ROMA – Nuovo caso di malasanità a Roma. I chirurghi dell’ospedale Cto hanno asportato il rene sano di una 84enne con un adenocarcinoma e per accorgersene sono dovuti passare cinque giorni. I due elementi che aggravano la vicenda sono: la sostanziale inutilità e pericolosità nel sottoporre una donna di 84 anni a un intervento così rischioso. E la notizia, non secondaria, che il Cto in questione deve chiudere da quasi 10 anni, o meglio deve essere trasformato in un centro di cura, riabilitazione e applicazione di protesi della Asl e dell’Inail, l’Istituto per gli infortuni sul lavoro.
Infatti, spiega Carlo Picozza su Repubblica,
in sala operatoria c’era un solo urologo: il reparto di Urologia infatti è stato il primo a essere stato chiuso in vista della trasformazione.
«Il suo nuovo ruolo», dice Carlo Saitto, direttore della Asl RmC «è indicato nel Piano della Regione per il riordino della rete ospedaliera: aspettiamo che il Cto diventi riferimento per il Centro sud nell’ortopedia, nella riabilitazione, nelle protesi e nelle lesioni midollari».
Picozza racconta ulteriori dettagli della vicenda:
Aspettando il miracolo da urologi fuoriclasse, del calibro di Michele Gallucci. Almeno questo vorrebbero i familiari dell’anziana. E chiedono quale aspettativa di vita avrà la loro congiunta.
L’interrogativo si intreccia con altri di qualche camice bianco che, nelle corsie del Cto, scuote la testa di fronte all’opportunità stessa di un intervento del genere in una donna così anziana. «Quanto accaduto è gravissimo», dichiara senza giri di parole, Carlo Saitto, direttore della Asl RmC cui l’ospedale fa capo: «Una tragedia per la paziente e i suoi familiari, che chiama in causa responsabilità sulle quali aspetto una relazione dal team operatorio e il rapporto finale di un’indagine interna». «Il primo quesito cui rispondere», ancora Saitto, «è se c’era o no la necessità di un’operazione di quel tipo per una paziente over 80».