Roma, corruzione nei municipi: un listino per le tangenti

Roma, corruzione nei municipi: un listino per le tangenti
Roma, corruzione nei municipi: un listino per le tangenti

ROMA – Accordi tra imprenditori e funzionari municipali, per creare un monopolio di ditte privilegiate a cui assegnare appalti pubblici. Un sistema foraggiato a suon di tangenti, che funzionerebbe secondo quello che gli investigatori definiscono un “prezziario” variabile a seconda delle commesse manovrate. A ricostruire la storia è Michela Allegri sul Messaggero di Roma che aggiunge: “Secondo la procura il dirigente dell’unità tecnica pilotava la scelta delle ditte in cambio di mazzette dai 5 ai 25 mila euro e per la ristrutturazione della casa.”

Dagli atti dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 28 persone, tra costruttori, tecnici comunali e ispettori della Asl, sospettati di aver scambiato bustarelle per insabbiare irregolarità in alcuni cantieri, emerge che la Procura punta più in alto: l’obiettivo è quello di smantellare un meccanismo che, nel corso degli anni, avrebbe consentito sempre alle stesse ditte di vincere le gare indette dall’amministrazione municipale. Tutto ruoterebbe intorno all’Unità Organizzativa Tecnica del XIX Municipio (ora XIV), in cui il dirigente Antonio Adamo, secondo gli investigatori, sarebbe stato in grado di condizionare le corse d’appalto, ricevendo in cambio denaro e regali. Una fonte confidenziale della polizia giudiziaria, racconta di aver appreso che il funzionario, collettore delle presunte mazzette raccolte dai suoi tecnici di fiducia, avrebbe ottenuto somme che variavano dai 5 mila ai 25 mila euro. Le tangenti, secondo gli inquirenti, potrebbero essere state sborsate secondo un vero e proprio tariffario.

Per manovrare una gara relativa

«all’esportazione dalle strade di tronchi di quercia», si legge in un resoconto di polizia, il prezzo da pagare sarebbe di 17 mila euro. Alcune ditte avrebbero iniziato i lavori ancor prima dell’assegnazione ufficiale della commessa. In caso di controllo, però, la società appaltatrice sarebbe potuta incappare in sanzioni pecuniarie. Secondo gli investigatori, gli indagati erano pronti a fronteggiare anche questa eventualità. Ad effettuare il sopralluogo, infatti, sarebbe stato inviato dal Municipio un tecnico di fiducia che avrebbe omesso di indicare lo stato dei lavori e, in cambio, avrebbe ricevuto denaro. «Se la sanzione è di 100 mila euro – scrive la polizia giudiziaria – con una dazione che va dai 5 mila ai 10 mila euro si risolveva la situazione». Per non segnalare abusi in un cantiere, invece, il prezzo da pagare sarebbe arrivato anche a 10 mila euro (…)

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