X

Sgarbi sul Giornale: “Quando il realismo è fuori dal mondo. Uno sfregio alla Traviata”

di Gianluca Pace |9 Dicembre 2013 10:22

“Quando il realismo è fuori dal mondo E soffoca la musica”

ROMA – “Quando il realismo è fuori dal mondo E soffoca la musica”, Vittorio Sgarbi, dalle pagine del Giornale, critica La Traviata: “È giusto che una Traviata sgangherata piaccia a un uomo volgare come Maroni, ma certa­mente Verdi avrebbe preso a schiaffi sia Lissner sia Tcher­niakov”.

L’articolo sul Giornale:

L’intelligenza di un’interpre­tazione è una questione perso­nale, di sensibilità, non di attuali­tà. Eppure molti fingono di non capirlo. E arriva il regista russo Tcherniakov che trasferisce sul palcoscenico della Scala l’arre­do del ristorante tipico, tra via Solferino e via Fiori Chiari, che frequenta a Milano. Certo gli amori difficili e impossibili, ma non più per la disparità delle condizioni sociali, possono esse­re ambientati ovunque. Ma Ver­di ci racconta una storia, e noi ne vediamo un’altra. Il regista non ha il diritto (o non dovrebbe averlo) di violentare il musici­sta. Certo, Don Giovanni è spa­gnolo, e potrebbe essere anche cinese o indiano. Ma non si vede perché. Altrimenti Mozart ce lo avrebbe detto, chiamandolo «Don Jolly».
È giusto che una Traviata sgangherata piaccia a un uomo volgare come Maroni, ma certa­mente Verdi avrebbe preso a schiaffi sia Lissner sia Tcher­niakov. In questo contesto resta colpevole, benché veniale, an­che il richiamo del direttore Da­niele Gatti a Mandela, con an­nuncio verbale che toglie aura al­la silente autorità direttoriale. Per Mandela basta la retorica dei giornali e delle televisioni. Non serve La Scala. Sarebbe sta­to più genero­so e coerente ricor­dare il grande collega di tante sta­gioni alla Scala,Wolfgang Sawal­lisch, direttore della Filarmoni­ca, morto quest’anno. A lui, di­menticato, e non a Mandela, ovunque celebra­to, avrebbe dovu­to rendere omag­gio il grande tea­tro, con un minu­to di silenzio. Ma i luoghi comuni rendono comuni anche gli inter­preti originali. Nessun dubbio, infatti, sulla bon­tà della direzione musicale, rigoro­sa, a differenza dell’insolente re­gia.
Pertinente e op­portuno è, inve­ce, il soggiorno coatto del ministro Cancellieri a San Vittore, per garantire ai car­cerati la stessa e amorosa assi­stenza che aveva dato a una ra­gazza infelice e provata, come Traviata e, nel fisico, ben più cor­rispondente all’illustre prototi­po della ammiratissima Diana Damrau, meravigliosamente Traviata , nei gesti e nella parola cantata, benché placidamente rotonda e non affetta da tisi o anoressia. Con questo modello, si poteva sentire Traviata persi­no la Cancellieri, che ha dichia­rato, tra identificazione e senso di colpa: «Siamo tutti traviati. Non esiste una parte giusta e una parte sbagliata in tutte le co­se ».

Scelti per te