ROMA – “Confesso la mia colpa – scrive Selvaggia Lucarelli di Libero – Sono una di quelle donne sciagurate che va dai parrucchieri cinesi. E lo faccio spesso, quindi non c’è il semplice reato, c’è reiterazione. So già quale sarà la reazione delle sciure milanesi, degli xenofobi della messa in piega orientale, dei parrucchieri autoctoni”.
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So già che mi augureranno un’alopecia a chiazze entro Natale. Eppure, incurante degli anatemi, vado ad elencare gli innumerevoli vantaggi che ravviso nel farmi fonare dai cinesi:
1) La velocità. I cinesi lavorano sulla quantità, ergo, varcata la soglia del loro negozio, spesso non si fa neanche in tempo a togliersi il berretto da neve che ci si ritrova già con la testa sotto al rubinetto e col balsamo sul pon pon. E questo sempre. Non importa se il negozio è pieno. Piuttosto ti lavano con lo shampoo a secco nel retrobottega, piuttosto staccano l’estintore dal muro e puntano alla nuca, ma in 25 minuti al massimo devi toglierti dalle balle con la piega fatta.
2) Non fanno moine. Non cercano di intortarti proponendoti shampoo per il colore anti crespo automassaggiante lucidante rinforzante anti doppie punte. Nulla. Loro ti lavano con qualcosa che se non è il detergente per i cerchioni delle automobili poco ci manca e tanti saluti.
3) Sono bruschi. Farsi lavare la testa da un cinese che ha altre sette sciure in fila davanti alla porta è un’esperienza che va provata almeno una volta nella vita. Neanche Rocco Siffredi ha mai afferrato la testa di una donna con quella tempra. E non parliamo di quando passa al pettine per districare i capelli. Un cinese con un pettine in mano sarebbe capace di far confessare un leader dell’Isis ostaggio degli americani affetto da mutismo congenito.
4) Dai cinesi non ci sono riviste di gossip, numeri di Dipiù con la Laurito che addenta un babà in copertina, gli editoriali di Signorini sull’importanza della preghiera e del tiragraffi per i suoi gatti nella sua nuova vita. Sulla mensola di fronte a voi al massimo troverete delle boccette sinistre il cui contenuto potrebbe essere qualsiasi cosa, dal sangue di San Gennaro al diesel V power.
5) Lo so. Quando ti chiedono «Come vuoi capelli?», per i cinesi esistono solo due opzioni: Camila Raznovich e Maria Teresa Ruta.
6) Mentre ti asciugano i capelli con phon che generalmente sputano l’aria della temperatura di una geyser delle solfatare di Pozzuoli, i cinesi solitamente conversano l’uno con l’altro nel dialetto del loro cantone ridacchiando a più riprese.
7) Il prezzo. Con sette euro ti lavano, ti pettinano, ti asciugano e ti fanno arrivare al lavoro in orario. Con sette euro un parrucchiere italiano non ti spruzza manco la lacca sul ciuffo laterale.
8) Sono aperti sempre, in qualsiasi orario e non si fermano neanche il lunedì. Se la viglia di Natale, alle tre di notte, al quarto giro di poker vi si ammoscia la frangia, un cinese aperto in Viale Certosa lo trovate sicuro.
9) E vi offre pure lo spumante. Magari un improbabile spumante Franciastorta, ma ve lo offre.
10) Ok, l’arredamento è quello che è
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