ROMA – L’Aids si risveglia in Europa, segnando un picco di contagi come non si vedeva dagli anni ’80. Il decorso di questa malattia, nel nostro continente, non è mai davvero iniziato a vedere i dati del rapporto annuale di Oms Europa e Centro europeo per il controllo delle malattie. In Europa non ci sono mai state così tante nuove diagnosi di Hiv come nel 2014, segno che la lotta alla malattia sta segnando il passo.
Il sistema di sorveglianza ha registrato per lo scorso anno 142mila nuove infezioni nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, di cui circa 30mila nella sola Unione Europea, il numero più alto mai visto da quando è iniziato il conteggio negli anni ’80. “Dal 2005 le nuove diagnosi sono più che raddoppiate in alcuni paesi Ue, e diminuite del 25% in altri – sottolinea Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc -, ma complessivamente l’epidemia non vede grandi cambiamenti. questo testimonia che la risposta al virus non è stata efficace nell’ultimo decennio”.
A vedere nel dettaglio dove, in Europa, si concentrano i picchi di nuovi contagi, l’Est la fa da padrona. Ai piani alti di questa classifica ci sono infatti Paesi come Romania, Slovacchia, Ungheria, Polonia…l’Italia invece è nelle posizioni basse.
Sono in aumento, segnala il rapporto, le nuove infezioni dovute a rapporti omosessuali, che erano il 30% nel 2005 mentre ora sono il 42%, mentre quelle dovute a rapporti eterosessuali sono il 32%. Marginale invece l’apporto di nuove infezioni da parte di tossicodipendenti che usano droghe iniettabili, appena il 4,1%. L’11% delle infezioni avviene nella fascia tra i 15 e i 24 anni e il tasso tra gli uomini 3,3 volte rispetto a quello tra le donne. “L’Europa – afferma Ammon – deve aumentare gli sforzi per raggiungere il gruppo degli omosessuali, anche valutando le nuove forme di intervento come la profilassi pre-esposizione”.