Alcol-teen: a 11 anni la prima sbronza, a 15 il primo coma etilico del sabato sera

Alcol-teen: a 11 anni la prima sbronza, a 15 il primo coma etilico del sabato sera
Alcol-teen: a 11 anni la prima sbronza, a 15 il primo coma etilico del sabato sera

ROMA – “Il coma etilico del sabato sera“, ovvero “Le sbronze (sottovalutate) degli adolescenti“: in due titoli il Corriere della Sera condensa un problema che molti genitori italiani conoscono bene, cioè il sempre più diffuso vizio del bere per ubriacarsi che si sta facendo largo fra teenager. Inglesismo che questa volta calza a pennello perché la familiarità con la sbornia attecchisce già all’età di 11 anni e unisce ragazzini appena usciti dalla scuola elementare e giovani in età da maturità (intesa come esame).

Il Corriere, in una pagina di approfondimento firmata da Leonard Berberi, Simona Ravizza, Giacomo Valtolina e Rinaldo Frignani, fornisce alcune cifre del ministero della Salute, dell’Esfol e del progetto Espad Italia.

Dei 12,8 milioni di italiani che consumano bevande alcoliche, c’è un 7,5% che esagera (circa un milione). Di quelli che abusano con l’alcol quattro quinti sono maschi. Il Binge drinking, cioè bere per ubriacarsi ingollando grandi quantità di alcolici in poco tempo, riguarda il 3,6% dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni, percentuale che nella fascia di età 18-24 sale al 14,8%.

A “rischio alcolismo” sono il 12,2% (uno su 8) dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni, e l’8,4% delle ragazze (una su 12). Degli italiani in cura per dipendenza da alcol, quasi uno su 10 ha meno di 30 anni. E infine, in un sondaggio sugli studenti fra 15 e 19 anni, il 35,2% ha risposto di essersi ubriacato almeno una volta nell’ultimo mese.

Firenze, Milano o Roma, la musica non cambia. Scrive Leonard Berberi:

“C’è chi, a una certa ora della serata, non ne può fare a meno. E non esita ad alzare le mani e picchiare quando — com’è successo a Firenze — il negoziante rifiuta di dargli dell’alcol per non violare l’ordinanza comunale che vieta la vendita di bottiglie da asporto tra le 22 e le 6 del mattino.

Vodka e whiskey, rum e gin mischiati con bevande energetiche, soda e succhi di frutta. «Shot», i bicchierini da liquore, riempiti fino all’estremità che si tirano giù in un sorso il fine settimana. Quindi le serate «speciali» con prezzi scontati. Il mercoledì, per esempio. O il giovedì. Cocktail a tre, quattro euro. Shot a uno. Per non parlare degli «appuntamenti» sui social network. Come la «Nek nomination». Va di «moda» su Facebook. Bevi il più possibile. Intanto qualcuno ti filma con il telefonino. Così puoi pubblicare il video sul tuo profilo.
Un’emergenza sociale, insomma. Anche se i giovani italiani restano sotto la media europea. L’Est e la Scandinavia sono lontani. Però, spiega il ministero della Salute, da noi «si consolidano i nuovi comportamenti di consumo più vicini alle culture prevalenti nel Nord Europa». Che vuol dire sempre meno vino — «tipico della nostra tradizione» — e sempre più bevande ad altissima gradazione, sempre più fuori dai pasti e sempre più concentrati nel tempo”.

