico di formare il governo comporterà. È possibile che a fine settimana torni dal presidente della Repubblica e sciolga la riserva. Eppure, per ora la composizione del suo esecutivo rimane avvolta da una nuvola di nomi e insieme da una sostanziale incertezza.
Anche se il problema, ormai, non è se farà il governo, ma che forma prenderà. Dalla sua composizione si capirà se può davvero avere ambizioni di legislatura, come ha dichiarato ieri Renzi dopo l’udienza da Napolitano; e se riuscirà a imporre il livello di novità col quale nei mesi scorsi ha costruito la sua immagine di picconatore della vecchia nomenklatura politica. Saranno decisivi le caselle dell’Economia, sulla quale il segretario del Pd non potrà prescindere dai vincoli europei, e i dicasteri da distribuire agli alleati.

La prima pagina di Repubblica: “Renzi: il governo tra una settimana”.

La Stampa: “Tasse, ecco la riforma di Renzi”.

Dirottato l’aereo degli italiani. Articolo di Enrico Caporale:

«Seduto accanto a me c’era un signore, stava spiegando ai figli che era tutto un gioco. Se si fossero comportati bene, avrebbero vinto un premio. Per non farci prendere dal panico abbiamo recitato anche noi, come Benigni ne “La vita è bella”. Ma in realtà eravamo terrorizzati».
Ieri mattina Gianluca Frinchillucci doveva arrivare a Roma con un Boeing 767 dell’Ethiopian Airlines. L’aereo era decollato da Addis Abeba alle 00,30 ora locale (in Italia erano le 22,30 di domenica) e, dopo lo scalo a Fiumicino delle 4,40, avrebbe dovuto atterrare a Malpensa. A bordo c’erano 200 persone – 193 passeggeri, di cui 139 italiani (tra loro anche Carlotta Pioli, figlia dell’ex allenatore del Bologna), e 7 membri dell’equipaggio -. «Eravamo in volo da oltre un’ora – spiega Frinchillucci – quando abbiamo sentito urlare dalla cabina di pilotaggio. All’improvviso l’aereo ha perso quota e le maschere per l’ossigeno ci sono cascate in testa. C’era molta confusione, sembrava un’avaria».
All’inizio nessuno capisce che si tratta di un dirottamento. Haile Medehin Abera Tagegn, etiope di 31 anni e co-pilota sul Boeing 767, approfittando di un bisogno fisiologico del primo pilota («Quando sono tornato dal bagno – spiega il comandante -, ha minacciato di far precipitare l’aereo»), si è barricato nella cabina di guida: vuole l’asilo politico in Svizzera. «Abbiamo passato momenti di puro terrore – racconta Giovanni Dardanelli, 54enne della provincia di Cuneo -. Stavamo sorvolando il Sudan. Qualcosa andava storto, era ovvio, ma non ci dicevano cosa». Diego Carpelli, 45enne romano di ritorno da una vacanza in Kenya, spiega che «dopo pochi minuti i passeggeri hanno iniziato ad accusare giramenti di testa e mal di stomaco». Gianfranco Dragà, geologo di Bressanone, in Trentino Alto Adige, pensa subito al peggio. «Ho ricevuto un suo sms – racconta la moglie -, temeva di morire».

Gli strani affari di Mr. Parmigiano con gli imitatori ungheresi. Scrive Fabio Poletti:

Gratta, gratta, si capisce che dentro questo palazzone in via Kennedy a Reggio nell’Emilia, di un bel color crosta di formaggio brunito, dove ha sede il Consorzio del Parmigiano-Reggiano, la guerra è ancora in corso. Il direttore generale Riccardo Deserti si trova prigioniero nella sua casa di Ferrara, raggiunto da un secondo ordine di custodia delle Procura di Roma per una vicenda di documenti fatti sparire dal ministero delle Politiche Agricole. Una storia – sostengono i magistrati romani – che è solo la seconda puntata della vicenda che aveva portato a un primo arresto per Riccardo Deserti, poi annullato lo scorso 4 gennaio, per l’accusa di corruzione per una serie di appalti col trucco allo stesso ministero. «Diciamo che il fatto che sia ancora al suo posto al consorzio malgrado il doppio arresto non è privo di un certo imbarazzo…», giurano molti tra i produttori che sfornano ogni anno oltre 3 milioni di forme di Parmigiano-Reggiano, il formaggio con più tentativi di imitazione al mondo.

Il Fatto Quotidiano: “La guerra dei ministeri. Renzi finisce in Barca”.

Leggi anche: Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “La grande monnezza”

Il Giornale: “Pressioni sporche su Renzi”. L’editoriale di Salvatore Tramontano:

Vogliamo credere che Renzi sarà un premier e non un portavoce. Il rischio è che fi­nisca prigioniero delle pressioni sporche del vecchio potere. Sa che in tanti vogliono addomesticarlo, ora tocca a lui fare chiarezza e scac­ciare i molestatori. Non basta infat­ti cance­llare Enrico e scrivere Mat­teo per cambiare la musica, soprat­tutt­o se poi gli orchestrali sono i so­liti vecchi personaggi e a scrivere lo spartito ci pensano Napolitano o De Benedetti. Il dubbio cresce do­po uno scherzo telefonico su Ra­dio 24 , architettato da La Zanzara . Un finto Vendola chiama Fabrizio Barca e l’ex ministro non solo ci ca­sca, ma rivela che è esasperato. Col­pa di Carlo De Benedetti. Il padro­ne di Repubblica fa pressing, stalking, lo tartassa, vuole che va­da a fare il ministro dell’Economia.
Barca si dichiara scandalizzato. «Questo è il modo di forzare, di sce­gliere, di discutere. Senza mai chie­dermi: ma se lo fai cosa fai? Se io di­co che voglio fare una patrimonia­le da 400 miliardi di euro, cosa che secondo me va fatta, tu cosa rispon­di? ».
De Benedetti, presunto faccen­diere politico, si affretta a smenti­re, facendo passare Barca per un mitomane. Qualcosa che non qua­dra però c’è. I nomi che girano per il dicastero dell’Economia sono Prodi, prima Letta, si rispolvera Amato,resiste Reichlin.C’è il Quiri­nale che pretende il suo pacchetto di mischia, un’assicurazione per non spaventare la signora Merkel e i burocrati europei. È la stagione delle pressioni sporche e contro­vento. Renzi che fa, acconsente? Si fa dettare la linea da Repubblica , il quotidiano con cui è in debito, quello che gli ha aperto la strada trafiggendo Letta? Perché se la si­tuazione è questa meglio andare subito a votare. I premier firmati Repubblica sono carta straccia.

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