“Italiani soffocati dalla spesa”: il libro ‘La Voragine’ spiega come e perché

ROMA – Il ministro Piero Giarda ha detto che ci sono almeno 100 miliardi di spesa pubblica aggredibili subito e questa è la conferma che ci sono degli sprechi da eliminare. Nel loro libro ‘La Voragine’, Marcello Degni e Paolo De Ioanna, come scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, ricordano che il debito pubblico di questo Paese è passato fra il 1980 e il 1990 dal 56,1 a quasi il 100 per cento del Prodotto interno lordo. Non a caso sono gli anni in cui il ‘regionalismo’ dispiegava tutti i propri effetti, a cominciare da una spesa sanitaria letteralmente esplosa, senza che ci fosse un apprezzabile incremento nella qualità del servizio. Anzi. Mentre l’Italia delle Regioni diventava sempre più matura, i costi delle autonomie andavano in orbita e quelli dello Stato centrale continuavano a crescere con una progressione inarrestabile.

Gli autori di quel volume – scrive ancora Rizzo – concordano nel ritenere che l’esplosione del debito pubblico si sarebbe potuta contenere se la classe dirigente italiana, dopo il «divorzio» fra il Tesoro e la Banca d’Italia, avesse compreso che era necessario mettere sotto controllo le uscite correnti. Questo non si è purtroppo verificato. Anzi. Lo Stato centrale, ma ancor più le amministrazioni periferiche, hanno continuato a usare i soldi di tutti «come fossero i soldi di nessuno», per usare una metafora cui spesso faceva ricorso Tommaso Padoa-Schioppa. Abbiamo così dissipato tutti i benefici dell’ingresso nell’euro, a cominciare dai risparmi mostruosi che la moneta unica ci ha garantito sugli interessi del debito. 

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