SAN FRANCISCO – Il cardo mariano viene utilizzato in medicina come un possibile antidoto all’avvelenamento da Amanita phalloide o tignosa verdognola ma non esiste in realtà un rimedio sicuro per le persone che mangiano questo fungo velenoso.
In California, tre persone che a dicembre hanno ingerito il fungo, hanno avuto bisogno di un trapianto di fegato e una bambina di 18 mesi ha subìto danni neurologici permanenti, secondo un report federale.
Dopo l’abbondanza di piogge, nelle foreste della California i funghi sono spuntati in gran numero e per alcune persone che li hanno trovati erano innocui, rappresentavano una gustosa pietanza e sembra che, almeno inizialmente, il velenoso fungo abbia un sapore delizioso. Un nuovo report federale, ha descritto dettagliatamente cosa è accaduto a 14 persone dopo aver mangiato il fungo nella Bay Area lo scorso dicembre.
Tutti hanno sofferto di nausea violenta. Dopo alcuni giorni hanno subìto danni agli organi poiché le potenti tossine hanno devastato il fegato. Quattro giovani, si aspettavano un viaggio psichedelico ma si sono ritrovati in ospedale e sottoposti a idratazione endovenosa l’unico trattamento noto per l’amanita phalloides; tre persone hanno subìto un trapianto di fegato mentre una bambina di 18 mesi ha riportato danni neurologici permanenti.
Fortunatamente si sono tutti salvati ma i Center for Disease Control and Prevention hanno stimato che il fungo, che si trova in tutto il mondo, è responsabile del 90% dei decessi mondiali a causa di funghi velenosi. Il numero di decessi per l’Ammanita phalloide non è chiaro ma in California è coinvolto in 679 casi di peggior avvelenamento tra novembre 2015 e ottobre 2016, secondo il California Poison Control System.
“Sono funghi grandi, belli, deliziosi e mortali, le cui tossine non vengono distrutte dal processo di cottura”, ha scritto l’Associazione Micologica del Nord America, la cui filiale di Bay Area alla fine dell’anno ha allertato i funzionari della California sulla notevole diffusione del velenoso fungo.
Negli ultimi anni, secondo il CDC, lo Stato aveva ricevuto solo poche segnalazioni rispetto ai decessi causati dal fungo. Il CDC non pubblica regolarmente rapporti sugli avvelenamenti da Amanita phalloide e il numero esatto non è disponibile. Ma nel mese di dicembre, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, le persone hanno iniziato a sentirsi male.
Una donna, ed è stato il caso peggiore, ha accettato i funghi da uno sconosciuto che li aveva mangiati in montagna, cucinati e serviti alla famiglia, agli ospiti e alla figlia. Ore dopo, sono subentrati vomito e diarrea ma l’organo che corre seri pericoli è il fegato, che il veleno distrugge in modo silente nell’arco di pochi giorni. La donna, il marito, la sorella, la figlia e un amico sono stati ricoverati in ospedale e sottoposti a idratazione endovenosa che elimina il veleno dall’organismo.
Non sempre, tuttavia, funziona. La sorella della donna ha avuto bisogno di un trapianto di fegato, mentre la bambina ha riportato danni neurologici permanenti. In una relazione federale degli anni ’90, è riportato che in una sola settimana ci furono nove avvelenamenti e due decessi.
I sintomi furono esattamente come quelli descritti da un uomo in Virginia, nel 2011, che li vide nel suo giardino e pensò che fossero “incantevoli”. Dopo averli fritti e gustati, finì al pronto soccorso.