Aborto: “No al primario obiettore al San Camillo di Roma”. Protesta su Facebook

Aborto: "No al primario obiettore al San Camillo di Roma". Protesta su Facebook
Aborto: “No al primario obiettore al San Camillo di Roma”. Protesta su Facebook

ROMA – “No al primario obiettore di coscienza dell’ospedale San Camillo di Roma“. La protesta, al momento solo virtuale e preventiva, ha già raccolto duemila iscritti su Facebook, dopo le voci circolate sul possibile arrivo alla guida del reparto di Ostetricia e ginecologia di un medico proveniente da un ospedale religioso. Una scelta, secondo gli iscritti al gruppo, che metterebbe a rischio  il servizio di interruzione di gravidanza già traballante nella Capitale.

“A marzo cominciano le selezioni per il nuovo primario della Ginecologia del San Camillo – si legge sulla pagina Facebook – le voci di una nomina di un primario proveniente da ospedali confessionali, obiettore di coscienza, si fanno sempre più forti.

Il San Camillo è centro di riferimento regionale per la legge 194/78, non permettiamo che il più grande Ospedale pubblico della nostra regione venga umiliato dalla nomina di un primario proveniente da un ospedale privato della Chiesa… formiamo un grande gruppo e diciamo di no”.

Ad aprire il gruppo su Facebook è stata Lisa Canitano, ginecologa e presidente dell’associazione “Vita di donna”, che a scanso di equivoci ha pensato di far sentire subito la voce di quanti ancora oggi si trovano a dover combattere per vedere garantito un diritto acquisito quasi quarant’anni fa.

“Il problema – sostiene la ginecoloca raggiunta dal Corriere della Sera– è anche il livello di assistenza complessiva che si garantisce alle donne e alle coppie. Non basta infatti mettere a disposizione una stanza, magari ben lontana alla vista, per eseguire gli aborti. C’è bisogno di accoglienza, professionalità e del massimo della modernità tecnologica nella diagnostica prenatale. Tutte cose che un primario confessionale non può garantire!”

Qualcuno commenta sulla pagina Fb:

No agli obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche“.

E ancora:

“Viva i gruppi, perché è il modo migliore per coinvolgere le persone su temi specifici della sanità, individuarne i nodi critici e manifestare il proprio dissenso. In particolare questo mi pare che sia qualcosa di più, lo definirei, come si diceva ai nostri tempi, uno strumento di lotta sconfiggere l’oppressione. Nello specifico caso chi paga se un obiettore viene nominato primario al San Camillo, se dovessero esserci dei disservizi? Una donna, disagiata e magari extracomunitaria, rifugiata da conflitti?”.

Mentre il coordinamento regionale del Lazio per la legge 194 fa sapere che gli stop al servizio sono piuttosto comuni nel Lazio.

 “A oggi ad esempio – riporta il Corriere – gli ospedali di Genzano e Gaeta non eseguono più ivg per mancanza di personale non obiettore”.

Mentre altrove le possibilità diminuiscono drasticamente:

“A Viterbo e persino a Roma, al Sant’Eugenio, dove attualmente il servizio è attivo solo una volta a settimana”.

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