Una evoluzione positiva si prospetta per Sorgenia, la società operante nel settore della energia, creatura di Rodolfo De Benedetti, figlio di Carlo De Benedetti, gravata da un debito di 1,7 miliardi di euro col rischio di travolgere, e in parte già lo ha fatto, la controllante Cir e la “sorella” Repubblica.
Al catastrofismo del Giornale di Berlusconi che, nei giorni precedenti, aveva scritto di un debito addirittura di 1,8 miliardi, ha fatto eco sabato il Corriere della Sera con un articolo anonimo con una coda di ottimismo, anche se nel corpo dell’articolo si riferisce la diffidenza delle banche ceditrici e si prospetta un aumento di capitale che andrebbe a gravare sugli azionisti, tra cui principale è Cir, oggi dei fratelli De Benedetti, che di Sorgenia possiede il 65% e vengono elencate tutte le deficienze della azienda.
Infatti nelle ultime righe compare l’ipotesi di una “operazione di sistema con Edison” (termine che deve fare sempre tremare i contribuenti in Italia, visto l’esempio Alitalia) che farebbe finire Sorgenia nelle braccia di Edison,
Sotto il titolo
“Sorgenia stringe con le banche, Cir vola sull’ipotesi Edison“,
il Corriere della Sera ha anticipato che mercoledì 18 dicembre dovrebbe avvenire l’incontro fra il nuovo capo di Sorgenia, Andrea Mangoni e le banche creditrici, con le quali Sorgenia è
” esposta per 1,7 miliardi di euro”.
Nel corso dell’incontro, precisa il Corriere, Andrea Mangoni, assistito dall’advisor Lazard,
“presenterà il piano industriale di Sorgenia, all’interno del quale formulerà la proposta della società sull’allungamento dell’indebitamento finanziario netto, la metà del quale in scadenza tra il 2014 e il 2015.
“Mps (anche azionista di Sorgenia con l’1,2%) è la banca più esposta, seguita da Intesa Sanpaolo e poi a scendere da Unicredit, Ubi Banca, Banco Popolare, Bpm, Mediobanca e altri istituti italiani ed esteri.
“Le banche attendono di conoscere i numeri del piano elaborato da Mangoni e non è escluso che, una volta esaminate le richieste della società, possano chiedere agli azionisti di Sorgenia (controllata all’81,6% da Sorgenia Holding, di cui Cir ha il 65% e l’austriaca Verbund il 35%) di mettere mano al portafoglio per contribuire al riequilibrio finanziario.
“Sorgenia, nonostante un parco centrali tra i più recenti in Italia, risente delle difficoltà che vive il sistema delle centrali a ciclo combinato, i cui livelli produttivi sono schiacciati dalle rinnovabili da un lato e dalla caduta della domanda sul mercato elettrico dall’altro. Una difficoltà che unita al costo del gas determinato dal contratto «take-or-pay» da 2 miliardi di metri cubi all’anno stipulato con l’Eni, pesa sui margini della società, che ha chiuso i primi nove mesi con una perdita di 434 milioni dopo svalutazioni per quasi 400 milioni.
“A Piazza Affari Cir, da qualche tempo sotto pressione per i problemi di Sorgenia, è rimbalzata (+5,36% a 1,14 euro) sullo scenario di un’operazione «di sistema» con Edison. La manovra porterebbe la holding della famiglia De Benedetti a conferire Sorgenia in cambio di azioni del gruppo controllato da Edf con un effetto «positivo» per Cir che potrebbe, rileva Equita Sim, «risolvere i problemi senza un aumento di capitale e ottenendo una partecipazione di una società più solida».
Per ora si tratta solo di scenari, non oggetto di confronto tra le società, ma che contribuiscono a rendere ancora più effervescente un settore in fermento che si avvia probabilmente a un giro di consolidamento. Anche E.On Italia è in cerca di un compratore per i suoi asset nella penisola mentre i produttori elettrici in genere premono sulla politica perché getti loro il salvagente del «capacity payment», una remunerazione per tenere accese le centrali come fonte di riserva da utilizzare in caso di bisogno”.