Yara Gambirasio: capello di Rosita Brena su giacca. Lei è…

Yara Gambirasio: capello di Rosita Brena su giacca. Lei è...
Silvia Brena. Rosita è sua parente?

BERGAMO – Non solo il sangue di Silvia Brena sulla giacca. Anche un capello, un capello che appartiene a Rosita Brena. E’ questa l’ultima, clamorosa, risultanza che arriva dalle analisi sul corpo e sugli indumenti di Yara Gambirasio. Un dato messo in luce dagli esperti e che ora potrebbe essere usato dalla difesa di Massimo Bossetti, unico indagato per la morte della ragazza.

Scrive Giangavino Sulas su Oggi:

Alla sedicesima udienza del processo per l’omicidio di Yara è comparso in aula il fantasma di un’altra donna misteriosa. Una donna che lasciato il suo Dna mitocondriale in un capello incastrato fra il giubbino della vittima e il terreno sul quale il corpo di Yara era riverso nel campo di Chignolo. Il suo capello era ancorato al terreno dal corpo di Yara, “Quindi”, ha aggiunto Salvagni, “non è volato in quel punto. C’era già quando Yara è stata aggredita”.

Questa donna, è scritto negli atti del processo, si chiama Rosita Brena. Non si sa altro, ma certo colpisce che abbia lo stesso cognome di Silvia Brena, insegnante di ginnastica già citata negli atti per via di una traccia di sangue lasciata sulla manica del giubbotto di Yara. Di questa traccia sempre Sulas aveva scritto:

«È positiva al sangue, abbiamo escluso che sia saliva o altro materiale biologico», ha rivelato, incalzato dalle domande dei difensori di Bossetti, il capitano Nicola Staiti, uno degli ufficiali del Ris di Parma che ha firmato la relazione su tutte le attività di indagine scientifica. E non può che essere una traccia lasciata nelle ultime ore di vita di Yara perché ha resistito molto bene a tre mesi di intemperie, pioggia e neve. «Non era stata dilavata», ha aggiunto il capitano. «Aveva un profilo complesso. L’abbiamo trovata perché sul polsino del giaccone abbiamo notato alcuni aloni scuri. Così abbiamo scoperto che si trattava di una traccia genetica. Era il Dna della Brena». Ma può essere una traccia lasciata per contatto?, ha chiesto l’avvocato Claudio Salvagni. «Lo escluderei», ha risposto l’ufficiale, «È qualcosa di più corposo». Silvia Brena già era comparsa in aula come testimone e ad almeno dieci domande rispose: «Non ricordo».

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