Sms o cellulare: se paga lo Stato costa il triplo. E la cresta a chi va?

Sms o cellulare: se paga lo Stato costa il triplo. E la cresta a chi va?
Mandare un sms

ROMA – Il record è quello della “scrivania operativa sagomata a L”, quella che secondo i depliant dei produttori è “pensata per creare isole di lavoro personalizzate”. Quando lo Stato ne compra una paga un prezzo differente a seconda dell’abito che indossa. Se il vestito è quello della Consip, la società per la razionalizzazione della spesa pubblica, il prezzo è di 163,81 euro. Se invece a bussare è un Comune o una Provincia, il prezzo già sale a 329,64 euro.

Se al negozio si presenta un ministero, la “scrivania operativa sagomata a L” costa ben 345,24 euro. Un caso? Per niente. Lo Stato, a seconda di chi fa gli acquisti, riesce a pagare persino un banale sms con un cellulare fino a più del triplo.

Scrive Andrea Bassi sul Messaggero:

Nero su bianco, pubblicato in un documento del ministero del Tesoro che, in collaborazione con l’Istat, ha rilevato il prezzo medio di acquisto di una serie di categorie di beni e servizi acquistate dalle amministrazioni pubbliche.

Un messaggino inviato da un cellulare in uso ad un ministero, costa fino a 0,070 euro, mentre se lo stesso ministero aderisse alla convenzione della Consip, lo stesso sms costerebe 0,019 euro. Dalla telefonia mobile, a quella fissa, dall’acquisto della carta fino alle auto, l’elenco dei possibili risparmi utilizzando le convenzioni della Consip è lungo.

La stessa società controllata dal ministero dell’Economia, solo poco tempo fa ha spiegato che se tutte le amministrazioni pubbliche si adeguassero al prezzo spuntato dalla Consip per i beni e servizi per i quali la centrale d’acquisto è attiva, il risparmio per le casse dello Stato sarebbe in un solo colpo di 2,6 miliardi di euro.

Matteo Renzi e i suoi collaboratori, in realtà, hanno puntato l’asticella decisamente più in alto. Dai tagli all’acquisto di beni e servizi puntano a ricavare fino a 5 miliardi di euro come dote da conferire ai 17 miliardi di tagli obiettivo della manovra autunnale.

Il problema resta sempre lo stesso, riuscire ad obbligare le amministrazioni a far ricorso alla Consip. I comuni e gli altri enti locali, titolari di una bella fetta di spesa, frenano.

La riduzione dal oltre 30 mila a solo una trentina delle centrali di acquisto ipotizzata dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, ancora segna il passo.

Come fare, dunque? La strada, in realtà, l’aveva in qualche modo indicata lo stesso commissario: tagliare gli stanziamenti pari alla differenza di prezzo per chi si discosta dai listini della Consip. Un primo passaggio al quale, poi, ne andrebbe aggiunto un secondo: l’allargamento del perimetro della spesa presidiata dalla centrale d’acquisto.

Dei 131 miliardi di euro di spesa per acquisto di beni e servizi, la società per la razionalizzazione della spesa ha convenzioni attive solo per una quota di 36 miliardi di euro.

Secondo le simulazioni effettuate da Cottarelli, questo perimetro potrebbe essere facilmente allargato di 6 miliardi di euro e, con uno sforzo di creatività, esteso anche a quella spesa definita «presidiabile con modalità innovative» e che ammonta ad altri 46 miliardi. Si tratta soprattutto di servizi come quelli fognari, la raccolta dei rifiuti, le manutenzioni e, persino, l’acquisto di alcuni tipi di armamenti (…)

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