Sicilia, da 40 anni vive con la pensione del padre, ex consigliere monarchico

Da 40 anni vive con la pensione del padre, ex consigliere monarchico. Come lei altri 116
Da 40 anni vive con la pensione del padre, ex consigliere monarchico. Come lei altri 116

ROMA – “Da 40 anni vive con la pensione del padre, ex consigliere monarchico. Come lei altri 116” è il titolo dell’articolo a firma di Mario Giordano sulle pagine di Libero Quotidiano di venerdì 13 febbraio:

Da 40 anni vive con il vitalizio di papà. La signora Anna Maria Cacciola è davvero fortunata: non ha bisogno di timbrare il cartellino né di sopportare un capufficio fastidioso, non deve tirare su la claire del negozio né affrontare la fatica  di un turno in fabbrica. Niente di niente: le basta stare in panciolle sul divano, guardare fuori dalla finestra, farsi una passeggiata, e alla fine del mese, regolare e puntuale, le piove in tasca l’assegno da oltre 2mila euro della Regione Sicilia. A spese nostre, ça va sans dire. Perché lo sappiate: alla gentile signora abbiamo regalato, in questi 40 anni, oltre 2 milioni di euro. Una bella cifra, si capisce. E sapete perché l’abbiamo pagata? Per ricompensare il grande servigio reso dal padre della medesima alla democrazia italiana: 36 mesi all’assemblea regionale siciliana. Proprio così. Natale Cacciola, classe 1904, avvocato, messinese, si presentò alle elezioni del 1947 nelle fila del partito monarchico. Prese appena 3440 voti. Durante la legislatura subentrò a un collega e rimase in carica, per l’appunto, 3 anni. Di lui non si ricordano particolari iniziative: la sua scheda, sul sito ufficiale, alla voce attività svolta registra una malinconica riga bianca. Solo il vitalizio, quello sì, è degno di nota.

Ma possibile che dobbiamo pagare per 40 anni la figlia di uno che è stato in consiglio regionale per una manciata di mesi quando in Italia non c’era ancora la tv e in Russia c’era ancora Stalin? Possibile che per quei miseri 3440 voti abbiamo già dovuto spendere oltre 2 milioni di euro? Possibile, eccome. Il caso Cacciola, infatti, non è l’unico nel suo genere (andante assurdo con moto): sono ben 117 in Sicilia i figli, coniugi, parenti di ex deputati dell’Ars che godono del «vitalizio di reversibilità». La legge siciliana prevede infatti che, al momento della morte dell’onorevole, l’assegno venga riscosso dal coniuge e ( qui viene il bello) anche dal «figlio inabile al lavoro» o dalla «figlia nubile in stato di necessità». È evidente che, in questi termini, si tratta quasi di un incentivo a vivere alle spalle dei contribuenti: se il bebè d’oro vive sempre alle spalle del paparino onorevole, infatti, quando quest’ultimo lascia la terra dei privilegi, non gli sarà difficile dimostrare di essere «inabile al lavoro» o «in stato di necessità». L’assegno così potrà scorrere per l’intera vita. Perfetto, no? Sempre meglio che lavorare (…)

Il combinato disposto delle leggi vergogna fa sì che oggi ci troviamo dinanzi a contrasti lampanti: brevissimi periodi in carica e vitalizi che non finiscono più. Calogero Russo fu deputato 4 anni fra il 1951 e il 1955, la sua pensione gli sopravvive da 22, grazie alla moglie; Giovanni Cinà fu deputato 4 anni fino al 1959, la sua pensione gli sopravvive da 25, sempre grazie alla moglie; Orazio Santagata fu deputato 5 anni fino al 1955, la sua pensione gli sopravvive da 33, sempre grazie alla moglie. Pietro Di Cara fu deputato 8 anni, fino al 1959, la sua pensione gli sopravvive addirittura da 37 anni, sempre grazie alla moglie. Fra l’altro, in questo caso, la somma non è da buttare: 3900 euro al mese. Quasi 10 volte una minima. Come al solito: tutto perfettamente legale, tutto perfettamente ributtante. La legge privilegia quelli che le leggi le fanno (…)

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