La svolta di Casaleggio dopo il flop elettorale. Tommaso Ciriaco, Repubblica

La svolta di Casaleggio dopo il flop elettorale. Tommaso Ciriaco, Repubblica
La svolta di Casaleggio dopo il flop elettorale. Tommaso Ciriaco, Repubblica

ROMA – “Abbiamo detto per mesi o noi, o loro. E ora che abbiamo perso, passeremo i prossimi quattro anni a dire ancora o noi, o loro?” nasce da qui la svolta del Movimento 5 Stelle come racconta Tommaso Ciriaco di Repubblica:

La svolta più clamorosa del Movimento matura così, dietro il doloroso interrogativo che dal 26 maggio scorso turba i sogni di Gianroberto Casaleggio. Più che un dilemma filosofico, un problema di sopravvivenza politica. La scintilla non scocca subito, però. Di fronte alla batosta elettorale, la prima reazione è scomposta, sgangherata. Il Maalox, l’accusa di brogli, le lunghe vacanze di Beppe. Tutto, invece, inizia a cambiare il 5 giugno scorso, nei saloni della Casaleggio associati.
Il guru ha di fronte i capigruppo di Camera e Senato. Sono preoccupati: «Gianroberto, la situazione è esplosiva. I parlamentari sono in rivolta, cercano un capro espiatorio. Bisogna fare qualcosa ». È lì che il grillismo incomincia a cambiare pelle. Casaleggio sente Grillo, al comico interessa soprattutto mettere fine alla bulimia da talk show: «Ci danneggia». Il resto della strategia è affidato all’approccio aziendale del cofondatore. E i tempi, dettati dalla disperazione, sono fulminei: «Sono imprenditore, so fare solo così».
I sondaggi del quartier generale vanno solo in una direzione, occorre mostrarsi disponibili al confronto. Il terreno è quello della legge elettorale, anche se l’obiettivo è allargare il ragionamento all’intero dossier delle riforme. Non che la Casaleggio associati consideri davvero possibile accordarsi con il Pd. Anzi, l’obiettivo è quello di complicare la navigazione del governo. Nienteparolacce, comunque, né blitz sui tetti o corride in Aula: questa diventa la linea. C’è da costruire il volto rassicurante del grillismo. «Facciamo politica», sintetizza il capogruppo Buccarella.
A Roma, però, la tensione fatica a stare negli argini. I deputati litigano fino a tarda notte, in una riunione decisiva anche i due leader finiscono sul banco degli imputati. Cambia pure lo staff della comunicazione. I capigruppo, allarmati, tornano a Milano. Recapitano bozze di ragionamento dell’ala moderata. Il guru prende nota, infine ordina la svolta.
La scelta, in perfetto stile manageriale, è quella di testare la novità. Un po’ in sordina, allora, i capigruppo del Movimento varcano la scorsa settimana il portone del ministero della Giustizia per incontrare Andrea Orlando. Qualche ora e, venerdì scorso, il post sulla legge elettorale è ultimato. Resta fermo due giorni. Si attende l’attimo giusto, arriva quando i grillini ritengono imminente l’incontro tra Renzi e Berlusconi.
Restano da valutare gli effetti sulla stabilità della galassia grillina. I falchi, all’angolo, lamentano di non aver preso parte al momento decisionale. Neanche una mail, stavolta, annuncia la richiesta di incontro al premier. I dissidenti, per altre ragioni, sono perplessi: «Quando altri chiedevano a gran voce quanto ora sta accadendo – ragiona Walter Rizzetto – venivano additati come dissidenti e traditori. Non ero a conoscenza di queste nuove dinamiche, prendo atto che non ne abbiamo discusso assieme». Chi sostiene invece il percorso è Danilo Toninelli, mente della legge elettorale grillina: «È un sistema innovativo, capace di garantire la governabilità e utile a contrastare efficacemente il voto di scambio». Quanto alla rapida virata, spiega: «Abbiamo perso, ne prendiamo atto e Renzi diventa l’interlocutore».
Concetti indigeribili fino a qualche settimana fa, come rileva ironico il deputato Cristian Iannuzzi: «Svegliarsi la mattina e scoprire che è cambiata la linea politica del M5S non ha prezzo». E la base? Sul blog del Fondatore si respira un clima euforico. Pochi i commenti contrari, tanti invece i post di giubilo. L’ultima parola spetta però a Luis Orellana, epurato dal Movimento: «Dopo l’espulsione, gli insulti, le minacce di morte, ecco la conferma di essere ed essere stato sempre nel giusto».

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