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La squadra di Matteo Renzi: nessun vice e 6 donne su 12

di Gianluca Pace |4 Dicembre 2013 10:52

La squadra di Renzi

ROMA – E’ pronta la squadra di Matteo Renzi per la segreteria: nessun vice, sei donne su dodici e tanti volti nuovi, dalla Serracchiani a Funiciello. Non ci saranno Baricco, Farinetti o Pif promette Renzi che risponde: “Quei profili possono essere giusti per il governo. Non per il gruppo dirigente del partito”.

Si parte da Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia, ai rapporti con l’Europa (è stata deputata a Strasburgo). Toccherà a lei denunciare il «patto di stupidità» come il sindaco definisce le regole di Bruxelles. Accanto a lei, alcune giovani parlamentari che ancora non hanno trovato la visibilità ma che Renzi stima molto. Si parla di Flavia Malpezzi, deputata di Milano, che servirebbe a mantenere il contatto con la grande città del Nord. Di Silvia Fregolent, piemontese. Di Nadia Ginetti, senatrice umbra molto preparata che è stata anche sindaco del suo comune. L’identikit perfetto del dirigente renziano. Adesso la ricerca si concentra su una dirigente del Sud. La lista del sindaco va completata con un rappresentante del Mezzogiorno.
Da tempo Renzi esclude un vicesegretario. Ha rifiutato il ticket con Gianni Cuperlo. Non per inimicizia ma per non dare il senso di un inciucio. «Eppoi la figura inutile del vice non esiste in nessun altro grande partito europeo », dicono i suoi fedelissimi. Verrà scelto invece un coordinatore ed è l’unico nome sicuro della squadra. Quel posto toccherà a Luca Lotti, amico del sindaco, ex capo di gabinetto a Palazzo Vecchio, deputato. Lotti si è già fatto le ossa a Largo del Nazareno nella lunga transizione del dopo Bersani.
Nella sede del Pd, durante la segreteria Epifani, non si è spostato neanche un vaso senza chiedere a lui. E non un euro è uscito dalle casse del Pd prima dell’autorizzazione “del Lotti”. «Chiedete a lui», è stato il mantra dei vecchi dirigenti. Lotti quindi conosce la macchina del Pd e, a sorpresa, ha costruito un rapporto di stima (ricambiata) con uno dei fedelissimi di Bersani, Davide Zoggia. Scontata anche la conferma di Antonio Funiciello, oggi responsabile Cultura, forse in un altro ruolo. Funiciello è uno strenuo difensore della vocazione maggioritaria e un teorico del renzismo.
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