MILANO – Giornata di servizi sociali per Silvio Berlusconi presso la struttura Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Al termine dei lavori, Berlusconi si è lasciato andare ad una stoccata che ha aperto ufficialmente il ‘toto allenatore‘ per il prossimo anno: “Voi anziani allenereste il Milan meglio di Seedorf“. Ne parla in maniera approfondita Il Messaggero nell’edizione odierna. Riportiamo di seguito l’articolo per la nostra rassegna stampa giornaliera.
«Sono stato simpatico a tutti. E’ stata un’esperienza toccante. La giornata è andata bene. E la prossima volta andrà ancora meglio. Porterò in regalo a tutti – promette Silvio Berlusconi, reduce all’esordio tra i malati di Cesano Boscone – gli orologi del Milan».
Il Milan? C’è un campo di calcio in erba qui alla Sacra Famiglia. Di erba alta. Nessuno ci gioca. Non si tratta naturalmente di persone, i pazienti a cui Nonno Silvio è venuto a dare assistenza, in gran forma di tipo calcistico. Ma la strategia della simpatia in Berlusconi passa sempre attraverso il calcio. Ha detto ai suoi vecchietti, ai malati di Alzheimer e agli operatori presenti, riuniti nella sala al primo piano della residenza San Pietro a cui l’ex premier è stato destinato da volontario coatto: «Tante persone, qui a Cesano, potrebbero gestire lo spogliatoio del Milan meglio di quanto lo faccia Seedorf».
Ma non è detto che i malati, immemori di tante cose e di tante esperienze personali e pubbliche e di tante persone (comprese Berlusconi e Seedorf: «Chi è questo gentile signore?», ha chiesto un paziente trovandosi di fronte il Presidentissimo) abbiano colto il riferimento all’allenatore rossonero di cui Nonno Silvio è già stanco.
Qualcuno dei presenti, però, lo ha semi-riconosciuto: «Io a lei mi sembra di averla vista sul televisore». Mentre lui, nelle oltre quattro ore del primo giorno ai servizi sociali seguito dai media di mezzo mondo, ha raccontato di Mamma Rosa, ha chiesto agli operatori informazioni sull’uso della musicoterapia nella cura di questa malattia, avrà pensato magari che la sua voce flautata potrebbe produrre qualche giovamento nella sofferenza di queste persone e chissà se alla fine di questa esperienza toccante non si esibirà come chansonnier per i suoi assistiti, e comunque le sue doti di istrione verranno sfruttate.Perché il suo compito deciso ieri al primo approccio, e che dovrà svolgere da venerdì prossimo, sarà di tipo comunicativo e motivazionale per individui che non sanno chi è lui ma spesso non ricordano neppure il proprio se stesso. É andato alla macchinetta del caffè, l’ex Cavaliere, nella sala piena di parenti, di malati, di operatori sanitari guidati da Maria Giovanna Sambiase che è l’ombra di Silvio («Saremo amici, anzi già lo siamo», le dice lui), e si è rivolto a un’anziana: «Oggi il caffè lo offro io». Proposta generosa, che però cade nel vuoto della difficoltà di comunicare di molte persone qui dentro. Ha ascoltato le grida di disperazione e i suoni scomposti provenienti da malati psichici ospitati nella palazzina affianco alla San Pietro, che è quella dove presterà la sua opera, e perfino il proverbiale buonumore di Silvio viene messo a dura prova. Ma lui crede nella sua nuova missione.
A un certo punto, l’ex Cavaliere sale sul terrazzo, e saluta con la mano quelle persone che soffrono e che urlano nell’edificio affianco. É il suo modo per fare del bene. Per calarsi nella situazione. L’atmosfera é tristissima in questo luogo. Nonostante Berlusconi abbia cercato di rallegrarla. Ha fatto il tour nei tre reparti che gli competono. Una donna addetta alla lavanderia lo descrive così: «Un sorriso per tutti, un saluto per ognuno di noi. É stato gentile e umile. É diversissimo da come viene dipinto. Ditemi ciò che devo fare e lo farò, così ha detto. Un sindacalista sbucato all’improvviso – si chiama Fiorito come Batman – lo contesta: «Berlusconi a San Vittore». Ma sono più forti le due fan arci-berlusconiane e una dice: «Silvio è come Elvis. Un mito. E i miti non si possono giudicare». Lo pensa anche Nonno Silvio, che qui è il più giovane o almeno il più sano degli anziani.
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