ROMA – “Io, da Uomini e donne ai valori di Silvio”. Questo il titolo dell’intervista a Ylenia Citino, a cura di Beatrice Borromeo, sulle pagine del Fatto Quotidiano del 25 ottobre.
Laurea con lode in Giurisprudenza, un passaggio nelle tv Mediaset e la passione politica che nasce già negli anni del liceo, a Catania. Che la 27enne Ylenia Citino abbia attratto le attenzioni di Silvio Berlusconi non è strano. Tanto che, quando la bionda militante del Pdl ha pubblicato il suo primo libro (Partiti a tutti i costi, edito da Sperling & Kupfer), il Cavaliere le ha fatto “una meravigliosa sorpresa, scrivendone la prefazione”.
Come ha conosciuto Berlusconi?
Attraverso i circoli giovanili del Pdl. È stato un momento ad alta intensità di emozione: avere davanti un personaggio così, che avevo visto solo in tv, è stata una sensazione che non scorderò mai.
Neanche lui: nella prefazione la riempie di complimenti.
Io ho disturbato varie volte la segreteria del Cavaliere. Dopo un sacco di mesi, quando ormai non ci speravo più, mi è arrivata una risposta positiva. Non mi sembrava vero.
Deve essergli rimasta impressa.
Non ci eravamo mai parlati a quattr’occhi. Mi ha davvero notata quando ho partecipato a un talk show in una tv locale romana. (…)
Non è che si è accorto di lei per via delle ospitate a Uomini e Donne di Maria De Filippi?
Ho partecipato solo a sei puntate. Anche se sono bastate a farmi etichettare come “troni-sta”. Che poi non era nemmeno il mio ruolo. (…)
E come facevano ad avere il suo numero?
Quelli di Canale 5 hanno le liste di persone che sono iscritte, e le tampinano.
Iscritte al Pdl?
Hanno un database, io c’ero dentro e infatti mi sono sempre chiesta il motivo.
Nel suo libro si fa continuo riferimento a etica e trasparenza. Quali sono i valori che l’hanno avvicinata al Pdl?
Ne potrei parlare per ore e ore.
Ne citi uno.
Quello della famiglia.
Berlusconi è condannato per prostituzione minorile.
Vogliamo l’elezione diretta del presidente della Repubblica.
Nella prefazione, il Cavaliere scrive: “La politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune”.
Perfettamente in linea con il mio libro, dove racconto gli scandali di Lusi e Belsito. (…)
La popolarità legittima i reati?
La mia cultura giuridica mi spinge a parlare solo dopo aver letto le carte del processo. Tra la verità e l’invenzione giudiziaria c’è una linea molto fine.