Telecamere in sala operatoria: sicurezza per i pazienti

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Gennaio 2016 - 13:23 OLTRE 6 MESI FA

 

Telecamere in sala operatoria: sicurezza per i pazienti

(Foto d’archivio)

ROMA – Telecamere in sala operatoria. Come sui mezzi pubblici, negli aeroporti, in molti negozi. Come la scatola nera sugli aerei o su alcune auto. Un modo semplice per accertare, o almeno provarci, le responsabilità in caso di morti sospette ed incidenti tragici. Come quello accaduto a Giovanna Fratello, una bimba romana che il 29 marzo del 2014 entrò in una sala operatoria della clinica Villa Mafalda per un banale intervento chirurgico all’orecchio. E da lì è uscita morta.

Dalla sua storia prende spunto un toccante articolo di Pietro Piovani sul Messaggero che lancia l’idea di portare le telecamere in sala operatoria. Del resto, come sottolinea lo stesso autore dell’articolo, sono sempre di più i chirurghi che si fanno i selfie prima o dopo le operazioni. E così perché non portare anche una videocamera, oltre agli smartphone?

“Si parla tanto di trasparenza, è una parola che ci piace un sacco. La pretendiamo dalle istituzioni, dalle amministrazioni pubbliche, persino dai ristoranti: quando la cucina è a vista ci sentiamo rassicurati dall’idea di poter controllare con i nostri occhi che i fornelli sono puliti e che il cuoco non si mette le dita nel naso. Dunque ci potremmo aspettare che negli ospedali e negli ambulatori medici fosse garantito ai pazienti il massimo grado di trasparenza. Purtroppo non è così.

(…) Perché non registrare con una videocamera tutto quello che succede nelle sale operatorie? In alcune strutture sanitarie romane succede già. Anche i medici dovrebbero essere favorevoli: si sa che tra i chirurghi si è diffusa la moda di scattare selfie prima e dopo le operazioni, potrebbero unire l’utile al dilettevole.

Il 29 marzo del 2014 nella clinica Villa Mafalda una bambina di dieci anni di nome Giovanna è morta durante un banalissimo intervento chirurgico all’orecchio. Dopo quasi due anni di indagini e di ipotesi, ancora non si è accertato cosa sia davvero accaduto. Ci fosse stata una scatola nera, come nelle cabine di pilotaggio sugli aerei, ora come minimo sapremmo la verità. Come massimo, Giovanna sarebbe ancora viva, avrebbe dodici anni e andrebbe alle medie”.