Sorgenia, Banche e Cir trattano a oltranza. Cheo Condina sul Sole 24 Ore

Sorgenia, Banche e Cir trattano a oltranza. Cheo Condina sul Sole 24 Ore
Sorgenia, Banche e Cir trattano a oltranza. Cheo Condina sul Sole 24 Ore

ROMA – Sorgenia e la roulette russa della trattativa tra Rodolfo De Benedetti e le banche. Rodolfo De Benedetti è subentrato al padre da qualche anno come presidente di Cir, il gruppo che Carlo De Benedetti fondò 30 anni fa. Rodolfo De Benedetti è l’ideatore di Sorgenia, società destinata a operare nel settore della energia. Le banche non loro insieme sono creditrici di Sorgenia per 1.861 milioni di euro.

La partita è tra Rodolfo De Benedetti, che non vuole mettere più di 100 milioni nel capitale di Sorgenia e le banche, che vogliono fargli scucire più soldi ma che rischiano tutto o quasi se Sorgenia porta i libri in tribunale.
Lo scenario è ben delineato da Cheo Condina sul Sole 24 Ore, il quale, in mezzo a una cronaca abbastanza ottimista infila un capoverso da brivido:
Al momento, va sottolineato, nonostante l’avvicinamento di ieri, le parti restano ancora distanti e nessun scenario, in caso di mancato accordo, resta escluso, ivi compreso quello delle procedure concorsuali. Al proposito, domani si terrà un consiglio di amministrazione di Sorgenia che sarà chiamato a un aggiornamento della situazione alla luce dell’evoluzione dei negoziati.
Lo stato delle trattative è descritto da Cheo Condina così:
Ufficialmente le posizioni restano ancora distanti, ma si inizia a intravedere un ipotetico punto di caduta della ristrutturazione del debito da 1,8 miliardi di Sorgenia. La giornata di ieri, che in mattinata ha visto un vertice tra il socio di controllo Cir e le principali banche creditrici e nel pomeriggio un confronto tra il management del gruppo energetico e la vasta platea dei 21 istituti finanziatori assistiti da Rothschild, ha consentito un approfondito confronto sui due principali nodi sul tavolo: il contributo in termini di capitale della holding della famiglia De Benedetti e la governance della futura Sorgenia. Evidentemente si tratta di due temi legati l’uno con l’altro. Le posizioni sono note: Cir resta ferma sulla disponibilità a immettere massimo 100 milioni mentre le banche, pronte a convertire 300 milioni di debito in azioni (oltre a un prestito convertibile da 150 milioni), ne chiedono almeno 150. Per raggiungere un compromesso, andrà individuata una cornice di governance adeguata e cioè che garantisca a Cir di non restare relegata al ruolo di socio di minoranza di fronte al blocco bancario (continuando, per esempio, ad esercitare il ruolo guida di azionista industriale, con la nomina dell’amministratore delegato) e agli istituti di giustificare ai propri azionisti l’ingresso nel capitale del gruppo energetico. Stando alle simulazioni effettuate dagli advisor, ferma restando la conversione di 300 milioni di debito da parte delle banche, se Cir immettesse 100 milioni verrebbe diluita poco sotto il 25%, mentre con 150 milioni, arriverebbe al 33%. Una soglia considerata cruciale per bloccare eventuali operazioni straordinarie in assemblea ed evitare di restare sotto scacco degli istituti di credito nei prossimi anni, in cui la società sarà comunque chiamata a scelte strategiche per il proprio futuro, anche in termini di eventuali aggregazioni. Evidentemente, si tratta di un equilibrio non facile da trovare, date le numerose variabili in gioco, ma sarà proprio questo l’obiettivo dei prossimi giorni, in cui la trattativa si annuncia serrata, anche alla luce della forte crisi di liquidità di Sorgenia.

