Renzi: “Verdini non è un mostro. Ires, possibile tagliarla”

Renzi: "Verdini non è un mostro. Ires, possibile tagliarla"
Matteo Renzi (Foto Lapresse)

ROMA – “Denis Verdini non è il mostro di Lochness. Tasse, possibile tagliare l’Ires”: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, parla in un’intervista rilasciata a Claudio Tito di Repubblica. Sul tavolo tutti i temi: dalla riforma costituzionale all’appoggio dei verdiniani, dalla legge di stabilità alle unioni civili. Ecco alcuni estratti dell’intervista.

Si sta votando al Senato la riforma costituzionale. L’iter si è velocizzato dopo l’accordo con la minoranza del suo partito. Perchè ha perso così tanto tempo?
«Perso tempo noi? Fino a ieri dicevano che facevam troppo in fretta. A dire il vero è il contrario. Comunque è il contrario. Nel momento in cui abbiamo deciso di velocizzare l’iter parlamentare, abbiamo chiuso un accordo interno. Da due mesi dico che i numeri ci sarebbero stati. (…) Obiettivo raggiunto».

A lei forse non piace il “metodo Mattarella”? Il Pd unito però ha dimostrato il driver della politica italiana.
«E perché mai dovrei contestare il metodo Mattarella? Considero il risultato dell’operazione Quirinale, tutt’altro che scontato in partenza, una delle vittorie più nette ottenute nella veste di segretario insieme al 41% delle Europee e al raggiungimento che sembrava impossibile di un’ottima legge elettorale. Io voglio il PD unito, sempre. E lavoro per questo».

Veramente è sembrato soprattutto che ci fosse una gara a non legittimarsi reciprocamente.
«Nel PD c’è ancora qualcuno che forse non ha ancora elaborato a pieno il lutto del congresso. Magari perché raramente in passato lo aveva perso. (…)  Dovremmo invece trovare regole condivise sul voto di fiducia, ma sarà un tema che ci porremo in futuro, non adesso. Siamo quasi a metà della mia segreteria: tra breve chiunque potrà metterla in discussione e vincere il congresso. Questo è il bello del confronto».

(…) Proprio per questo non è un problema avere i voti di Verdini? Lei li ha usati strumentalmente per convincere la minoranza dem non nella ricerca dell’unità.
«Verdini ormai è diventato il paravento per qualsiasi paura. Tutti lo evocano anche vedendolo dove non c’è: ormai è raffigurato come una sorta di mostro di Lochness nostrano e credo che questa definizione lo faccia contento e sorridente come non mai».

Il mostro di Lochness, però, lo è almeno chi nell’aula del Senato insulta gli avversari con gesti volgarissimi.
«Ogni gesto volgare, in modo particolare verso le donne, va censurato senza se e senza ma».

Potrebbe allora accettare l’ingresso dei verdiniani in maggioranza?
«Verdini e i suoi non fanno parte della maggioranza di governo. Votano le riforme non la fiducia».

Se lei dovesse definire in una parola la sinistra, quale utilizzerebbe?
«Per me la sinistra è giustizia, ma non giustizialismo. È libertà, ma non liberismo. È eguaglianza, ma non egualitarismo».

La tradizione della sinistra che ad esempio ha visto protagonisti in modo diverso leader come Napolitano e Ingrao, può avere ancora un ruolo nel suo Pd?
«Se penso all’Europa le dico che certo che esiste una enorme questione legata alla sinistra. Pensi a come stavano le cose quindici anni fa quando la sinistra andava da Blair a Schroeder, da Jospin all’Ulivo per non valicare l’Oceano e toccare Clinton o Lula. E vinceva. Paradossalmente proprio mentre viene contestato in patria il PD costituisce un modello in Europa e nel mondo della sinistra. E il PD italiano accoglie le migliori tradizioni del riformismo nostrano. Se poi domanda a me, è naturale che io senta molto più forte il messaggio e la leadership di Giorgio Napolitano rispetto a quella di Pietro Ingrao, per il quale pure tutti noi nutrivamo sentimenti di grande stima e rispetto. Detto questo, il PD oggi è in mano a una generazione di nativi democratici. Che si definiscono più per la direzione nella quale vogliono andare che non per la loro provenienza».

A proposito di campagna elettorale e di comunicazione. Ripeterebbe i giudizi dati sui talk?
«Altolà. Per me parlano i fatti. Non ho mai messo il naso, mai, nelle vicende interne della Rai, dalle nomine alla programmazione. Perché noi siamo persone serie e vogliamo bene al servizio pubblico. Non è un bottino di guerra; ma una gigantesca occasione culturale ».

Ma il punto è un altro. Questo Paese ha già la sfortuna che il premier deve impicciarsi per legge delle nomine dei vertici Rai. Non sarebbe meglio stare lontano dai giudizi sui prodotti giornalistici? Non è suo compito.
«Ho detto e lo ripeto oggi domani e dopo domani che i talk show rischiano di diventare un pollaio senz’anima. È una critica che faccio innanzitutto alla politica, un’autocritica.(…) Detto questo, non è colpa mia se la centesima replica di Rambo fa più dei talk”.

Quando sarà approvata la riforma Rai?
«Io sono molto fiero del cda, della presidente e naturalmente del Dg. Faranno un buon lavoro con la vecchia e con la nuova legge. Sulla legge naturalmente deciderà il Parlamento, la palla adesso è nelle mani dei deputati».

Tra pochi giorni il governo presenterà la Legge di Stabilità. (…) Nel suo partito c’è chi contesta l’abolizione della Tasi per tutti.
« Toglierla sulla prima casa per tutti e per sempre è un fatto di giustizia sociale in un Paese in cui il 75% dei possessori di prima casa è un lavoratore dipendente. Ovviamente chi ha di più – e dunque dalla seconda casa in poi – continuerà a pagare la seconda, la terza, la quarta, eccetera. Le tasse scendono. Davvero».

Taglierete anche l’Ires?
« Nel 2017 senz’altro. Nel 2016 qualche altra sorpresa ci sarà e sarà positiva».

Però taglierete la Sanità.
«Falso. Nel 2013 sulla sanità c’erano 106 miliardi. L’anno dopo sono diventati 109, poi 110, il prossimo anno 111. Sulla sanità l’aumento di fondi è costante. Stiamo aumentando i fondi, non li stiamo tagliando».

Riuscirete ad approvare entro il 2015 le Unioni civili?
«Dipende da quando finiremo queste riforme. Ma non molliamo. E’ un impegno di civiltà».

Nel suo partito molti cattolici iniziano ad avere più di un dubbio. Soprattutto alla vigilia del Sinodo e del Giubileo. Non teme conflitti con la Chiesa?
«No, nessun conflitto. Ognuno svolge un ruolo».

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