ROMA – Il chilogrammo di hashish trovato in suo possesso, i 17 ricoveri per lesioni e ferite e la causa della morte: arresto cardiocircolatorio da disidratazione. Carlo Giovanardi, senatore del Nuovo Centrodestra, parla di disinformazione sulla morte di Stefano Cucchi, celebrato come l’indifeso pestato e ucciso dalla polizia, ma di cui si dimenticano i problemi di droga e spaccio.
Giovanardi su Il Foglio scrive che dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma, che ha assolto polizia penitenziaria e medici per la morte di Cucchi, la disinformazione si è scatenata a partire dal Tg1. Così il senatore del Nuovo Centrodestra scrive un articolo, dal titolo “L’altro Cucchi“, in cui spiega il suo punto di vista sulla questione e di come anche i media abbiano la responsabilità di aver fatto una cattiva informazione sul caso:
“Quanti italiani sanno che prima dell’arresto come spacciatore (a casa sua sono stati trovati durante la perquisizione due panetti di hashish del peso di 905 grammi, un involucro di cocaina di 103 grammi, tre bilancini di precisione, materiale da confezionamento, confezioni di mannite, cellophane e carta di alluminio, altri involucri con hashish sparso per casa) Stefano Cucchi era stato ricoverato ben 17 volte al pronto soccorso a causa di ferite, lesioni, fratture refertate negli anni da decine di medici, tutte subìte nel limaccioso mondo che frequentava? E’ mai possibile che nel 18esimo ricovero i responsabili di lesioni siano stati i tre agenti della polizia penitenziaria?
Sin dall’inizio del caso ho detto che le eventuali responsabilità dovevano essere accertate nel processo, nel quale più di 40 periti e consulenti della pubblica accusa e dei giudici (che a loro volta hanno voluto nominare altri consulenti) hanno concluso non esserci relazione fra le lesioni e la morte: in primo grado e in Appello pertanto magistrati e giuria popolare (cittadini estratti a sorte) hanno assolto da ogni addebito gli agenti. Consulenti, periti, giudici, giurati popolari, pubblici ministeri del processo sono tutti dunque collusi?
Ma il Senato della Repubblica, elemento forse sfuggito al presidente Grasso quando ha ricevuto la sorella di Cucchi e da una foto ha dedotto che Stefano è stato massacrato, proprio sul caso Cucchi ha votato il 17 marzo 2010 un documento XXII-bis n. 2 intitolato: “Relazione conclusiva dell’inchiesta sull’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza delle cure prestate al signor Stefano Cucchi”. Tale relazione, relatrice la senatrice Albertina Soliani del Pd, è stata il frutto di una inchiesta nell’ambito della commissione sul Servizio sanitario nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino.
A pagina 3 sul documento si legge testualmente: “Il signor Stefano Cucchi muore intorno alle ore 3 del 22 ottobre nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini per arresto cardiorespiratorio come evento finale di un grave squilibrio idroelettrolitico. La causa della morte è, infatti, secondo la relazione dei consulenti tecnici di cui si è avvalsa la commissione, l’instaurarsi di una sindrome metabolica iperosmolare di natura prerenale dovuta a una grave condizione di disidratazione. In particolare, secondo i consulenti, il decesso si deve allo squilibrio metabolico e soprattutto idroelettrolitico conseguente alla mancata assunzione di cibo e di liquidi in modo regolare e sufficiente.
All’analisi medico-legale il paziente risulta portatore di due patologie: la sindrome traumatica e la sindrome metabolica. Non vi è alcuna relazione eziopatogenetica che collega il trauma alla sindrome metabolica. I consulenti tecnici ritengono si possa escludere, senza incertezza, che il decesso si debba alle conseguenze del trauma subìto. La sindrome dismetabolica e di squilibrio idroelettrolitico raggiunge un punto di non ritorno a partire dal quale non è più possibile correggere la sindrome attraverso la semplice assunzione di acqua, nella giornata del 21 ottobre”.
Il Senato è giunto pertanto alla stessa conclusione a cui è giunto il processo indicando nelle mancate cure e nella mancata somministrazione di acqua e cibo le cause della morte, come non mi sono mai stancato di sostenere in questi anni (la relazione del Senato spiega che al momento dell’arresto Stefano Cucchi pesava 52 kg e nel momento del decesso 42 kg). Per questo risulta davvero incomprensibile che la famiglia in cambio della liquidazione di un milione e 340 mila euro da parte dell’ospedale Sandro Pertini, abbia revocato la costituzione di parte civile in Appello nei confronti dei medici confermandola soltanto nei confronti dei tre agenti che secondo la famiglia avrebbero “ammazzato di botte” il povero Stefano.
Se l’opinione pubblica fosse stata informata di queste circostanze certamente si sarebbe confermata nella convinzione che Stefano Cucchi sia una vittima della sua vita difficile segnata dalla droga, dalle sue patologie e dalle mancate cure a cui doveva essere obbligato dai medici: ma certamente non potrebbe condividere la decisione del Consiglio comunale di Roma di dedicargli una via o una piazza”.