Al Pronto Soccorso: 5-12 ore di attesa e barelle di fortuna

ROMA – Fino a 12 ore di attesa, carenza cronica di personale e difficolta' ad essere trasferiti in un vero posto letto se si rende necessario il ricovero. E' la fotografia scattata dal Tribunale del Malato insieme all'Anaao-assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri, attraverso una recente indagine condotta in 70 strutture d'emergenza-urgenza di tutta Italia.

Ad essere analizzati sono stati per due terzi ospedali del Lazio (35,7%) e del resto del Centro Italia (31,5%), mentre Nord e Sud sono rappresentati entrambi con una percentuale del 18,5%.

Il problema maggiore e' dunque rappresentato dalle attese, e dalle barelle aggiunte nei corridoi in mancanza di posti letto. Se per l'accesso al triage, emerge dall'indagine, si aspetta infatti da pochi minuti a mezz'ora, un codice giallo puo' essere preso in carico fino a 5 ore dopo il suo arrivo al Pronto Soccorso, mentre un codice verde puo' attendere fino a 12 ore. E nell'attesa, spesso, i malati sono costretti a rimanere in piedi.

Se infatti le sale d'attesa con posti a sedere sono presenti nel 98,5% dei casi, i posti sono pero' insufficienti: ''Su 24 pronto soccorso – si legge nell'indagine – si sono trovati da un minino di due ad un massimo di 10 malati in piedi in attesa''. Mentre chi deve essere ricoverato, nel 37,7% dei casi aspetta piu' di sei ore per avere un posto letto. Nel frattempo, denuncia il Rapporto, le persone vengono sistemate in barelle aggiunte, che sono ''in media 5 per Pronto Soccorso monitorato'', con un massimo segnalato di 22.

Dall'indagine emerge tuttavia anche un dato positivo: si segnala un miglioramento delle strutture che, in nove casi su dieci, hanno eliminato le barriere architettoniche; nell'87% dei siti monitorati e' inoltre presente un'area di osservazione breve.

Lacune si segnalano invece in relazione alla privacy: le persone vengono in molti casi chiamate per nome e non vi sono spazi adeguati per garantire la riservatezza. Anche la presenza della vigilanza, nota il Tdm, e' da incrementare, visto che e' segnalata solo in poco piu' della meta' dei casi (55,8%). Da risolvere e' pure la carenza di mediatori culturali, presenti solo in un terzo delle strutture (34,2%).

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