Veneziani su Libero: “Giovane scopre Dio e diventa etero. Per Arcigay omofobia”

Veneziani su Libero: "Giovane scopre Dio e diventa etero. Per Arcigay omofobia"
Veneziani su Libero: “Giovane scopre Dio e diventa etero. Per Arcigay omofobia”

BISCEGLIE (BAT) – Un omosessuale che racconta la “sua conversione” all’eterosessualità può essere definita una manifestazione omofoba? Sì secondo l’Arcigay Bat (Barletta-Andria-Trani). La vicenda è ripresa da Gianluca Veneziani sul quotidiano Libero.

Il fatto risale allo scorso 16 agosto. Durante il recital «Il mio canto libero», organizzato dal movimento cattolico Comunità Arca dell’Alleanza e patrocinato dal Comune, è stata raccontata la storia vera di un omosessuale che, dopo la conversione alla religione cattolica, è diventato eterosessuale.

L’Arcigay Bat ha denunciato il fatto come “omofobo” e ha chiesto scuse formali da parte dell’amministrazione.

Scrive Veneziani:

Il Pd locale, tuttavia, a nome dall’onorevole Francesco Boccia, non ha perso occasione per cavalcare l’onda, esprimendo la sua solidarietà all’Arcigay e parlando di «errore» e «superficialità» da parte dell’amministrazione. Il Pdci ha poi rincarato la dose, chiedendo una netta presa di distanza del Comune dal contenuto del recital.

Il primo a gettare acqua sul fuoco è il presidente della Comunità Arca dell’Alleanza, Leonardo Trione. «Abbiamo messo in scena», ci dice, «solo la testimonianza di un ragazzo che ha dato un senso alla sua vita attraverso l’incontro con Dio. La sua situazione di disagio, dovuta all’assenza della figura paterna, lo aveva portato ad avere una propensione omosessuale. Adesso invece quella persona è felicemente fidanzata con una donna. Parliamo però di un vissuto intimo che non si può assolutizzare né generalizzare».

Si mostra, al contrario, molto battagliero Michele Pio Antolini, presidente di Arcigay Bat. «Pochi giorni fa», ricorda, «avevamo inviato all’Arcidiocesi una lettera, in cui chiedevamo rispetto dei nostri diritti in quanto persone e in quanto cristiani. Ora, piuttosto, una comunità cattolica ci invita a curarci dalla nostra “malattia”. È questa la loro idea di “libertà di opinione”?».

(…). Non ci sta neppure l’Azione cattolica diocesana, che già tre giorni fa aveva manifestato il proprio appoggio alla Comunità Arca dell’Alleanza e paventato il rischio di creare un «complesso dell’omofobia». Il suo presidente Antonio Citro ci torna su, con fermezza. «Noi siamo convinti che l’omosessualità non sia una malattia, ma una tendenza da accogliere senza pregiudizi. Tuttavia il dato creazionale è innegabile: esistono uomini e donne. In questo senso, personalmente, ritengo l’omosessualità una cosa non naturale, un’inclinazione che non escludo si possa modificare attraverso la preghiera».

Se Luca era gay e adesso sta con lei, insomma – come cantava Povia – potrebbe trattarsi non solo di una scelta privata, ma anche di un cammino illuminato da una luce interiore e ulteriore. Viverlo e raccontarlo in pubblico, tuttavia, può essere molto pericoloso. Il rischio è di essere considerati bigotti, per essere stati plagiati da Santa Madre Chiesa; ritenuti «pervertiti», per essere passati dall’amore omo a quello etero; e soprattutto di essere additati come «omofobi».

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie