ROMA – Dai telefonini sequestrati ai giovanissimi gigolò spunta una valanga di nomi di persone che andavano a cercarli. Si allarga l’inchiesta sugli incontri sessuali alla stazione Termini con i ragazzini rom. Tra gli arrestati ci sono anche alcuni religiosi.
Come racconta Adelaide Pierucci sul Messaggero di Roma,
i clienti lo sapevano: per adocchiare baby prostituti dovevano appostarsi sulla scala mobile che conduce in via Giolitti. Da lì gli sguardi ammiccanti, lo scambio del numero del cellulare, e poi l’appuntamento per consumare in casa (spesso in ville) dopo la doccia, oppure di corsa, su un vagone. Sono almeno un migliaio, secondo una prima stima degli investigatori, i clienti senza scrupoli che hanno frequentato Termini per adescare ragazzini, per lo più rom e minorenni. Pedofilia a basso costo visto che ogni incontro veniva pagato dai dieci ai cinquanta euro. Tra i frequentatori già schedati, ci sono commercianti, operai, sbandati, professionisti e religiosi, come don Dino, al secolo Placido Greco, finito in carcere per pedopornografia. Nomi da giorni al vaglio della polizia ferroviaria, delegata alle indagini dall’aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi.
L’inchiesta, che finora ha portato all’iscrizione del registro degli indagati di diciassette persone, di cui dieci finite in manette, rischia di allargarsi. Intanto gli inquirenti puntano ad accertare se il parroco, che si era ricavato un doppio lavoro da talent scout del cinema porno, fotografando decine di adolescenti nudi e stava riscrivendo la bibbia in chiave hard, possa essere stato spalleggiato da altri. Le immagini agli atti ritraggono ragazzini vestiti solo con il collarino ecclesiastico o fasce talari e lo stesso don Dino con altri simboli religiosi. Intanto il sacerdote si difende: «Avrò commesso dei peccati, ma sono un buon prete» si è giustificato dal carcere di Regina Coeli, dove ieri ha ricevuto la visita della sorella (…)