ROMA – Frode fiscale. L’Infanta di Spagna andrà a processo. È la prima volta che un reale finisce davanti ai giudici.
Scrive Gian Antonio Orighi sulla Stampa:
Luce verde per processare, per doppia frode fiscale, la principessa Cristina de Borbón y Grecia, sorella del re di Spagna Felipe VI, secondogenita del monarca emerito Juan Carlos, sesta nella linea di successione. Con lei, per 10 reati diversi, suo marito Iñaki Urdangarin. Una doppia imputazione che è una prima mondiale nella storia delle monarchie. L’Infanta, 49 anni, duchessa di Palma, sposata dal ’97, madre di 4 figli, coordinatrice della Fundación la Caixa e della Fondazione Aga Khan a Ginevra (600 mila euro annui di stipendio), rischia 6 anni di galera. Suo marito 20. Per la corona spagnola, una macchia indelebile.
La decisione è stata presa venerdì 7 novembre dalla Corte di Cassazione delle Baleari. Un verdetto unanime dei tre magistrati che hanno esaminato i ricorsi presentati dalle difese contro il rinvio a giudizio deciso dal gip José Castro a giugno. Cristina era indagata, col marito, per lo scandalo Nóos, una ong no profit che dal 2003 al 2006 ha intascato 21 milioni di euro, pubblici e non, gonfiando a dismisura le fatture di organizzazione di eventi sportivi. Parte dei fondi, circa 1 milione, sono finiti nella casse di una società di comodo, Aizoon, di cui i due coniugi controllavano il 50% ciascuno del capitale azionario, e che l’Infanta ha usato a man bassa per le sue spese personali.
A Cristina è andata ancora bene. Castro aveva chiesto di processarla anche per riciclaggio, reato caduto, che invece l’Alta Corte ha affibbiato a Urdangarin. I reati fiscali della Infanta riguardano gli anni 2007 e 2008, quando la sorella di Felipe VI non ha incluso nella dichiarazione dei redditi la sua parte dei denari che poi il marito ha evaso all’Erario, 337 mila.
Ma Cristina può ancora sperare: né l’Anticorruzione, né il pm, né il Fisco hanno chiesto di processarla, come invece ha fatto una parte civile, il sindacato «Mani Pulite». Ora il giudice Castro dovrà decidere se applicare la cosiddetta «dottrina Bótín», una procedura secondo la quale per i reati di evasione fiscale esiste la possibilità di sottrarsi al processo se non è lo stesso Stato a sostenere l’accusa. Molto difficile però che Castro, la cui decisione è inappellabile, scelga questa opzione.
Nessuna reazione da parte degli imputati e dal palazzo reale. Ma, segno dei tempi, in una Paese massacrato dalla corruzione (1.900 politici imputati in 130 cause penali) e dalla crisi, un sondaggio online di «El Mundo» rivela che il 95% dei sudditi di Felipe VI approva il rinvio a giudizio per frode fiscale di Cristina (…)