ROMA – Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervistata da Francesco Manacorda per la Stampa, non ha usato mezzi termini nella sua polemica con il primo ministro Matteo Renzi.
«Posizioni come quella di Renzi, che riducono le forme di partecipazione, indeboliscono la democrazia. Sempre. Non è un giudizio su questa fase, ma un’affermazione di scuola».
Renzi ha detto ancora ieri sera al Tg1 che «mi interessa il consenso delle famiglie italiane non quello delle associazioni». La concertazione è morta davvero – come lascia intendere il premier – o sta solo poco bene?
«Lui, che teorizza la necessità di cambiare verso, in realtà non fa che assecondare una tendenza già esistente. Penso che sia un errore. Ma penso anche che sia una grande occasione per il sindacato di riappropriarsi della contrattazione nelle fabbriche. Non mi angoscio di fronte alle sue parole, ma ritengo che esprimano un elemento di conservazione».
Ma si è chiesta il perché di questo martellare voi e le altre associazioni di rappresentanza?
«Di sicuro Renzi cavalca un’onda di parte dell’opinione pubblica. Ma forse ha anche un’idea diversa della relazione tra politica e società, peraltro tutta da sperimentare, quando dice che parla direttamente ai cittadini senza intermediazioni. È un modello ben conosciuto anche in Italia, nella versione politica di Berlusconi come in quella tecnocratica di Monti. Ma al di là delle singole organizzazioni c’è un modello che l’Europa dichiara di sposare che è quello della rappresentanza degli interessi e della partecipazione che aiuta a mantenere la democrazia. Non mi pare che il governo vada in quella direzione».
Il messaggio politico è chiaro: per Renzi voi, come Confindustria, non servite. Anzi, siete simboli della conservazione da abbattere.
«Di nuovo, penso che commetta un errore: non puoi semplificare una società complessa perché prima o poi tutta questa semplificazione ti si ritorce contro. La rappresentanza sociale è qualcosa che arricchisce e rafforza la democrazia. Volerla cancellare espone a rischi».
Anche se il sindacato, vi accusano in tanti, protegge solo chi ha un lavoro fisso e non chi il lavoro non lo ha o chi è precario…
«Mi sembra curioso che queste accuse arrivino da chi come primo atto riproduce, invece di cambiarli, modelli di precarizzazione. Ovviamente noi abbiamo un problema di rappresentanza, ma quando contestiamo i contratti a termine non facciamo altro che difendere proprio i precari. Mi rendo conto che è più facile andare per luoghi comuni che non affrontare il merito dei problemi, ma così non si risolve nulla».
È vero però che quando Renzi dice che sindacato e Confindustria devono spiegare cosa hanno fatto negli ultimi vent’anni incontra largo consenso. Lei cosa replica?
«Io replico per noi. Ad esempio la Cgil, ma tutto il sindacato, direi, in questi anni ha rappresentato chi pagava le tasse mentre altri evadevano, ha lottato contro la Mafia e la Camorra, ha combattuto i caporali e il lavoro nero, ha contribuito in modo determinante a far entrare l’Italia nell’euro. Poi certo ha fatto errori e subìto sconfitte, ma ha difeso sempre un mondo come quello del lavoro che era il peggio trattato. Invece ritengo che in questi vent’anni tanta parte del sistema d’impresa ha spostato alla rendita e alla finanza risorse che era meglio andasse agli investimenti produttivi. E ce ne sarebbe anche per la politica, che è stata troppo spesso silenziosa o assente».
Dunque lei e Squinzi non siete una «strana coppia», come ha detto il premier in un’intervista al Messaggero?
«Non abbiamo avuto e non abbiamo le stesse opinioni su tutto. E mi pare che Renzi, con il decreto sul lavoro annunciato, apra in toto a quanto Confindustria rivendicava su temi come l’apprendistato e i contratti a termine. Dunque sono stupita che veniamo accomunati. Più in generale dico che se si vuole non la concertazione, ma almeno una modalità di confronto politico ordinario, non si può gridare “aiuto, mi attaccano!” appena c’è dissenso. Bisogna misurarsi con gli argomenti; ne abbiamo già avuto un altro che diceva che non lo facevano governare».
E l’altra strana coppia, quella Renzi-Landini, funzionerà?
«Mi pare una coppia che si usa reciprocamente e auguro a entrambi di non farsi male. Ma a proposito di noi e della Fiom il premier dice una cosa scorretta: ci accusa di non avere bilanci trasparenti quando tutti i bilanci della Cgil sono pubblicati da metà degli Anni ’70, lo decise allora Luciano Lama».
Renzi annuncia anche la riforma della Pubblica Amministrazione e annuncia un vero derby conservazione contro innovazione. Voi da che parte sarete?
«Accogliamo con entusiasmo questo annuncio del presidente del Consiglio. Del resto abbiamo chiesto la riforma della Pubblica amministrazione in tempi non sospetti. Siamo per rapporti di lavoro che non siano sottoposti alla politica e per mettere mano a una forbice delle retribuzioni tra manager e dipendenti che è insopportabile. Vorremmo un sistema pubblico di qualità e al servizio dei cittadini e un riordino serio dei livelli istituzionali. Ma vogliamo capire davvero cosa pensa Renzi: già oggi, ad esempio, tanti dirigenti sono a termine, ma li nomina la politica. Confermare questa impostazione non sarebbe certo una grande innovazione; servono invece procedure trasparenti e bisogna mettere il lavoro al centro di questa riforma che avrà così tanta importanza per la vita dei cittadini».