ROMA – “Scalfari e Pannella, il Papa non vi salva” è il titolo dell’articolo a firma di Antonio Socci su Libero:
Insieme a Fausto Bertinotti e a Eugenio Scalfari è Marco Pannella il più elettrizzato fan di papa Bergoglio («viva il Papa!», «noi radicali lo amiamo molto», «vorrei diventare un cittadino del Vaticano»). Una «stupefacente» conversione all’«oppio dei popoli», la religione, come ultimo approdo consigliabile in vecchiaia, perché – non si sa mai – di là si potrebbe anche trovare la sorpresa di Dio? No. Non c’è traccia di ritorno alla Chiesa cattolica, né di pentimento, né di cambiamento di vita, in questo colpo di fulmine che ha investito il leader di Rifondazione comunista e i due simboli dell’anticlericalismo, del laicismo e della scristianizzazione dell’Italia. Anzi. C’è l’esatto contrario. C’è – da parte loro – la sensazione di un trionfo inaudito della cultura radicale e laicista – dopo la società italiana – addirittura nella Chiesa. E da parte di Bertinotti c’è l’entusiasmo per un papa che si pone come nuovo leader rivoluzionario e noglobal del mondo. Ma è proprio così? Non sarà che Scalfari e Pannella sono semplicemente gratificati dalle telefonate e dai colloqui, visto il loro Ego da sempre arroventato? E Bertinotti non avrà equivocato l’invito alla «lotta» fatto da Bergoglio al Leoncavallo e compagni? Ricordo che di intellettuali, giornalisti o politici rimasti folgorati dai papi ce ne sono stati molti anche in precedenza. In particolare per il carismatico Giovanni Paolo II e per il sapiente Benedetto XVI. In quei casi però si trattava di veri e propri ritorni alla fede cattolica o di «conversioni» culturali che inducevano ad aderire almeno all’insegnamento culturale ed etico della Chiesa.
Invece, ha spiegato Sandro Magister, la popolarità di Francesco «non provoca ondate di convertiti. Anzi, con lui c’è un certo compiacimento nella cultura estranea o ostile al cristianesimo». In che senso? «Nel vedere che il capo della Chiesa si sposta verso le loro posizioni, che sembra di comprendere e persino accettare». Quindi l’esultanza dei vari Scalfari, Pannella e Bertinotti non è quella di chi ha ritrovato la fede, ma di chi ritiene di aver «conquistato» perfino il Vaticano. Eppure, si dirà, Bergoglio ieri ha parlato ai medici cattolici contro l’aborto e l’eutanasia. Dunque come può essere acclamato dai Pannella e dagli Scalfari? Non è la prova che han preso un abbaglio? In realtà il discorso di ieri non raffredderà affatto il loro entusiasmo bergogliano. Anzitutto perché gli interventi di Francesco su questi temi sono molto rari, mentre erano frequenti nei suoi predecessori in quanto volevano suonare l’allarme per un’umanità che – secondo la Chiesa – è in piena «emergenza umana», avendo smarrito (come ripeteva Madre Teresa di Calcutta) perfino l’abc dell’umanità. Bergoglio ha subito avvertito che non aderiva alla battaglia sui «principi non negoziabili» (la sua è stata una rottura pesante nel magistero) e ha giudicato addirittura «ossessionata» questa scelta del magistero precedente. Ma per quale motivo i discorsi di papa Bergoglio sembrano così contraddittori fra di loro?
Nell’autunno del 2013 una nota intellettuale cattolica sudamericana, docente universitaria, Lucrecia Rego de Planas, che conosce bene Bergoglio e ha collaborato con lui, fece un ritratto dell’uomo dove fra l’altro scriveva: «(Bergoglio) ama essere amato da tutti e piacere a tutti. In tal senso potrebbe un giorno fare un discorso in tv contro l’aborto e il giorno dopo, nello stesso show televisivo, benedire le femministe pro-aborto in Plaza de Mayo; potrebbe fare un discorso meraviglioso contro i massoni e, ore dopo, mangiare e brindare con loro al Rotary Club… questo è il Card. Bergoglio che ho conosciuto da vicino. Un giorno intento a chiacchierare animatamente con il vescovo Duarte Aguer sulla difesa della vita e della liturgia e lo stesso giorno, a cena, a chiacchierare sempre animatamente con Mons. Ysern e Mons. Rosa Chávez sulle comunità di base e i terribili ostacoli che rappresentano ’gli insegnamenti dogmatici’ della Chiesa. Un giorno amico del Card. Cipriani e del Card. Rodríguez Maradiaga a parlare di etica aziendale e contro le ideologie del New Age e poco dopo amico di Casaldáliga e Boff a parlare di lotta di classe e della ’ricchezza’ che le tecniche orientali potrebbero donare alla Chiesa». Dunque un vuoto di pensiero teologico e filosofico? Una sorta di peronismo pastorale che contiene tutto e il suo opposto? Il suo retroterra culturale è davvero misero (lui stesso lo chiama «pensiero incompleto»), ma la strategia pastorale c’è ed è molto evidente.
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