E ancora:

Anche tra le banche, peraltro, le posizioni non sono del tutto unanimi, anche se sarebbe stata ormai raggiunto un certo consenso tra le big (Mps, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Banco Popolare) sulla conversione in azioni, anziché in strumenti partecipativi, del debito da 300 milioni. In realtà, sul tema, l’istituto più determinato a entrare nel capitale con azioni sarebbe Mps, a fronte di un esposizione complessiva da 600 milioni che la porterebbe a diventare di fatto il secondo socio del gruppo energetico con una quota attorno al 15%. Al piano “inferiore”, cioè per quanto riguarda la trattativa per l’allungamento dei debiti delle controllate Sorgenia Power e Sorgenia Puglia, nei vertici di ieri sarebbero stati fatti alcuni progressi, anche se è chiaro che il destino del riassetto dipende dalla soluzione che verrà individuata per stralciare i 600 milioni di passività della holding. Su questo punto, le trattative proseguiranno serrate nelle prossime ore e c’è chi non esclude che la soluzione possa giungere a stretto giro.

Un quadro un po’ più fosco è quello tracciato da Libero:

 Nulla di fatto: la Cir e le banche sono ancora distanti. Per ora non c’è l’accordo su Sorgenia. L’azienda elettrica del gruppo Cir, controllato dalla famiglia di Carlo De Bene- detti, resta ancora col fiato sospeso. In cassa c’è sempre meno liquidità e gli istituti, che cercano direcuperare gli 1,9 miliardidi euro di prestiti non rimborsati,sono in pressing. Il debito bancario è al centro di un contro- verso negoziato, che va avanti da mesi. Le parti, tuttavia, sono anco- ra distanti. Non èuna vera e pro- pria rottura, quella registrata nella riunione di ieri a Milano, perché si va avanti a trattare. Nei prossimi giorni i manager di Cir e Sorgeniaincontreranno dinuovo i vertici delle banche. I contatti telefonici, co- munque, sono ormai quotidiani. La holdingdella famiglia De Benedetti non sarebbedisponibileaversare i150milionidi euro richiesti dalle banche e a finire in mino- ranza, in presenza di una conversione di de- biti incapitale doppiada partedei creditori. Al momento, secondo indiscrezioni, Cir si sa- rebbe dettadisponibile a iniettare nonpiù di 100 milioni per ricapitalizzare Sorgenia. Cifra troppo bassa per gli istituti, che chiedono uno sforzo maggiore. Ma la posizione della Cir, che non vuole fare sacrifici enormi per la con- trollata, sta innervosendo le grandi banche. Inballo,delresto,ci sonoquasi2miliardidi della ricapitalizzazione di Rocca Salimbeni). Intesa Sanpaolo, poi, deve recuperare 371 milioni, il doppio rispetto ai 180 milioni di Unicredit e ai 180 milioni di Ubibanca. Un po’ sotto, a quota177 milioni, c’è laBanca popo- lare di Milano, mentre il Banco popolare deve rientraredi157milioni eMediobancadi143 milioni.Cifre chele banchehanno iscrittoo stanno per iscrivere alla voce «sofferenze» nei loro bilanci, ma che corrono il rischio di tra- sformarsi in (pesanti) perditese salta il tavolo delle trattative. Per usciredallo stallo e spun- tare da Cir unamaggiore disponibilità a rica- pitalizzaresiragiona giocoforzasulcontrollo di Sorgenia. Tra le ipotesi sul tavolo resta quella di convertire il debito in strumenti par- tecipativi, azioni privilegiate dal punto di vi- sta patrimoniale, ma con meno poteri di go – vernance. Il piano B,più drastico, porterebbe le banche a controllare il 67% dell’azienda elettrica con i De Benedetti in minoranza. Il tempo è decisivo. Un po’ di aria fresca potrebbearrivare entrofinemesese ilmini- stro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, sbloccherà il contributo statale per Sorgenia e gli altri produttori tradizionali di energia elettrica. Per la controllata Cir si tratta di un«sussidio» da 100milioni di eurosu 600 milioni complessivi stanziato per il capacity payment (la remunerazione delle centrali ter- miche in perdita per il fatto di fornire capacità di riserva in caso di picchi di domanda). Il pre- sidenteCir, RodolfoDeBenedetti, hainvece escluso (è «infondata») l’ipotesi di una inte- grazione tra Sorgenia e l’Eni.

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