Sagra del carciofo e vini, Repubblica: “Così il Pd del Lazio spendeva i suoi fondi”

L'articolo di Federica Angeli
L’articolo di Federica Angeli

ROMA – C’è il finanziamento per la sagra del carciofo, l’acquisto di cento volumi della “Madonna delle Grazie”, la spesa di 4.500 euro all’enoteca della Tuscia “ecco come il Pd spendeva i suoi soldi nel Lazio” scrive Federica Angeli di Repubblica. Il Messaggero aggiunge: “Il conto, alla fine, è stato superiore ai due milioni di euro, soldi saldati dal gruppo regionale Pd nell’anno domini 2011, sotto l’era della governatrice Renata Polverini”. Era Polverini, appunto. Questo potrebbe spiegare “il silenzio” del Pd quando scoppiò lo scandalo rimborsi sull’altro fronte, quello del Pdl, tra maiali e cacca party. 

L’articolo del Messaggero:

Finora tra le anomalie rilevate dalla procura, c’è un conto di 5mila euro per un pranzo di Natale al centro anziani di Fara Sabina, poco più di 10mila abitanti, feudo del tesoriere Pd Mario Perilli. Poi i 700 mila euro speri per «stampa e manifesti». Di fatto, sostiene Perilli, in quella somma «ci sono anche le spese per i collaboratori (622mila euro) e quelle per il noleggio di auto (65mila euro). Tutto messo in rete sul sito del partito» (subito dopo l’esplosione del caso Fiorito). Le indagini mirano adesso ad accertare l’attinenza tra il rimborso richiesto, la fattura portata al pagamento e l’attività politica svolta. L’organizzazione di un comizio può essere discutibile sul piano politico, ma dal punto di vista penale non ha alcun rilievo. Caso diverso se si trovano ricevute che fanno riferimento a vacanze, al diamante per un’amica o a una cena con troppi zeri. E di anomalie, nel materiale fin ora esaminato, ce ne sarebbero tante.

L’articolo di Federica Angeli per Repubblica:

 L’operazione trasparenza si è rivelata, alla fine, un boomerang per il Partito democratico della Regione Lazio. Perché c’è stato chi, sulla pubblicazione online del 2011 fatta all’indomani degli scandali Fiorito-Maruccio, di come sono stati spesi i 2 milioni e 18mila euro a disposizione dell’allora gruppo consiliare, ha buttato un occhio. Tirando fuori “voci” e “consulenze” non semprefatte a rigor di legge. Così i nomi dei 14 consiglieri del gruppo Pd della legislatura 2010-2012 — dall’ex capogruppo Esterino Montino all’attuale capo della segreteria del sindaco di Roma Paolo Foschi — sono finiti tutti in un’informativa del nucleo tributario della finanza di Rieti che domani depositerà il faldone in procura.
Al momento per falso e peculato è indagato l’ex tesoriere del Pd alla Pisana Mario Perilli: sul suo conto corrente, è stato accertato, sono passati molti soldi del gruppo. Ma è quasi certo che, «in virtù del materiale raccolto e analizzato in questi mesi — spiegano gli inquirenti — altri consiglieri riceveranno a breve avvisi di garanzia». Prove importanti, secondo gli investigatori, della gestione non proprio accorta dei fondi, si nascondono in consulenze, regalie e convegni fantasma.
Prima zona d’ombra è sulla Promogest 3000, la società di consulenza fiscale, a cui sono state liquidate 15 fatture per un ammontare di 18mila euro, ingaggiata dai democratici proprio per «assicurare il regolare adempimento delle pratiche e delle formalità non inerenti la gestione vera e propria del consiglio». In pratica il gruppo regionale ha speso 1.200 euro al mese per avere una ditta esterna che, oltre al tesoriere Perilli, vigilasse sulla bontà delle spese. A quanto risulta neanche una voltala Promogest 3000 ha mosso obiezioni sulla regolarità della contabilità del partito democratico. Neanche per due consulenze legali (finite, anche queste, nelle carte delle fiamme gialle) affidate una a Maurizio Mansutti (5.350) e l’altra a Omar Sarubbo (7.500), entrambi avvocati e consiglieri del Pd di Latina, per mettere a punto «strategie di comunicazione per la provincia di Latina». In realtà quei soldi sarebbero stati spesi per pagare le spese legali di alcuni ricorsi al tar presentati dal candidato sindaco a Latina contro il suo avversario politico, hanno spiegato gli ex Pd della Regione Lazio.
Nel capitolo “spese natalizie” spiccano invece due voci interessanti per gli inquirenti. La spesa di 4.500 euro all’enoteca della Tuscia per (si presume) bottiglie di vino spedite ad elettori e giornalisti del reatino con tanti auguri di buone feste, e quella davvero bizzarra dell’acquisto di «numero 100 volumi “La chiesa della Madonna delle Grazie”», per cui sono stati prelevati dai fondi 2.420 euro consegnati alla tipografia e stamperia Art Graf di Civita Castellana. Un libro che, almeno dal titolo, sembra davvero aver poco a che fare con l’attività politica del gruppo consiliare.
Quanto al paragrafo “fatture opache” in ristoranti e agriturismi per convegni — da “La politica agricola del Pd” che pare non sia stato altro che un finanziamento per la sagra del carciofo a “Iniziative apartitiche per il sì al referendum del 12 e 13 giugno” che essendo apartitico non si capisce per quale motivo dovesse essere spesato dal gruppo — si tratta di fatture per oltre duecentomila euro, molte delle quali pare siano cene o pranzi fantasma. Ovvero mai esistiti, o almeno non per congressi. Al “Pinzimonio” di Fiumicino, ad esempio, il rendiconto parla di una spesa di circa 8.000 euro, ma il titolare del ristorante (un locale con dieci tavolini in tutto) non ricorda di «massicce presenze del gruppo Pd» per dibattiti e incontri.

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