Simone Ravizza racconta la situazione dal punto di vista di un pronto soccorso milanese:

“A fine serata Barbara Guglielmi, medico del Pronto Soccorso del San Raffaele, è stravolta: «Arrivano con le ambulanze chiamate da amici o passanti. Trovati a terra, non riescono a stare in piedi e quando gli parli reagiscono in maniera aggressiva e si addormentano continuamente». Sono sempre di più e sempre più giovani. Disorientati, in preda ad allucinazioni, privi di sensi. «Gli ospedali più battuti sono quelli con la Pediatria», spiega il capoturno del 118. In via della Commenda, centro città, alla clinica De Marchi, gli adolescenti in trance alcolica incrociano bambini con la febbre alta. Qui, nei primi mesi del 2014 i ricoveri sono in crescita del 66 per cento rispetto a due anni fa: 50 casi in sette mesi, quasi quanto l’intero 2012. Il primario Emilio Fossati è preoccupato: «L’età si è abbassata. Oltre ai giovani tra i 14 e i 18 anni, si iniziano a vedere anche i 12 e 13enni».

La maggioranza sono femmine, che reggono le bastonate di una sbronza meno dei coetanei. «Sono disinibite, spesso appartenenti alla Milano bene», riprende Guglielmi del San Raffaele. Una forte ubriacatura può mandare in tilt il cervello, con l’interruzione dei rapporti tra i due emisferi e il rischio di arresto cardiocircolatorio e crisi respiratorie. […] Chiara Liverani, 47 anni, medico rianimatore dell’ospedale di Sesto San Giovanni, dopo una notte di volontariato davanti agli spazi East end di via Mecenate, periferia Est della città, è scioccata: «Mi sono imbattuta in adolescenti ammassati a terra che si vomitavano addosso fra di loro — racconta —. E non erano casi isolati. Li ho trovati in ogni angolo. Piuttosto che un’altra notte del genere preferisco una settimana non stop in ospedale. Certo, anche qui arrivano adolescenti messi male che rischiano il coma etilico. Un esempio? Una 14enne che si è ubriacata alle sei del pomeriggio durante una festa in casa dove si è scolata un’intera bottiglia di vodka»”.

A Roma stessa situazione. Scrive Rinaldo Frignani:

“«Dove sono? Non mi ricordo niente, scusate. Ho mal di testa, mi gira tutto. Qualcuno ha chiamato mia madre?». La ragazzina stesa sulla lettiga ha lo sguardo fisso sul neon. Chiede qualcosa agli infermieri, sta talmente male che non si capisce dove trovi la forza di comunicare in senso compiuto. A 15 anni Martina è una delle più giovani vittime dell’alcol di tutto settembre. Ma di solito negli ospedali romani, soprattutto nei weekend, vengono portati anche dei quattordicenni, qualcuno in coma etilico.

[…] Al Gemelli in un mese ci sono non meno di 40 casi come questi. Un ospedale in prima linea contro l’abuso di alcol, specialmente fra i giovanissimi. Come lo sono anche il Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina, il Santo Spirito a due passi da San Pietro, il San Giovanni, al centro della movida romana.
«Anche lì fanno i “botti”», commenta un paramedico in centro. Sdraiato davanti a lui c’è un turista in preda alle convulsioni. Le notti di settembre sono fra le più pericolose, anche perché la stagione estiva è quasi finita e i teenager sparano le ultime cartucce, a colpi di shottini e fast drink. […] L’allarme alcol nella Capitale, come dappertutto, scatta il venerdì e dura 48 ore. Solo che qui a spaventare è la vastità del territorio. «L’abuso di birra, vino e alcolici causa, per le sue conseguenze, gran parte dei nostri interventi — sottolinea Livio De Angelis, direttore della centrale operativa dell’Ares 118 —: incidenti stradali, risse, malori in discoteca o durante i tanti eventi da decine di migliaia di persone che vengono organizzati a Roma. Senza contare i turisti che bevono più del dovuto e si sentono male».
In una metropoli di 5 milioni di abitanti, compresi hinterland e litorale, ci sono emergenze uniche: il Concertone del Primo maggio, le feste di Capodanno («Le chiamate passano dalle quotidiane 3mila a quasi 9mila, e sono quasi tutte per alcol», rivela De Angelis), appuntamenti musicali che richiamano gente da tutta Italia”.

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