Torino, panico in piazza: prescrizioni ignorate, commissione mai riunita

Torino, panico in piazza: prescrizioni ignorate, commissione mai riunita
Torino, panico in piazza: prescrizioni ignorate, commissione mai riunita

ROMA – Torino, panico in piazza: prescrizioni ignorate, commissione mai riunita. Ci sono tutti, dal prefetto al sindaco all’Asl. E tutti partecipano alle attività di verifica sulle “condizioni di solidità, sicurezza e di igiene” delle manifestazioni pubbliche. E’ la commissione provinciale di vigilanza sugli spettacoli, il cui operato – insieme a quello di tanti altri soggetti – è entrato al vaglio della procura di Torino per i fatti di piazza San Carlo.

Nella mattinata di sabato, il giorno della finale di Champions, come ha riferito la sindaca Chiara Appendino in Consiglio comunale, la commissione eseguì un ultimo sopralluogo e diede agli organizzatori (l’agenzia Turismo Torino) il via libera alla proiezione su maxi schermo della finalissima di Champions League. I magistrati dovranno capire se si trattò di un lavoro svolto a regola d’arte.

La commissione provinciale, regolamenti alla mano, è composta da prefetto (o dal viceprefetto), dal questore (o da un vicario), dal sindaco (o da un suo delegato), da un rappresentante dell’Asl, dal comandante dei vigili del fuoco, da un membro dell’ente che per disposizione della Regione svolge la “funzione di genio civile” e dal altri specialisti. L’inchiesta si sta dipanando lungo due direttrici ben distinte. Non è chiaro, per esempio, se si sia tenuto conto delle linee-guida per i grandi eventi contenute in una circolare del capo della polizia, Franco Gabrielli. Gabriele Guccione di Repubblica esplicita tutti i dubbi e le riserve sul buon funzionamento della commissione provinciale.

E’ altrettanto un fatto che né il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica (dove ieri si è deciso di trattare la festa di San Giovanni come un grande evento al pari della visita del Papa) né il tavolo tecnico operativo delle forze dell’ordine si siano mai riuniti in previsione della manifestazione di sabato, nonostante in passato l’avessero fatto per eventi considerati, evidentemente, a maggior rischio; per esempio i concerti di Madonna o degli U2, quando prefettura e questura decisero di vagliare uno ad uno gli gli spettatori che avevano comprato biglietti online dall’estero.

Nel caso della proiezione della finale di Champions si è scelta un’altra strada, quella di un controllo degli accessi che molti, quella sera, hanno giudicato troppo blando, tanto da non riuscire a bloccare il pullulare in piazza di venditori abusivi di birra in bottiglie di vetro. Un fenomeno, questo, che la commissione di vigilanza aveva chiesto espressamente di reprimere. Così come, tra le prescrizioni, era previsto anche il potenziamento della squadra dei vigili del fuoco da 4 a 11 agenti con l’aggiunta di un’autopompa. E l’installazione di megafoni e di un sistema di allarme, con un microfono collegato all’impianto acustico. La commissione imponeva anche di nominare un responsabile della sicurezza, di segnalare le vie di fuga e di migliorare l’accesso delle ambulanze, in un piano di emergenza sanitaria che prevedeva il collegamento diretto con i pronto soccorso della città e una tenda medica. (Gabriele Guccione, La Repubblica)

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