Roma brucia miliardi. La Ragioneria generale: “Default pagato da tutta Italia”

Roma brucia miliardi. La Ragioneria generale: "Default pagato da tutta Italia"
Roma brucia miliardi. La Ragioneria generale: “Default pagato da tutta Italia”

ROMA – “L’operazione di salvataggio per ora ha fallito nel suo obiettivo più importante: voltare pagina – scrive Federico Fubini di Repubblica – Quattro miliardi di aiuti in cinque anni da parte di tutti gli italiani non sono bastati alla città di Roma per iniziare a bruciare meno denaro pubblico e a offrire servizi più efficienti. I fondi dello Stato sono stati incassati, hanno tamponato le emergenze in serie della capitale, ma non hanno mai indotto un cambiamento nella gestione finanziaria di un’amministrazione cittadina che già nel 2008 era al default”.

L’articolo di Federico Fubini: “Gli ispettori. Anche se molti dei problemi più seri sono concentrati negli anni del centrodestra di Gianni Alemanno, la Ragioneria generale dello Stato non fa sconti a nessuna delle giunte di questi ultimi dieci anni. Al Campidoglio non c’era più Alemanno ma Ignazio Marino il 4 ottobre del 2013, quando due ispettori della Ragioneria hanno avviato una “verifica amministrativo-contabile” consegnata poi mesi fa”

La loro relazione, oltre trecento pagine, era destinata ad atterrare su un numero ristretto di scrivanie al ministero dell’Economia e nella giunta. Ma le conclusioni hanno un’evidente interesse pubblico, per la dimensione crescente dei trasferimenti incondizionati da tutte le regioni d’Italia verso la giunta della capitale. La relazione mostra nel dettaglio i conti di questi anni.

Per liberare l’amministrazione di Roma dall’assillo dei suoi debiti, dal 2009 al 2012 i contribuenti italiani si sono accollati oneri da 580 milioni di euro l’anno. Durante lo stesso periodo, hanno trasferito a Roma Capitale – la nuova entità libera dai debiti partita nel 2008 – altri 885 milioni di euro solo perché l’amministrazione potesse continuare a funzionare.(…) La requisitoria. Si legge nella relazione degli ispettori della Ragioneria: “L’esame dei dati di bilancio del periodo 2009-2012 (quelli della giunta Alemanno, ndr) dimostra come l’ente, nonostante le difficoltà finanziarie che hanno indotto lo Stato nel 2008 ad accollarsi il debito pregresso del Comune di Roma, abbia continuato ad aumentare progressivamente la spesa corrente”.(…) Del resto le responsabilità non solo ascritte solo al centrodestra. Secondo gli ispettori della Ragioneria, anche la giunta di centrosinistra di Ignazio Marino ha riprodotto gli stessi meccanismi: “A seguito del cambio di amministrazione, la situazione non sembra aver fatto registrare particolari miglioramenti – continuano gli ispettori -. L’attuale gestione, in linea con i comportamenti precedenti, ha dimostrato una notevole celerità nell’avanzare richieste di supporto allo Stato, mentre ben poco ha fatto per attivare le entrate proprie”.

Il caso Grecia. In fondo è all’opera fra Ragioneria, ministero del Tesoro, contribuenti e città di Roma la stessa dinamica che divide i Paesi di Eurolandia. I governi europei hanno accettato di finanziare la Grecia, ma chiedono in contropartita che Atene risani i conti per non aver bisogno di nuovi aiuti in futuro. Questo passaggio è mancato a Roma Capitale, secondo la Ragioneria: i sussidi dei contribuenti, offerti senza porre alcuna condizione, hanno prodotto nuovi comportamenti irresponsabili incoraggiando l’idea che altri salvataggi dello Stato sarebbero arrivati comunque in futuro. Così è stato nel 2013. Scrivono gli ispettori: “L’assegnazione di risorse, senza la richiesta di puntuali interventi per ridurre la spesa o sanare i comportamenti irregolari, è una modalità operativa che difficilmente può innescare comportamenti virtuosi da parte di un ente”.

Per legge ogni comune in dissesto sarebbe tenuto a tagliare la spesa fra il 10% e il 25% ma, visto il suo status di capitale, a Roma non è successo. Secondo le stime della Ragioneria, quegli interventi avrebbero prodotto risparmi per più di 400 milioni di euro l’anno e rimosso la necessità di sempre nuovi aiuti da parte dello Stato.

Dall’Atac agli appalti. La realtà della giunta capitolina e delle sue società partecipate resta invece un mondo a parte. Con il comune in default, la spesa corrente è cresciuta al galoppo dai 4,1 miliardi del 2009 ai 5,1 miliardi del 2012. Secondo gli ispettori di via XX Settembre, non è neanche attendibile il lieve surplus nei conti presentato nel 2012: se si tiene conto dei debiti spazzati fuori bilancio e dei crediti in realtà inesigibili, dunque posticci, emerge “un reale disavanzo di amministrazione di circa 485 milioni di euro”.

Tra i casi più estremi indicati nel rapporto della Ragioneria risaltano alcuni grandi appalti e la gestione della grandi controllate al 100%, a partire dalla società di trasporto locale Atac. Dal 2004 (giunta di Walter Veltroni) al 2013, l’azienda dei bus e del metrò ha registrato in media una perdita di 130 milioni l’anno e ha chiuso in utile solo il 2005, mentre nel 2010 è riuscita a perdere oltre 300 milioni di euro su circa mille di ricavi. I costi per il personale pesano per oltre metà delle spese totali, l’azienda è passata da 37 dirigenti nel 2008 (ultimo anno di Veltroni) fino a ben 97 dirigenti nel 2010 (dopo due anni di Alemanno) (…)

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