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Sorrell (gruppo Wpp): l’Italia? Non è un disastro ma agisca sulle riforme

di Gianluca Pace |17 Novembre 2014 14:18

Sorrell (gruppo Wpp): l’Italia? Non è un disastro ma agisca sulle riforme

ROMA – “Sir Martin Sorrell si è svegliato a Londra, ha visto i dati che raccontano l’Italia ancora in recessione, ha preso l’aereo per Milano ed è arrivato alla convention italiana del suo gruppo, Wpp, a piedi: causa manifestazione, in auto non si passava – scrive Danilo Taino sul Corriere della Sera – Primo commento: Economy down, strikes up, economia giù, scioperi in crescita. Non per questo, però, l’amministratore delegato del maggiore gruppo mondiale di servizi di comunicazione (pubblicità, relazioni pubbliche, public affairs, gestione dati, marketing diretto e digitale e altro) ha una propensione negativa verso la Penisola!.

L’articolo completo:

«Per me — dice in questa intervista — l’Italia è un’opportunità, non un disastro»: a patto che, aggiunge, faccia alcune riforme, per prima l’introduzione di una seria flessibilità nel mercato del lavoro.
Sorrell, uno dei più influenti imprenditori globali, tende a vedere le opportunità prima ancora dei rischi. Sa, dalle ricerche realizzate dalle sue società, che l’Italia vive una fase di «perdita di autostima» e nota che in alcuni continenti la sua reputazione cala. La rilevanza del Paese e della sua economia, però, gli fanno dire che il declino non è un destino. Sulla base della sua esperienza (è nato a Londra) sa che, come le imprese, anche le Nazioni possono riprendersi dalle crisi. Ribadisce che la chiave è la creazione di mercati del lavoro efficienti e cita Margaret Thatcher, Tony Blair e la coppia David Cameron e George Osborne (gli attuali primo ministro e cancelliere dello Scacchiere britannici) come i politici che «hanno fatto un eccellente lavoro» per trasformare il Regno Unito. Riuscirà a fare qualcosa del genere Matteo Renzi?
«Renzi è un ottimo comunicatore», commenta. Cita però John Kennedy e Ronald Reagan, due grandissimi comunicatori, per dire che erano anche altro: sapevano attorniarsi di «persone e collaboratori eccellenti» e avevano una grande capacità di «negoziare», cioè incalzavano le situazioni, «non stavano seduti nel loro castello». Una sola di queste caratteristiche «non basta».
Il gruppo Wpp è presente in 110 Paesi e lavora con 351 delle 500 grandi imprese censite da Fortune Global: è nella posizione di misurare la temperatura dell’economia globale. Sorrell è piuttosto positivo sugli Stati Uniti: «L’analisi sui vent’anni futuri che la Cia presenta a ogni presidente a inizio mandato ha segnalato a Obama tendenze estremamente positive per l’America: le nuove scoperte di energia consentono a Washington di non avere più il problema dell’Arabia Saudita, lo lasciano alla Cina che ha sempre più bisogno del petrolio del Golfo; e l’introduzione di nuove tecnologie come le stampanti 3D e la robotica rende Paesi ad alto costo del lavoro meno svantaggiati rispetto al passato». In parallelo, vede per i prossimi anni un gruppo di emergenti — Cina, Russia, India, Messico e un’altra dozzina — ritornare ai livelli di inizio ‘800 per quel che riguarda la produzione mondiale, quando ne realizzavano quasi il 50%. La Cina — dice — è ormai paragonabile all’America, anche di essa si può dire che «se starnutisce tutti prendiamo il raffreddore»: il vertice dei giorni scorsi a Pechino, alla viglia del G20 in Australia, è stato la consacrazione della Cina grande potenza. E anche Narendra Modi, in India, è un riformista da cui Sorrell si aspetta grandi cose.
Ottimista sull’Asia, dunque, e straordinariamente positivo sull’Africa, a cominciare dalla Nigeria che considera «la Cina del continente». Lì, i mercati sono estremamente frammentati e questo rende difficile fare business, «ma le opportunità sono eccezionali».
Ovviamente, meno entusiasmo sull’Europa, dove — dice — la chiave sta nella posizione della Germania, nella sua ritrosia a favorire la crescita dell’inflazione. Più in generale lo preoccupa una tendenza prevalente in Occidente: dopo il crollo della Lehman nel 2008, le imprese tendono a non prendere rischi, siedono su montagne di denaro ma sono oltremodo prudenti: anche «l’innovazione è per lo più incrementale, migliora l’esistente ma difficilmente va oltre». In questo quadro, la crescita dell’Occidente «sarà mediocre, come dice Christine Lagarde», la numero uno del Fondo monetario internazionale.
Suggerimenti all’Italia: prendere punti di vista globali, innovare nel digitale e fare riforme affinché chi investe nel Paese lo faccia perché ci crede e vuole starci, non perché i prezzi sono bassi.

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