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Sbarcati 30 cadaveri e il rischio vaiolo. Roberto Catania, Libero

di Gianluca Pace |1 Luglio 2014 15:18

L’articolo di Roberto Catania

ROMA – “Un barcone – scrive Roberto Catania di Libero – con trenta morti, 590 migranti e – forse – il vaiolo, sta per toccare le nostre coste. L’allarme arriva dal ministero della Salute, che ha vietato  all’imbarcazione della Marina Militare di approdare al porto di Catania”.

L’articolo completo:

Domenica scorsa l’equipaggio del pattugliatore «Orione» ha soccorso un natante con 390 nordafricani. Tra questi, è stato identificato un caso sospetto di malattia infettiva. «Un caso», fa sapere il ministero, «di interesse per il Regolamento sanitario Internazionale dell’OMS.

Il paziente – continua la nota – è stato isolato a bordo e sono state attivate le procedure necessarie di routine previste per giungere alla diagnosi del caso. Si specifica che la nave è tuttora in navigazione», diretta a Catania, ma all’ultimo dirottata al largo di Messina.

Ieri sera, hanno spiegato dalla Difesa, sono arrivati «a bordo della Orione, i medici incaricati di effettuare i prelievi» sul paziente con sospetto caso di vaiolo.

Le operazioni sono state però rese difficoltose dal mare forza 4 e dalle raffiche di vento a 30 nodi.

Una volta fatti i prelievi, scatteranno i riscontri in laboratorio. Solo dopo sarà permesso alla nave militare di toccare terra.

Nel porto di Pozzallo, nel Ragusano, stanno approdando i cadaveri trovati a bordo di un’altra carretta del mare. Si tratta dell’ennesima «tragedia dell’immigrazione, si sfoga il sindaco, Luigi Ammatuna, «Non sappiamo neppure dove mettere i 30 cadaveri. Abbiamo solo due celle frigo, già occupate. Dovrò adoperarmi con altri Comuni».

Anche in questo caso è intervenuta la Marina Militare, che ha trovato i cadaveri su un barcone di trenta metri, dove erano stipati in seicento.

I morti erano nella stiva di prua di un peschereccio accostato dalla fregata «Grecale», uccisi, probabilmente, dalla mancanza d’aria.

Secondo le prime indagini, la calca degli altri 566 connazionali ha inavvertitamente spinto i poveretti nei locali motori, dove, intrappolati, i trenta avrebbero respirato gas di scarico.

Da quella trappola i militari non riescono a recuperare i cadaveri, perciò gli uomini della Marina, imbarcati e messi in sicurezza i superstiti, stanno pensando di rimandare il recupero delle salme al momento successivo all’ormeggio in porto del barcone trainato, il cui arrivo è previsto per stamattina.

Nel frattempo a Pozzallo è approdata la corvetta «Chimera», che ha tratto in salvo 353 immigrati. A bordo ci sono molti bambini e donne. Le prime a mettere i piedi a terra sono state tre nordafricane in avanzato stato di gravidanza, portate a spalla dai soccorritori in una piccola tenda allestita sul molo come centro medico.

In 48 ore, secondo le stime ufficiali, sono state salvate cinquemila persone. In programma, però, ci sono ancora sbarchi ad Augusta, Porto Empedocle, Trapani, Salerno e Taranto.

Nel frattempo ieri, a Taranto, è arrivata la nave «San Giorgio», che ha trasportato 1.171 migranti salvati dal naufragio nel Mediterraneo nell’ambito dell’operazione «Mare Nostrum».

A partire da maggio, e soprattutto nelle ultime settimane, nel capoluogo jonico sono arrivati più di seimila naufraghi, poi ripartiti quasi tutti verso il nord.

I politici delle aree coinvolte dagli sbarchi temono il collasso. Ma più di tutto, in queste ore, il contagio. Le disposizioni per arginare il pericolo di un eventuale contagio da vaiolo sono in continua evoluzione.

In serata, ad esempio, da Catania è decollato un elicottero attrezzato per il trasporto di malati infettivi.

Il velivolo è atterrato sul ponte della nave militare «Orione». Le indiscrezioni fanno salire a due i casi di probabile contagio, uno dei quali potrebbe essere in pericolo di vita.

Il medico a bordo dell’elicottero avrebbe avuto indicazioni di indossare tutte le protezioni previste per i malati infettivi e valutare se portare indietro il migrante che versa nelle condizioni di salute più critiche. Gli altri 390 immigrati sono per ora all’oscuro delle condizioni dei connazionali.

Scende in campo il Sap, sindacato di polizia, per «diffidare il Dipartimento della Pubblica Sicurezza dall’impiego di agenti che non possono essere tutelati dal punto di vista sanitario».

Addirittura, spiega il presidente Gianni Tonelli, «la Croce Rossa siciliana avrebbe minacciato di non impiegare il proprio personale in assenza di adeguate misure di profilassi».

Ottenuto un contatto con il Viminale, il capo del Sap precisa: «Nel caso in cui il migrante risulti positivo» alla malattia infettiva, «tutta la nave sarà messa in quarantena. Il Ministero dell’Interno», incalza Tonelli, «come datore di lavoro ha precise responsabilità e, laddove si verificassero problemi di salute per i poliziotti, dovrà risponderne sia penalmente che civilmente.

La nostra recente denuncia sui casi di Tbc di cui sono state vittime le forze dell’ordine, assurdamente minimizzata dal Viminale, trova quindi altre clamorose conferme».

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