Stipendi in Parlamento, la rivolta dei sindacati. Ciriaco, Repubblica

L'articolo di Repubblica
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ROMA – “Nonostante il caldo di Roma – scrive Tommaso Ciriaco di Repubblica – in Parlamento tira aria gelida. È in arrivo la tagliola sugli stipendi dei dipendenti, frutto di nuove soglie salariali. La tensione tra Presidenze e sindacati è palpabile”.

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Da mesi i dipendenti sono sul piede di guerra. «Non parliamo con la stampa, ma nelle sedi istituzionali. Oggi però faccio un’eccezione. Più che calare la mannaia, a noi interessa una riforma che renda più efficienti — spiega Claudio Capone della Cgil — non facendola costare un ero in più del necessario, ma evitando provvedimenti inutilmente punitivi». Il tetto alle retribuzioni non va giù ai sindacati. Almeno, non se resta una misura isolata: «Introdurre un tetto — sottolinea Capone — dà l’idea che un datore di lavoro può decidere che un dipendente guadagni troppo e togliergli parte dello stipendio. Bisogna usare cautela: i salari, insomma, non sono l’inizio del problema. Se le leggi riconoscono che è legittimo il tetto, ne parleremo, ma sulla base di una consolidata giurisprudenza nutro qualche dubbio di costituzionalità ». Neanche Paolo Chirichilli (Uil) sembra darsi pace: «Perché nessuno scrive che c’è chi ha 500 giorni di ferie arretrate? Oppure, prendiamo il caso dei consiglieri parlamentari: hanno la capacità di un notaio o di un avvocato. Se uno studio notarile prende un milione di euro va bene, ma ci si scandalizza per la cifra ragguardevole che percepiscono i consiglieri. Signori, questa è l’istituzione più importante del Paese». Non si tratta di erigere barricate, ma di salvaguardare alcuni diritti acquisiti: «C’è un problema molto grosso di giurisprudenza — insiste Chirichilli — Sui 240 mila euro siamo disposti a trattare, ma ricordo che il tetto vale per la PA, mentre gli organi costituzionali sono invitati a risparmiare 50 milioni. E questo perché sono diversi, ad esempio per lo status giuridico dei dipendenti. Sa che se devo impugnare qualcosa, il mio giudice è interno?». L’aria, insomma, resta elettrica: «La stampa ci ha massacrato », dice Sabina Muscetta.
È anche una questione di orgoglio, di spirito d’appartenenza. Anna Danzi (Indipendente e libero sindacato), invece, non si sottrae: «Il nostro lavoro richiede una elevata professionalità. Come tutte le cose pregiate, come una Porsche, ha un costo. Nessuno si stupisce se costa di più un diamante di una pietra di scarso pregio». Si può discutere di tutto, «senza tabù»: «Ma da dieci anni sigliamo accordi a perdere. Siamo stanchi di vedere peggiorare il nostro status giuridico ed economico senza una riforma organica». Dietro l’angolo, nella disfida, già si intravede il rischio dei ricorsi: «Certo — dice Danzi — c’è un aspetto legale da tenere in conto, anche se spero che non saremo costretti ad adire le vie legali». Stessa linea di Chirichilli: «Se costretti, ricorreremo».

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