Roma, sprechi e inchieste: l’Ipa affonda nel pantano

Sprechi e inchieste: la previdenza romana affonda nel pantano
Ignazio Marino (LaPresse)

ROMA – Di eterno, a Roma, non ci sono solo i monumenti e la storia. Nella Capitale d’Italia anche i carrozzoni pubblici attraversano indenni i segni del tempo, veleggiando sopra le ere sostenuti da un flusso continuo e inarrestabile di soldi. Caso tra i più eclatanti di questa sorta di ente immortale è quello dell’Ipa, l’istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti di Roma Capitale.

Scrive Brunella Bolloli su Libero:

L’ente (sulla cui stessa ragion d’essere già si potrebbero nutrire delle perplessità: che avranno mai di diverso i dipendenti capitolini?), sta in piedi dal 1940. Sopravvissuto al fascismo, a una guerra mondiale, al crollo della Prima Repubblica e alle prime avvisaglie di smottamento della seconda, l’Ipa se ne sta ancora placidamente al suo posto: geloso della propria autonomia e delle proprie prerogative, ha tirato avanti per tre generazioni senza colpo ferire. E c’è voluto uno scandalo dal cabotaggio vistosamente superiore alla media, un appalto monstre per i servizi informatici da 5 milioni di euro, perché il sindaco Ignazio Marino, fiutato il rischio di ulteriori polemiche sulla sua amministrazione già barcollante, decretasse che era stato passato il segno. Stop all’Ipa, struttura dell’amministrazione capitolina, anche se atipica», come recita il sito del Comune di Roma Capitale.

In verità, l’inquilino di Palazzo Senatorio può fare ben poco: non può rimuovere i componenti del Cda, mentre ha invece potere di nomina del presidente e del direttore generale, e sebbene al momento risultino indagati 6 consiglieri su 13, nessuno di loro pensa alle dimissioni, situazione molto tipica questa.

Le ultime elezioni sono state nel 2013, per le prossime tocca attendere il 2018. Il sindaco può però intervenire a favore di un commissariamento e, come recita l’articolo 6 dello statuto Ipa, che ne sancisce la «natura illimitata », esercita la vigilanza sull’attività dell’istituto e deve approvare o meno le delibere di modifica allo statuto. Per il resto patrimonio e amministrazione sono distinti e separati dal Campidoglio che deve provvedere alla manutenzione dei locali di via Francesco Negri, sede dell’ente. Il Comune medesimo è poi tenuto a fornire gratis illuminazione, riscaldamento e arredamento.

Dunque, se da una parte il rapporto con l’amministrazione capitolina è assai stretto, dall’altra sono passati decenni senza che alcun sindaco obiettasse alcunché sulla gestione allegra di questa associazione di lavoratori. Ora, è capitato che alla vigilia di Ferragosto, a Marino sia scoppiata in mano la grana dell’appalto milionario per l’aggiornamento informatico e allora, apriti cielo: ha scritto una letteraccia e ha chiesto la revoca del bando la cui scadenza era fissata per il Primo settembre. Revoca ottenuta, non senza strascichi e polemiche (…)

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